Il potere politico dei social media: Analisi comparata dell'influenza dei social network nelle rivoluzioni in Algeria, Tunisia, Egitto e Libia.
L'Egitto liberato dai giovani
Secondo Ahmed Gharbeia, ideatore del primo blog egiziano contrario al regime di Mubarak, il ciberspazio è di fondamentale utilità al fine di condividere idee, motti e messaggi politici, ma lo è ancor di più il rapporto che vi è tra questo e la società civile nel suo intero.
E' per questo motivo che i giovani blogger egiziani hanno deciso di creare un “evento Facebook” allo scopo di invitare la popolazione tutta a partecipare ad una manifestazione di piazza prevista per il 25 gennaio 2011.
Gharbeia, nella sua intervista, afferma: “La sfera virtuale non ci ha aiutati solo a organizzare l’evento. Ancora prima ci ha messo in contatto, ha fatto capire ad ognuno di noi che non eravamo soli, che c’erano altri attivisti dietro l’angolo pronti a scendere in piazza per criticare il regime. Senza avere questa certezza, ognuno avrebbe pensato di essere solo, non avrebbe avuto il coraggio di agire”.
Ma come nasce un movimento sociale partendo da un'embrionale discussione incanalata su un social network?
La risposta ci può essere data riassumendo brevemente quello che è accaduto in Egitto dal 2005 ad oggi.
Secondo quanto riportato dall'attivista nel 2005 “si creò un movimento, un cartello di partiti e gruppi di opposizione che avevano più o meno le stesse rivendicazioni di oggi”, un movimento extraparlamentare il cui nome era Kifaya che in arabo vuol dire Basta!
E' in questo momento che, secondo Ahmed Gharbeia, nasce quello che poi sarà il legame tra blogger e società civile, affinità che porterà alla rivoluzione.
Data la pesante censura imposta dal regime fu compito dei blogger documentare con video ed immagini tutti i soprusi che quotidianamente un cittadino egiziano era costretto a subire per poi renderli pubblici sulla rete diffondendo così le motivazioni che portavano i membri di Kifaya a lottare contro il regime.
Purtroppo Kifaya fallì a causa dello “stato d'emergenza” in vigore in Egitto. Infatti, "bastano cinque persone per strada per fare intervenire la polizia. Questo, come la violenza della polizia, ha a lungo spaventato la gente."
Sam Tadros nella sua intervista ad uno studente egiziano pubblicata su Limes on-line del 4 febbraio 2011 narra che: “la manifestazione di massa del 25 gennaio [2011] era stata organizzata da due settimane su internet. Gli osservatori avevano sminuito il tutto parlando dell'ennesimo caso di ‘attivismo virtuale’ che non avrebbe risolto nulla. In passato appelli simili avevano portato in piazza i soliti volti noti: poche centinaia di persone”.
Secondo l'attivista in piazza vi era meno gente rispetto ad altri tipi di mobilitazione precedenti quali quelle contro la guerra in Iraq.
La differenza si è avuta quando vennero pubblicati su Youtube, a distanza di qualche minuto, i video della manifestazione in corso, scene che raggiunsero ed interessarono anche chi sino ad allora aveva mantenuto una filosofia di vita completamente apolitica, ma la cosa più straordinaria fu che “non c'erano più di 500 persone nella piazza di prima mattina, ma un leader dell'opposizione scriveva su Twitter che ne stava guidando 100mila. E veniva creduto”. Così, chi leggeva i post su Facebook e guardava i video che quasi in tempo reale viaggiavano per la rete, un po' per spirito di solidarietà verso il movimento, un po' perché reso più sicuro dalla fittizia presenza di migliaia di manifestanti, decideva di prender parte alla mobilitazione.
Tadros riporta che “le manifestazioni sono continuate il giorno seguente, e la gente ha promesso di tornare in piazza venerdì 28 gennaio dopo la preghiera. A quel punto il regime è entrato nel panico. Semplicemente, non ci stava capendo nulla. Immaginate i consiglieri che spiegano a Mubarak, 83 anni, cos'è Twitter.”
A quel punto il governo egiziano ha iniziato a preoccuparsi, la prima misura di sicurezza presa fu oscurare Internet, ma, durante il black-out informatico, Google dava comunque la possibilità di inviare messaggi via Twitter utilizzando i vecchi modem analogici dial-up tramite numeri di telefono fisso europei, e questo ha favorito la nascita di gruppi Facebook all'estero con il compito di documentare in tempo reale tutto quello che stava accadendo nella capitale egiziana.
Lo studente continua la sua dettagliata descrizione dei fatti affermando che “gli eventi di venerdì non hanno precedenti [...] L'esercito non era assolutamente preparato: poiché nessuno aveva immaginato una tale situazione, il livello di allerta non era stato elevato [...] Quando i carri armati e le truppe sono apparsi per strada la gente ha pensato che l'esercito stesse dalla loro parte, qualsiasi cosa ciò significasse … [questo perché la popolazione civile] lo considera pulito (non come il governo, corrotto), efficiente (costruiscono i ponti in fretta), e soprattutto sono gli eroi che hanno sconfitto Israele nel 1973 (inutile discutere al riguardo con un egiziano)”. Di fatto, l'esercito non sparò un colpo alla popolazione civile.
Il giovane conclude il suo racconto dicendo: “non posso riuscire a descrivere lo stato di evidente anarchia di sabato. Ogni prigione è stata attaccata da gruppi organizzati che volevano liberare i detenuti. Nel caso delle prigioni normali, questi gruppi erano composti da amici e parenti; nel caso delle carceri con prigionieri politici, ci hanno pensato gli islamisti, usando i bulldozer e le armi prese alle stazioni di polizia. […] L'Egitto era tornato all'improvviso allo stato di natura”.
Mubarak, a questo punto, non sapendo più quale politica attuare sceglie di nominare Omar Suleiman vicepresidente e Ahmed Shafik primo ministro, entrambi ex-militari (perpetuando così la politica tipica dei regimi autocratici civili-militari), ma l'11 febbraio 2011, a seguito di pesanti pressioni da parte dei manifestanti e di governi esteri, Hosni Mubarak rassegna le dimissioni dopo un trentennio di potere lasciando lo Stato in mano ai militari.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il potere politico dei social media: Analisi comparata dell'influenza dei social network nelle rivoluzioni in Algeria, Tunisia, Egitto e Libia.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Coluccia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Massimiliano Andretta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 68 |
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