L'esperienza di gruppo e la tossicodipendenza: un'indagine esplorativa all'interno della comunità terapeutica ''Il Calabrone''
L'operatore nelle comunità terapeutiche
Come evidenziato in precedenza, quando le comunità terapeutiche hanno cominciato a svilupparsi non era presente al loro interno un'operatività di tipo professionale: le prime comunità si basavano su contributi volontari o su un'impostazione di auto-aiuto gerarchico in cui le stesse persone tossicodipendenti portavano avanti il programma in base all'anzianità del percorso e alla propria esperienza. Ad oggi gli educatori professionali, spesso accompagnati dalla presenza di psicologi, sono la figura chiave del lavoro nelle comunità terapeutiche ed è possibile affermare che a prescindere dai programmi adottati, la qualità di una comunità dipende dalla qualità dei suoi operatori.
All'interno della comunità, l'educatore sostiene il cambiamento della persona tossicodipendente attraverso le proprie competenze di pianificazione e progettazione di interventi educativi individualizzati. La relazione educatore – utente è da considerarsi come il motore del cambiamento, che vede coinvolti almeno due attori: una persona preparata e competente, che monitora la relazione e il setting in cui essa avviene e un interlocutore che sta vivendo una situazione problematica (Decembrotto, 2015).
La relazione d'aiuto a cui si fa riferimento, non è una relazione di cura che vede l'utente in una condizione passiva e l'operatore come unica risorsa attiva, ma è una relazione dove l'operatore ha cura della persona a partire dalle potenzialità e dalle risorse di quest'ultima; l'obiettivo infatti non è quello di diagnosticare problemi per poter consegnare delle soluzioni ma è quello di valorizzare le risorse della persona anche nelle situazioni più difficili, coinvolgendola direttamente nella ricerca delle modalità di superamento delle difficoltà (Cattarsi, 2006).
È proprio attraverso la relazione d'aiuto che l'operatore faciliterà il processo di assunzione di consapevolezza e di responsabilizzazione utile alla persona per affrontare e risolvere le proprie problematiche, all'interno di una relazione empatica e di comprensione autentica che facilita il cambiamento attraverso l'ausilio delle competenze professionali degli operatori (Simeone, 2014).
Per quanto riguarda le competenze degli educatori, nonostante le differenti definizioni di competenza professionale che possono esistere, ciò verso cui tendere è la mobilizzazione di risorse personali, intellettive, gestuali, tecniche e relazionali coerentemente al contesto e all'utenza di riferimento (Crisafulli, 2018).
Lavorare a stretto contatto con la realtà della tossicodipendenza può risultare faticoso ed essere percepito come molto stressante e frustrante; in letteratura sono molti gli studi che associano alla professione educativa alti tassi di burnout e di turnover, mentre sono pochi gli studi che si sono concentrati sulle esperienze e le testimonianze degli operatori. Un'indagine condotta da Oberleitner e collaboratori (2021), ha offerto un importante contributo esplorando le differenti testimonianze degli operatori di una comunità che si occupa di persone tossicodipendenti in trattamento con metadone.
Ciascuno percepisce la propria esperienza lavorativa in modo differente e questo dipende dal ruolo, dalle motivazioni e dai feedback che si ricevono dagli altri: la percezione dei ruoli lavorativi, dell'ambiente e della struttura di lavoro e le convinzioni su come il professionista e il lavoro vengono visti dall'esterno, contribuiscono a formare l'identità lavorativa, o "sé sul posto di lavoro", di un dipendente.
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Cocchetti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia degli Interventi Clinici nei Contesti Sociali |
Relatore: | Marialuisa Gennari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 155 |
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