Nuove tecnologie e processi di insegnamento-apprendimento: quali opportunità per i docenti?
L'importanza della programmazione in team, con particolare riferimento alla pandemia COVID-19
Con il termine "programmazione didattica" si vuole sottolineare principalmente l'intenzionalità della didattica, finalizzata a definire obiettivi, metodi, contenuti, strumenti, spazi, tempi e metodi di valutazione, stabiliti e condivisi attraverso il lavoro collegiale tra docenti, in cui si delineano obiettivi e traguardi che gli alunni dovranno raggiungere alla fine di un determinato ciclo di istruzione (Vannini, 2009).
La programmazione è caratterizzata dall'intenzionalità, ovvero il pensare a priori la didattica scolastica, dalla sistematicità delle azioni formative per monitorare se i risultati raggiunti corrispondono a quelli predefiniti, e infine da componenti cicliche e dinamiche, che evidenziano la possibilità di continua modifica del percorso in base ai bisogni formativi dei bambini (Capperucci, 2016).
Negli anni '70 in Italia, sotto la spinta dei dibattiti normativi e legislativi che si stavano svolgendo in ambito internazionale, sono stati emanati una serie di decreti legge che hanno definito la pratica della programmazione di tutti i livelli scolastici: in particolare, con il DPR 416/1974, si sono stabiliti gli organi collegiali dei vari ordini di scuola, tra cui il collegio dei docenti e il consiglio di interclasse/intersezione, in cui il docente è diventato professionista che agisce secondo riflessione, ricerca, sperimentazione (Vannini, 2009).
Bonazza, Pasetti e Severoni (2014) hanno condotto un indagine nelle scuole primarie di Bologna, volta ad individuare il modello di programmazione, i metodi e le strategie più diffusi tra i docenti: da un bilancio sommario sulle metodologie didattiche utilizzate, emerge un dato che desta preoccupazione riguardo l'utilizzo delle nuove tecnologie, in cui esse risultano molto lontane dalle aule e, se presenti, sono intese come supporto e non come ambiente di apprendimento. Sarebbe interessante condurre la stessa indagine dopo l'avvento della pandemia Covid-19, che ha posto la nostra nazione, come altre, in una situazione di emergenza sanitaria, portando con sè un cambiamento radicale nell'organizzazione scolastica. Dopo l'annuncio di un lockdown generalizzato, e quindi con la conseguente chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, l'unico mezzo di comunicazione con studenti e famiglie, a supporto della scuola, sono state le tecnologie. Come afferma Alessandro Soriani nel dossier "Infanzia, famiglie, servizi educativi e scolastici nel Covid-19":
« […] se prima del lock-down, le TICE (tecnologie dell'informazione, della comunicazione e dell'educazione), erano considerate uno strumento di supporto alla didattica e dalla progettazione e un modo per rinforzare la comunicazione con studenti e genitori, nel post Covid-19 non solo sono diventate l'unico medium per una didattica a distanza ma anche l'unico strumento attraverso il quale è possibile un'interazione con alunni e famiglie.» (p. 32).
La nuova sfida della scuola si configura in una rimodulazione della pratica scolastica, non più in presenza, ma mediata da piattaforme e-learning, da posta elettronica, piattaforme per la condivisione di materiale didattico: inizia la DaD (didattica a distanza). Questa nuova modalità di "fare scuola" porta con sé problematiche legate alla difficoltà di possedere sufficienti dispositivi che permettano a tutti i membri della famiglia di accedere ad una rete internet, ma anche alla carenza di competenze digitali dei genitori, e quindi la derivante difficoltà di monitorare o supportare i propri figli, soprattutto i più piccoli, nella didattica (Soriani, 2020).
Per quanto riguarda gli insegnanti, il DPCM dell'8 Marzo 2020 fornisce una linea operativa, il quale suggerisce di riesaminare la progettazione scolastica definita ad inizio anno, con lo scopo di rimodulare e semplificare gli obiettivi formativi a causa dell'emergenza sanitaria e della nuova modalità di erogazione della didattica. Gli insegnanti si sono ritrovati a dover riorganizzare la propria professionalità in un arco di tempo molto ristretto, in cui occorreva costruire un'attenta progettazione didattica che non confondesse il mezzo con il metodo.
In ben poco tempo i docenti italiani si sono ritrovati un carico di lavoro notevolmente moltiplicato, sia per il tempo da dedicare alle risposte dei propri alunni, che spesso hanno contattato i propri maestri a qualsiasi ora del giorno, sia per il tempo da impiegare per la preparazione di materiale e per il caricamento di esso nelle piattaforme per l'archiviazione, a disposizione degli studenti. A fronte di ciò, la domanda che sorge spontanea è una: gli insegnanti, davanti a questa inaspettata ondata di novità e di ridimensionamento della propria pratica didattica, dove e come possono trovare un valido aiuto?
Sicuramente, la capacità di cooperare tra docenti e l'attitudine a instaurare relazioni interpersonali positive sono due elementi che, anche nella scuola in presenza, permettono all'insegnante di ricevere un aiuto nel momento in cui si ritrova a prendere importanti decisioni, consentendo loro di confrontarsi per riadattare eventualmente le proprie modalità d'insegnamento e, per i colleghi meno esperti, offrendo una possibilità di sentirsi supportati da quelli più esperti in una scambio di opinioni reciproco (Pino, 2017). La collaborazione tra docenti, nello scenario della DaD, rappresenta un aspetto irrinunciabile da cui far partire l'azione didattica, poiché la progettazione, soprattutto di classi parallele, permette la costruzione ragionata e guidata del nuovo percorso didattico da affrontare. [...]
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Nuove tecnologie e processi di insegnamento-apprendimento: quali opportunità per i docenti?
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Informazioni tesi
Autore: | Angelica Franchini |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze della Formazione Primaria |
Relatore: | Luca Ferrrai |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 163 |
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