Finanziare l'imprenditorialità in Europa: il Venture capital come motore di crescita ed innovazione
L'innovazione ed il ruolo del Venture capital
Alla fine della seconda guerra mondiale (1946), un senatore Americano Ralph Flanders dichiarò che la prosperità degli Stati Uniti negli anni futuri sarebbe dipesa in larga misura dalla disponibilità di supporto finanziario a favore di quella piccola percentuale di idee con grande potenziale in termini di produttività e di crescita occupazionale, consentendo un miglioramento delle condizioni di vita degli americani. Il tema della crescita e dell'innovazione è oggi più che mai al centro del dibattito tra le istituzioni soprattutto in Europa, poiché questa è l'unica arma a disposizione per far fronte ai recenti squilibri economici generati in gran parte dai dubbi circa la sostenibilità della finanza pubblica.
Durante il 2010, una delle fasi più acute della crisi è facile constatare, come i Paesi che hanno investito più degli altri in ricerca e sviluppo, hanno affrontato in maniera adeguata questo periodo di difficoltà, riuscendo a limitare i danni generati dalla crisi e avendo a disposizione gli strumenti necessari per guidare una successiva fase di ripresa. Quindi in primo luogo mi soffermo sulle relazioni tra innovazione e crescita economica. L'innovazione è fonte di molteplici rischi che possono coinvolgere la fase di finanziamento fino alle attività più legate alla gestione operativa. I rischi sono generati dal fatto che l'attività d'innovazione comporta l'adozione di un nuovo prodotto o processo distante dall'iniziale tecnologia dell'impresa. Metrick nel 2007 ha identificato tre tipologie di rischi legati all'innovazione. In primo luogo definiamo il rischio tecnologico come, l'incertezza in merito al successo dell'invenzione, poi definiamo il rischio commerciale legato ai rischi di mercato e alla percezione dei consumatori riguardo i nuovi prodotti e processi introdotti ed infine il rischio competitivo legato al comportamento della concorrenza rispetto ai nuovi prodotti. Misurare l'innovazione tecnologica risulta un compito molto arduo, per questo ciò andrebbe fatto osservando il problema secondo varie prospettive, una possibilità è quella di concentrarsi sulla produzione di brevetti da parte di imprese in settori innovativi. Uno dei primi settori innovativi con maggiori potenzialità di crescita negli Stati Uniti che ha tratto grande beneficio dall'industria del venture capital, è stato quello dei software. A partire dagli anni sessanta, la disponibilità di venture capital infatti ha contribuito al rapido andamento delle innovazioni e alla struttura frammentata dell'industria dei programmi per computer. La crescente importanza di questo settore, fu riconosciuta negli anni sessanta dall'ufficio posto a tutela del diritto d'autore il quale consentì la registrazione di brevetti da parte dell'industria dei software. Successivamente però la registrazione di patent in questa industria è diventata una questione controversa a causa degli eccessivi costi e la frequenza di litigi tra le imprese del settore, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa ed in Giappone. E' bene chiedersi quanto la produzione di brevetti contribuisca all'innovazione e di conseguenza alla crescita delle imprese che li generano, e se questo avviene allora possiamo analizzare in seguito l'impatto che il VC ha nella generazione di questi. In primo luogo i brevetti potrebbero avere un valore per le start-up poiché questi contribuiscono ad attirare capitali su di esse andando a garantire il valore degli investimenti in ricerca e sviluppo effettuati in precedenza ed una sostenibile differenziazione dai concorrenti. Per approfondire questo tema prendo come riferimento un paper pubblicato nel 2006 da Mann e Sager i quali analizzano tramite un metodo quantitativo il ruolo dei patents per un campione di software firm in due precise fasi di vita: pre-revenue e later stage. I risultati forniscono considerevoli informazioni. Si rileva infatti
che la correlazione tra patenting e performance è consistente con l'idea secondo la quale, l'abilità delle nuove imprese di utilizzare i brevetti consente a queste di appropriarsi del valore dell'innovazione prodotta. Al tempo stesso però questo effetto si manifesta in modo differente all'interno di diversi comparti industriali. I dati suggeriscono che la costituzione di nuovi brevetti è una attività di routine e non un attività strategica. Nella fase pre-revenue l'attività di patenting risulta irrilevante per la crescita della nuova impresa, questa però diventa importante per raggiungere le fasi del ciclo di vita successive.
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Informazioni tesi
Autore: | Pietro Favale |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano |
Facoltà: | Economia e Finanza |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Claudio Zara |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 39 |
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