Le teorie della migrazione: un'applicazione alla migrazione cinese in Italia
L'impatto dell'immigrazione sul mercato del lavoro
L'ingresso degli immigrati in un particolare mercato del lavoro dovrebbe abbassare il salario dei lavoratori concorrenti residenti (ovvero quei lavoratori in possesso delle stesse competenze degli immigrati) e accrescere il salario dei lavoratori complementari (coloro in possesso di qualifiche che aumentano di valore a causa dell'immigrazione). Per esempio, un flusso di lavoratori stranieri in una particolare località riduce le opportunità per i lavoratori lì residenti: tutti i lavoratori ora affrontano una competizione libera nel mercato del lavoro. Ma, allo stesso tempo, gli individui maggiormente qualificati possono trarre vantaggio da questa situazione. Si troveranno a pagar meno per i servizi dei lavoratori meno qualificati, come, ad esempio, dipingere le pareti o falciare il prato, e i datori di lavoro residenti possono assumere gli immigrati e specializzarsi nella produzione di beni e servizi più consoni alle loro capacità. In molti paesi ospitanti, gli immigrati si raggruppano in determinate aree geografiche piuttosto che in altre. Molti studi empirici (Card, 1990; Altonji and Card, 1991) valutano questi risultati per confrontare l'impatto dell'immigrazione sulle condizioni del mercato di lavoro nelle cosiddette “città di migranti" con le condizioni dei mercati del lavoro delle città non toccate dall'immigrazione.
Questi studi di solito collegano dati relativi ai lavoratori residenti e li pongono in relazione ai dati sull'immigrazione. Tale testimonianza è spesso interpretata come indicativa del fatto che l'immigrazione ha un impatto lieve sulle opportunità di lavoro dei residenti. La prospettiva di breve periodo che compone questo tipo di ricerca può essere molto fuorviante. Altre volte, coloro che sono nati e vivono in città di immigrati -così come quelli che vivono in altre città -risponderanno probabilmente all'ingresso degli immigrati, e tutti avranno incentivo a modificare il proprio comportamento per adattarsi ed eventualmente avvantaggiarsi del nuovo scenario economico. Per esempio, le aziende appartenenti alla popolazione locale, vedendo la città “invasa" da lavoratori immigrati meno qualificati, tenderanno a pagare salari minori ai lavoratori. I datori di lavoro vorranno destinare nuovi assunti verso le sedi delle proprie imprese localizzate nelle zone di recente immigrazione, e gli imprenditori che vorranno intraprendere nuove iniziative economiche preferiranno le aree dove si trovano comunità di immigrati. Le opportunità di lavoro nelle aree interessate da fenomeni di immigrazione aiutano ad ammortizzare gli effetti avversi dell'immigrazione sul salario dei lavoratori locali con cui entrano in competizione.
In aggiunta, i lavoratori che vivono in zone non direttamente oggetto di immigrazione potrebbero considerare di spostarsi in quelle città prima che gli immigrati vi arrivino, per trovarsi poi di fronte alla necessità di spostarsi nuovamente. E anche alcuni lavoratori che sono nati in loco troveranno conveniente cercare migliori alternative altrove. La migrazione interna di lavoratori nativi e di imprese all'interno del paese ospitante, in effetti, può portare a termine ciò che il flusso migratorio, con la sua tendenza a raggrupparsi in un ristretto numero di località di entrata, non fa: una redistribuzione dei lavoratori in eccesso nell'intera nazione, piuttosto che semplicemente in un numero limitato di località. Poiché le condizioni del mercato del lavoro locale potrebbero non fornire informazioni valide sull'impatto economico dell'immigrazione, alcuni studi hanno tentato di misurare l'impatto al livello del mercato nazionale. L'"approccio del fattore di proporzioni" (Borjas, Freeman, and Katz, 1997) mette a confronto l'offerta di lavoro attuale nei paesi ospitanti, suddividendo i lavoratori in gruppi di competenze simili, con quella che si verificherebbe in assenza di immigrazione, quindi utilizza informazioni esterne dell'elasticità della domanda per calcolarne le conseguenze. Supponiamo, ad esempio, che in assenza di immigrazione ci sia un lavoratore non qualificato per ogni lavoratore qualificato. L'immigrazione potrebbe cambiare questo rapporto proporzionale così che ci sarebbero due lavoratori non qualificati per ogni lavoratore qualificato. Durante gli anni '80 e '90, il flusso verso gli Stati Uniti era costituito da immigrati relativamente poco qualificati. L'approccio del fattore di proporzioni implica che l'immigrazione ebbe un considerevole impatto avverso per i salari relativi dei lavoratori locali appartenenti alla parte più bassa della distribuzione delle capacità. L'approccio del fattore di proporzioni, presenta però una rilevante lacuna: non stima l'impatto dell'immigrazione sul mercato del lavoro osservando direttamente come questo shock influisca su alcuni lavoratori e non su altri, ma piuttosto, tale l'approccio simula l'impatto dell'immigrazione a livello nazionale. Per date elasticità del mercato del lavoro, l'approccio del fattore di proporzioni predice meccanicamente le relative conseguenze sulle variazioni d'offerta. I risultati, per concludere, sono sensibili alle assunzioni fatte sul valore dell'elasticità che collega la variazione dei salari alla variazione di offerte di lavoro relativa.
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Le teorie della migrazione: un'applicazione alla migrazione cinese in Italia
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Maria Cavallaro |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze economiche |
Relatore: | Tiziana Cuccia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 55 |
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