Sviluppo sostenibile e Agenda 2030: strategia nazionale e implementazioni locali
L'esperienza italiana: dal PIL, al BES, allo sviluppo sostenibile in Costituzione
L'Italia è sempre stata una delle nazioni più attive, anche a livello mondiale, riguardo alla quantificazione della sostenibilità. Partiamo a questo proposito da un'importante iniziativa, promossa a partire dal 1995 nel nostro paese da una ricerca congiunta del WWF Italia e della Fondazione ENI Enrico Mattei: partendo dal già discusso "Genuine Progress Indicator" (GPI, cap. 1.4) venne ideata una "Ricostruzione dell'Indice di Benessere Economico e Sostenibile" (RIBES), presentato in una Convention del WWF Italia nel 1996 a Roma, assieme al primo calcolo dell'impronta ecologica italiana, successivamente pubblicato nell'edizione italiana del volume "L'impronta ecologica" di Wackernagel e Rees.
In seguito, le ricerche presentate a fine anni 2000 fecero emergere che ricchezza e benessere italiani fossero parzialmente sovrastimati, con uno scostamento RIBES/PIL divenuto significativo a partire dagli anni Settanta.
Da quell'input si sono originate tutta una serie di iniziative, anche legislative, che hanno condotto alla misurazione del benessere e all'introduzione di sviluppo sostenibile e contabilità ambientale nello scenario nazionale. È stato definito l'indice BES (Benessere Equo e sostenibile) da parte di ISTAT e CNEL, per valutare il progresso congiuntamente dal punto di vista economico, sociale e ambientale, attraverso una misurazione di disuguaglianza e sostenibilità. Il BES è costituito da 12 dimensioni declinate in 129 indicatori (Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi). Esso è entrato nel Bilancio dello Stato a luglio 2016, con la legge n°163/2016, mentre i suoi indicatori vengono presentati ogni anno in allegato al DEF (Documento di programmazione economica finanziaria).
Per quanto riguarda l'introduzione dello sviluppo sostenibile nell'ordinamento italiano e il perseguimento degli obiettivi dell'Agenda 2030, la Direttiva del Consiglio dei Ministri del 16/3/2018 ha apportato gli indirizzi italiani per l'attuazione dell'Agenda 2030. Lo stesso principio di sviluppo sostenibile è peraltro già sancito nell'ordinamento nazionale (art 3-quater, Dlgs. 152/2006, Testo Unico Ambientale), di cui si riporta solamente un passaggio: "Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo economicamente sostenibile, al fine di garantire all'uomo che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future". Viene sancito nello stesso Testo Unico che l'attività della pubblica amministrazione debba essere finalizzata allo sviluppo sostenibile, il quale dev'essere un principio di prioritaria considerazione in ogni scelta comparativa di interessi pubblici e privati. Inoltre, esistono altri decreti legislativi o ministeriali che riportano l'importanza del principio di sviluppo sostenibile (si pensi al Decreto MATTM del 22/01/2014 riguardo all'utilizzo di pesticidi), come la Delibera CIPE (ora CIPESS) del 22/12/17, sull'Approvazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile di cui si tratterà in seguito. [...]
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Sviluppo sostenibile e Agenda 2030: strategia nazionale e implementazioni locali
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Informazioni tesi
Autore: | Paolo Alberto Bertolotto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università Telematica "Universitas Mercatorum" |
Facoltà: | Economia |
Corso: | LM-77 |
Relatore: | Giovanni Cannata |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 118 |
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