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La Balanced Scorecard nella gestione degli Enti Locali alcuni casi a confronto.

L'Italia, è un paese federalista?

Debito pubblico complessivo 30/09/2012: 1995 miliardi di Euro.
Come sappiamo, il bilancio degli Enti Pubblici si basa sulla tassazione e sugli asset; ma il problema del nostro debito pubblico, che rappresenta il 126.3% del rapporto debito/PIL, è dato dagli interessi che incidono sul debito.
Negli ultimi tempi, si è cercato in ogni modo di abbassare lo spread per far sì che l'incidenza degli interessi sia il minore possibile, visto e considerato che il loro ammontare è di 80 miliardi di Euro (pari a 8 manovre finanziarie).

Il rapporto deficit / PIL, come previsto dal trattato di Maastricht dovrebbe essere al 60% mentre, nella realtà è molto più alto.
Per il rapporto debito / PIL, annuale, il valore di 2,7% è in linea a quanto definito dal trattato.

Il debito degli Enti Locali, al 30/09/2012, è di 117 miliardi di Euro, una cifra esigua, perché il comparto incide sul debito pubblico complessivo nella misura del 5,56%.

Tagliare gli apparati, come il processo di accorpamento delle Province, permette di risparmiare qualcosa, ma non incide in maniera significativa.
Il taglio dei diversi costi, è un piccolo passo per la risoluzione di un problema che è molto più grande di quello che appare; inoltre, per il suddetto taglio, bisognerà capire a chi andranno le competenze che spettavano alle Province.

Prendendo in considerazione il parametro di Maastricht del 60%, nel 2010, tutti i Paesi Europei avevano un valore del debito sicuramente maggiore.
L'Italia era ed è molto simile alla Grecia.
Scendendo maggiormente nel dettaglio degli Enti Pubblici locali, nel corso del tempo (periodo dicembre 2002 – 2012), il debito è progressivamente aumentato.

Chi paga il debito dei comuni?

Il cittadino attraverso le imposte e le tasse che puntualmente ogni anno vediamo crescere.

La legge 42 riguardante il federalismo, doveva rappresentare il trasferimento di maggiori competenze agli Enti Locali e, parallelamente, un abbassamento delle imposte a livello statale affinché il cittadino non debba subire una doppia elevata tassazione.
In realtà, le imposte statali sono rimaste sostanzialmente invariate; mentre quelle locali sono progressivamente cresciute.

La riforma del titolo V affidava agli Enti Locali, un'autonomia di spesa e con maggior utilizzo del debito pubblico per gli investimenti.
Il debito è aumentato, ma gli investimenti non si sono visti in termini di efficienza (per sprechi, crisi economica).
Si è creato un federalismo sostanzialmente al contrario.

Prendiamo in considerazione la sanità e la gestione dei rifiuti.

La sanità è stata "regionalizzata" attraverso il decreto 56/2000 con un processo di decentramento
dallo stato verso le regioni.
A oggi, infatti, abbiamo venti modelli regionali diversi che operano in diverso modo.
Fatto 100% il bilancio di una regione, l'80% è rappresentato dalle spese sanitarie.

Queste spese come si finanziano?
La stragrande maggioranza delle risorse proviene dall'IRAP che è un'imposta di carattere statale girata interamente alle regioni.
A questa si aggiunge l'addizionale regionale e i ticket.

Passiamo alla TARSU o TARES, ossia il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, che un'imposta che viene pagata dai cittadini all'amministrazione locale che la utilizza quasi interamente per finanziare il servizio.
È difficile, a oggi, che le Amministrazioni Locali riescono a coprire il costo del servizio con la sola imposta.

Perché?

Perché parte del gettito va alle Province.
Quindi i Comuni hanno solo l'80% del gettito da usare per la raccolta dei rifiuti.

La legislazione del Federalismo fiscale

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione Europea.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.
Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.

La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.
Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato. Possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese di investimento, con la contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che per il complesso degli enti di ciascuna regione sia rispettato l'equilibrio di bilancio. E' esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti dagli stessi contratti. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Balanced Scorecard nella gestione degli Enti Locali alcuni casi a confronto.

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Riva
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università Carlo Cattaneo - LIUC
  Facoltà: Economia
  Corso: Amministrazione e libera professione
  Relatore: Alberto Bubbio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 199

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