Dal mito dell'androgino all'identità femminile
L'età forte di Simone de Beauvoir
Simone de Beauvoir non è solo una donna che rivendica indipendenza e diritti, è anche una donna innamorata. E quest’aspetto, raccontato da lei con coinvolgimento nei suoi libri autobiografici, ha catturato la mia attenzione. Viene da chiedersi come sappia rapportarsi, e soprattutto legarsi, ad un uomo, una donna che sembra voler sradicare alla base l’abitudine di relegare la donna all’unico compito di moglie e madre, compagna premurosa e attenta. Simone vuole di più per le donne, cerca quell’indipendenza che oggi diamo ormai per assodata (a torto o a ragione?), e allora come può viver l’amore, la dipendenza (in senso positivo) che essa comporta?
Nelle sue pagine Simone appare una donna come tante: certo ha un compagno non comune, Sartre, una vita ricca di incontri ed esperienze, letture e viaggi, ma ha anche le debolezze, le perplessità, i dubbi e le paure di qualsiasi donna innamorata. Così nel racconto diventa una di noi, una fra tante, che può far riflettere e aiutare a mettersi in discussione, mettere in discussione il rapporto con l’altro, come lei farà più volte nel corso della sua vita.
Stupisce il fatto che una donna tanto indipendente, una donna che cercava in tutto e per tutto la parità con gli uomini, in realtà sia stata a più riprese la parte debole del rapporto. Una donna che non sa più stare senza il suo uomo e che soffre di gelosia, soffre quando il suo lui deve partire per la guerra, soffre perché si accorge che sta perdendo di vista se stessa per andare verso di lui. Simone scrive: «quando avevo conosciuto Sartre, avevo creduto di aver raggiunto tutto; accanto a lui non avrei potuto mancare di realizzarmi; adesso mi dicevo che riporre la propria salvezza su qualcuno che non sia noi stessi è il più sicuro mezzo di correre alla propria perdita» *.
Il suo viaggio così ritorna sempre verso se stessa, perché ognuno deve seguire la sua strada (e in questo la Irigaray sarebbe d’accordo), senza tralasciarla per annullarsi nell’altro.
«Un solo scopo ci animava: abbracciare tutto, e dar conto di tutto; questo c’imponeva di seguire, a volte, strade diverse, senza sottrarre né all’uno né all’altro la più piccola delle nostre scoperte […]» *.
È evidente nel passo che segue come sia difficile trovare la giusta distanza tra sé e l’altro, distanza che poeti e scrittori da sempre provano a limitare, perché la fusione con un altro diverso da noi inizia fin da piccoli, nel rapporto con i genitori; si tratta di un percorso che ogni persona è portata ad affrontare, più volte, nella propria vita. Ammettendo i propri fallimenti, cambiando direzione, ponendosi domande che forse non hanno risposta, o forse ce l’hanno ma non è univoca e universale, perchè fa parte di quell’equilibrio che ciascuna coppia deve saper trovare. Dopo aver scoperto la propria delimitazione, bisogna cercare i limiti anche nel rapporto con l’altro: sono entrambi cammini lunghi e faticosi, in cui sembra di ricominciare, in qualche modo, sempre daccapo, eppure sono percorsi ineludibili.
Simone parla con franchezza e al contempo con grande semplicità, ponendosi domande di senso alle quali è difficile dare una risposta, come sempre quando si ha a che fare con domande esistenziali:
«[…] fui portata a rivedere alcuni dei postulati che fino allora avevo dato per scontati; mi confessai ch’era stato un abuso confondere un’altra persona e me stessa sotto l’equivoco di questa parola troppo comoda: noi. C’erano esperienze che ciascuno viveva per conto proprio […]. Baravo, quando dicevo: “Facciamo una persona sola”. Tra due individui, l’armonia non esiste mai per definizione, dev’essere conquistata continuamente. Questo ero prontissima ad ammetterlo. Ma c’era un’altra questione più angosciosa: qual era l’essenza di questa conquista?»*.
*(Le citazioni sono da: S. de Beauvoir, L’età forte, Einaudi, Torino 2006)
Questo brano è tratto dalla tesi:
Dal mito dell'androgino all'identità femminile
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Patacci |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | scienze dell'educazione |
Relatore: | Daniela Iannotta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 54 |
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