La Professione Notarile nell'opera di Antonio Pacini (1774)
L'evoluzione della figura del notarius
L'epoca medioevale, per quanto riguarda la nobile figura del notaio, ci appare come l'età in cui questa figura compie il suo maggiore sviluppo.
All'inizio del suddetto periodo il documento notarile di riferimento erano ancora le chiarate longobarde.
I rogatari di queste di designavano in vari modi, quasi tutti riconducibili a due classi: gli ecclesiastici ed i notarii.
Per indicare tutti questi ordini, il legislatore longobardo impiegava la locuzione di origine romana "scriba publicus".
Nell'ultimo periodo del regno longobardo, grande rilievo viene dato nell'editto di Rachis del 746 ad una particolare categoria di scrivani, riconosciuti dallo stato, i publici notarii.
Nella successiva epoca Carolingia, in particolare grazie all'influsso esercitato dal sovrano Carlo Magno, costoro acquisirono un potere crescente, a tal punto che si stabilì che essi operassero presso ogni vescovo, conte e abate, che i publici notarii fossero nominati dai messi imperiali e che solo loro avessero il potere di emanare con validità testamenti e atti negoziali.
Quest'imposizione fece si che i notai crebbero in maniera esponenziale nei secoli IX e X, venendo designati come notai imperiali o notai del Sacro Palazzo: costoro erano insigniti dai conti palatini,dotati dell'autorità della nomina. Parallelamente ai notai imperiali, vi era una classe di notai ecclesiastici, la cui nomina spettava al Papa ed ai vescovi; in questo periodo la qualità dell'ars notariae ricevette uno straordinario beneficio dal recupero dell'insegnamento scientifico del diritto romano.
Illustri maestri come il giurista bolognese Irnerio e Guarnerio, il fondatore della scuola dei glossatori, innovarono la materia con la stesura di formulari notarili, disciplinati dal diritto romano, che sostituissero quelli più antichi di origine alto medievale.
Tale prestigioso rinnovamento portò alla formazione di numerose scuole notarili; la più prestigiosa fu indubbiamente la scuola pavese, un tempo sede del Palatium e in seguito di una autorevole scuola di diritto.
A seguito della decadenza della qualità di capitale da parte di Pavia, i notai maggiormente legati al potere regio, dal quale, appunto, derivava l'investitura della carica notarile, si dispersero nell'Italia settentrionale, portando così alla nascita delle diverse correnti di notai "sacrii palatii".
Una svolta avvenne ad opera dei comuni di Bologna, Ferrara e Modena con l'istituzione nel XIV secolo dei registri comunali, definiti memoriali, nei quali il notaio aveva l'obbligo di trascrivere le loro "imbreviature".
Tale termine designa la minuta notarile contenuta nel protocollo ed elencante soltanto gli elementi essenziali di un negozio giuridico. Tale misura si rese necessaria al fine di evitare modificazioni degli elementi originali e smarrimenti sospetti da parte dei notai o dei contraenti.
Da qui il passo fu breve all'istituzione di archivi pubblici (nel XV sec. a Napoli, nel XVI sec. nei comuni toscani), al fine di conservare gli atti nei notai deceduti.
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La Professione Notarile nell'opera di Antonio Pacini (1774)
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Casati |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Angela Prof.ssa Santangelo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 181 |
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