Società civile, libertà e identità religiosa in Spagna, Olanda e Turchia: tre modelli di fronte ai nuovi fenomeni globali

Il Partito della giustizia e dello sviluppo di Recep Tayyip Erdoğan rappresenta, dal 2002, la maggiore novità nel quadro politico e religioso turco. L'Akp presenta un programma in cui la “sharia” è indicata come orizzonte ideale piuttosto che come insieme di precetti fissi e immutabili ed in cui la politica estera è saldamente ancorata all'alleanza statunitense ed alla richiesta di ingresso nell'Unione Europea. L'Akp distingue il secolarismo della Costituzione turca dal giacobinismo, dichiarando di accettare il secolarismo, se questo significa separazione dello Stato dalla religione e di ripudiare il giacobinismo, definendolo, invece, come ingresso aggressivo dello Stato nella sfera della religione per lottare contro le istituzioni confessionali e limitare la libertà religiosa. L'Akp costituisce un interessante esperimento di movimento radicato nell'islam politico, turco e di ispirazione sufi, che, tuttavia, si presenta come democratico, economicamente liberista e filooccidentale.

Le elezioni si tennero il 3 novembre 2002 ed i risultati furono straordinari per l'Akp. Il partito di Erdoğan ottenne più del 34% dei seggi e conquistò la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale. Si trattava di un terremoto politico ed aveva diverse cause. In questo senso, la figura di Erdoğan rivestì un'importanza cruciale, poiché egli non era soltanto un leader carismatico con un'origine proletaria che attirava le masse, ma si era dimostrato un valido e popolare sindaco dell'area metropolitana di Istanbul, negli anni tra il 1994 ed il 1998. In particolare, i turchi votarono Erdoğan perchè credevano che potesse mettere fine a povertà e corruzione, non perchè volessero uno Stato islamico.

In primo luogo, tale successo ha determinato un clima di acceso confronto, in Turchia, tra le forze filo-islamiche sostenitrici del governo e quelle laiche formate dai militari, da alcuni partiti di opposizione e da gruppi della società civile. A partire dal 2002, pertanto, la vita politica del Paese risulta essere estremamente polarizzata, con una costante tensione fra i due campi e frequenti timori di un intervento militare, in particolare, sul finire della prima legislatura, quando l'Akp elesse l'islamico Abdullah Gül alla presidenza della repubblica. Il governo guidato da Erdoğan, inizialmente, si impegnò in un ambizioso programma di riforme tese, in primo luogo, ad adeguare la Turchia agli standard richiesti per l'adesione all'Unione Europea. Le riforme riguardavano numerosi settori della società e della politica turca, dall'economia, allo stato delle minoranze, alla questione cipriota, al ruolo dell'esercito nella politica turca.