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Immigrazione e democrazia: l'esperienza italiana in una cornice internazionale

l ruolo dei partiti politici e dei mass media nella definizione dell’immigrato come nemico pubblico

Un ruolo fondamentale nella diffusione del razzismo in Italia è stato svolto dalla politica e dai mass media. Infatti, sempre secondo il Rapporto dell’OIL, sarebbero stati proprio alcuni leader politici ad aver favorito la diffusione di xenofobia e razzismo, improntando i loro discorsi ad acuire le divergenze tra autoctoni e immigrati: «la retorica discriminatoria di alcuni leader politici che associano i rom alla criminalità, creando nell’opinione pubblica un clima diffuso di ostilità, antagonismo sociale stigmatizzazione».

Alcuni partiti politici con i suoi leader, hanno fatto della lotta all’immigrazione un’arma efficace per ottenere consensi, riuscendo in questo modo a distogliere l’attenzione dei cittadini da questioni più importanti, come la corruzione politica e la riduzione dei programmi di welfare state.

Attraverso la creazione dell’immaginario dell’immigrato come nemico pubblico, è stata portata avanti una politica di bisogno di sicurezza, basata su campagne allarmistiche che denunciano il pericolo imminente ora di un’invasione, ora di una islamizzazione dell’occidente. La definizione di uno stato di emergenza e di mancanza di sicurezza, ha modificato il concetto stesso di sicurezza, trasformandola in richiesta di maggiori misure di ordine pubblico piuttosto che maggiori garanzie sociali.

I media, da parte loro, hanno ripreso le campagne allarmistiche lanciate dalla politica e le hanno amplificate, diffondendo notizie che mettono in cattiva luce gli immigrati e alimentano l’idea di un’emergenza costante. Hanno contribuito a dare l’idea dell’immigrazione come problema inserendo in un frame di illegalità le notizie che riguardano gli immigrati, insistendo sul connubio immigrato = criminale; ciò ha determinato la creazione di immagini stereotipate contenenti giudizi di valore negativo:

«Questa insistenza tematica si è, per così dire, rappresa, in forme ricorrenti di condensazione, cioè in categorie stereotipiche che riassumono in sé i tratti caratteristici della rappresentazione, riconducendo a un nocciolo rigido di tratti negativi insieme ampi e spesso molto diversificati di soggetti (il vu cumprà, il lavavetri, l’extracomunitario, il clandestino, il fondamentalista islamico, i nomadi, le baby gang)».

Un aspetto molto grave delle procedure utilizzate dai media per parlare di immigrazione è la generalizzazione che i giornalisti sono soliti fare quando si verifica un reato di un immigrato. Il comportamento di un singolo individuo viene esteso a un’intera categoria con la duplice conseguenza di generare una visione negativa di tutto l’insieme e, nello stesso tempo, di crearvi contro una sorta di “panico morale”:

«le icone negative del mito popolare ricordate sopra (vu cumprà etc., ndr) sono costruite e accompagnate da procedure di tematizzazione che “etnicizzano” tutto ciò che è problematico, negativo e minaccioso attraverso differenti strategie di generalizzazione. L’autore di un reato viene invariabilmente nominato, quasi sempre anche nel titolo, attraverso un appellativo di nazionalità o che ne esplicita la condizione di straniero […] Queste tipizzazioni, connesse invariabilmente nel discorso pubblico a fenomeni problematici, attraverso la catena di connotazioni che costituiscono un esempio perfetto di devianza putativa: quando l’esponente politico o il giornalista nominano la categoria […] alludono automaticamente all’universo di comportamenti devianti ad essa
connotativamente associato».

La criminalizzazione delle migrazioni avviene anche in questo modo: enfatizzando la nazionalità dell’aggressore si fa passare l’idea che tutte le persone di quel gruppo siano pericolose e che, quindi, siano necessarie misure contro tutta quella categoria di persone.
Media e politica, dunque, creano un circolo vizioso attraverso il quale l’immigrato diventa oggetto dell’ostilità dei cittadini: la politica lancia l’allarme sulla pericolosità dell’immigrato, i media raccolgono il messaggio, ne amplificano la portata (inserendolo in un contesto di generale illegalità “tipica” di quella categoria di migranti) e lo trasmettono ai cittadini, i quali si sentono minacciati chiedendo a loro volta l’intervento della politica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Immigrazione e democrazia: l'esperienza italiana in una cornice internazionale

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Informazioni tesi

  Autore: Maria D'apice
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università per stranieri di Perugia
  Facoltà: Lingua e Cultura Italiana
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Salvatore Cingari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 231

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