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Uno sguardo oltre le sbarre: l'infermiere e la gestione della tossicodipendenza

L'infermiere in carcere

In generale, l'infermiere è l'unica figura professionale che, occupandosi di assistenza, quotidianamente entra in contatto con il detenuto; ciò comporta la perdita della multidisciplinarietà necessaria per la valutazione dell'assistito a 360°. A questo va aggiunto che l'infermiere viene sempre accompagnato da un agente della polizia penitenziaria, di conseguenza si viene a perdere la riservatezza che normalmente è la base per costruire una relazione d'aiuto.

Non meno importante è il rischio che corre tutti i giorni l'infermiere nello svolgimento del loro lavoro; non sempre l'assistito è una persona tranquilla con il quale è possibile effettuare un percorso assistenziale senza problemi: spesso l'infermiere è minacciato dal detenuto con lo scopo di ricevere farmaci non prescritti; la somministrazione stessa è una procedura che richiede molta più attenzione rispetto agli altri ambienti lavorativi dal momento che gli aghi possono rappresentare un'arma.

È fondamentale avere una preparazione adeguata nell'affrontare un contesto lavorativo come quello che vi è all'interno dei penitenziari, per salvaguardare se stessi e soprattutto, cosa più difficile, per erogare un'assistenza sanitaria, e in particolare infermieristica, adeguata. Da questo punto di vista sono insufficienti gli strumenti per realizzare una formazione adatta.

La letteratura riguardo il lavoro dell'infermiere in carcere è davvero scarsa e risale soprattutto ai periodi in cui sono entrate in vigore delle riforme in ambito penitenziario, che hanno suscitato l'interesse e le polemiche. La maggior parte di queste informazioni riguardano le difficoltà tecniche incontrate e le problematiche relative all'impiego, niente a che vedere con l'assistenza infermieristica di per sé.

Svariati testi parlano dell'opportunità lavorativa che rappresentano i penitenziari, delle differenze che vi sono con gli altri ambiti e degli ostacoli che gli infermieri incontrano in questo contesto. Sono rari, se non inesistenti, gli studi che si propongono di ricercare le criticità dell'assistenza negli istituti di pena e di stilare degli obiettivi da raggiungere per il miglioramento non solo dell'assistenza, ma anche della salute della popolazione detenuta.

La figura dell'infermiere ha l'importantissimo compito di creare un rapporto con il soggetto privato della libertà, il quale non sempre si mostra fiducioso e disponibile. Infatti si è visto come nello studio condotto nel penitenziario di Vicenza, le informazioni fornite, le attività di counseling e in generale l'educazione sanitaria siano state importanti per il raggiungimento di un'alta quota di partecipazione al progetto.

Infatti, non è una novità che una buona relazione e comunicazione stiano alla base della terapia e che addirittura rappresentino una prima fase della stessa. Si è parlato tanto anche di studi e di ricerche i cui risultati evidenziavano come un buon approccio con il paziente e quindi un coinvolgimento attivo di questo nel processo di cura portava a risultati terapeutici migliori.

Le caratteristiche dell'assistenza infermieristica sono invariate a prescindere dal contesto lavorativo; tuttavia possiamo immaginare la formazione infermieristica come una torta a due piani: al primo piano abbiamo una base identica per tutte le occasioni, mentre al secondo piano ci sono delle differenze sostanziali che si distinguono in base al contesto. Ecco il secondo piano della nostra torta non è altro che l'assistenza specializzata, sorretta da quella di base; infatti, quest'ultima da sola non è in grado di rispondere ai bisogni in maniera completa ed esaustiva, ma necessita di ulteriori conoscenze, diverse in base al contesto lavorativo. È per questa ragione che per un professionista la formazione è continua e non si ferma alle prime tappe. La stessa cosa dovrebbe avvenire per lavorare in un contesto come questo, anche se così non è.

In campo penitenziario, l'educazione del paziente circa la sua patologia, il trattamento e le complicanze, è fondamentale come in qualsiasi altro contesto. In particolare, il detenuto si dimostra più reticente verso qualsiasi tipo di trattamento, quindi la conoscenza del suo stato di salute è il primo passo per promuovere quest'ultima. Con l'apprendimento, non si fa altro che motivare il detenuto al cambiamento, optando per stili di vita più sani, o nel caso della tossicodipendenza, a intraprendere un percorso di disintossicazione. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Uno sguardo oltre le sbarre: l'infermiere e la gestione della tossicodipendenza

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Immacolata Spanò
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Giuseppe Casile
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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