Vulnerabilità dei granchi di mangrovia al cambiamento climatico: due casi di studio nelle foreste del Kenya.
L'ecosistema mangrovia
Le mangrovie sono foreste costiere che si trovano in zone saline intertidali lungo baie protette, estuari e insenature, nelle zone tropicali e subtropicali di tutto il mondo. Circa 50 ‐ 75 specie legnose sono indicate come "mangrovie", termine che descrive sia l'ecosistema che i gruppi di piante (Ellison & Farnsworth, 2001). Le foreste di mangrovie attualmente occupano 14.650.000 ettari di costa a livello globale (Wilkie & Fortuna, 2003; Bosire et al., 2008; Giri et al., 2010) ed hanno un valore economico compreso fra 200.000 e 900.000 USD*ha‐1 (UNEP ‐ WCMC, 2006). Circa un terzo delle mangrovie del mondo si trovano in Asia (39 %), seguita da Africa (21 %) e da Nord e Centro America (15 %) (FAO, 2007).
Avicennia e Rhizophora a livello di genere rappresentano le piante dominanti delle comunità di mangrovie del mondo (Blasco et al., 1996), con diverse specie strettamente imparentate da oriente ad occidente (Macnae, 1968; Tomlinson, 1986; Ellison, 1991). Gli schemi a livello di paesaggio che si riscontrano nelle foreste di mangrovie hanno a lungo affascinato scienziati, dando luogo ad una ricca tradizione osservativa e sperimentale (Krauss et al., 2008). Questi ambienti sono composti da zone di vegetazione parallele alla costa, in genere disposte lungo gradienti di salinità, inondazione e disponibilità di nutrienti (Snedaker, 1982) e sono dominate da una o due specie che presentano simili esigenze fisiologiche (Hutchings & Saenger, 1987; Wolanski et al., 1990; Ball 1996). La zonazione vegetale risulta inoltre fedelmente ricalcata da quella di diversi organismi animali che, durante milioni di anni, si sono adattati alla vita in questo complesso ecosistema ed ai gradienti ambientali in esso presenti. Non sempre però tali gradienti seguono linearmente la distanza dal mare; gli organismi che abitano queste foreste sono sottoposti ad una sorta di mosaico ecologico, ossia una serie di punti "caldi" e "freddi", in cui le condizioni locali di marea e copertura foliare, superano gli effetti climatici a larga scala (Helmuth et al., 2006, 2010).
Le foreste di mangrovie sono tra gli ecosistemi più produttivi e biologicamente importanti del mondo, in quanto forniscono beni ecosistemici e servizi unici per la società umana e per sistemi costieri e marini. Le foreste aiutano a stabilizzare le coste e a ridurre l'impatto delle catastrofi naturali, come tsunami e uragani (Alongi, 2008; Feller et al., 2010), forniscono rifugi per l'allevamento e la crescita della prole di specie marine e pelagiche, siti di riproduzione per uccelli, mammiferi, pesci, crostacei, molluschi e rettili, cibo, medicine, carburante e materiali da costruzione per le comunità locali (Nagelkerken et al., 2008).
Coprendo solo lo 0,1 % della superficie continentale della Terra le foreste di mangrovie rappresentano lo 0,7 % delle foreste tropicali globali (Giri et al., 2011); malgrado questa limitata rappresentanza, le mangrovie sono responsabili dell'11 % del quantitativo totale di carbonio immagazzinato ogni anno dalle foreste del mondo (Jennerjahn & Ittekot, 2002; Donato et al., 2011). Recenti studi hanno infatti dimostrato che le mangrovie sono fra le foreste più ricche di carbonio di tutto il pianeta (Donato et al., 2011; Siikamäki et al., 2012) con circa 50 kg C*m2, principalmente intrappolato nel suolo. Queste piante accumulano il carbonio ad un tasso approssimativo di 0,1 kg*m2 all'anno e potrebbero funzionare come pozzo per circa 22,8 milioni di tonnellate di carbonio ogni anno, che corrispondono a circa 2 anni dell'emissione totale di CO2antropogenica mondiale (Bouillon et al., 2008; Donato et al., 2011). La distruzione del loro habitat e la deforestazione potrebbero di contro generare circa 0,12 Gt di CO2ogni anno, approssimativamente lo 0,3 % delle totali
emissioni antropogeniche (Siikamäki et al., 2012).
È stato prodotto un certo numero di stime riguardo il futuro delle foreste di mangrovie del mondo in scenari di cambiamento climatico, con previsioni locali, regionali e globali che vanno dalla completa estinzione ad un cambiamento minimo nella copertura vegetale (fig. 1.5; Aksornkaoe & Paphavasit, 1993; Pernetta, 1993; UNEP, 1994; Semeniuk, 1994; Snedaker, 1995; Miyagi et al., 1999; Nicholls et al., 1999; Alongi, 2002; Schaeffer‐Novelli et al., 2002; Gilman et al., 2006a; McLeod & Salm, 2006; Chapperon & Seuront 2011).
A livello mondiale è già stato perso circa il 40 % delle mangrovie, soprattutto a causa dello sviluppo costiero e del sovrasfruttamento (Caldeira, 2012). La protezione di questi ecosistemi dipenderà in larga parte da una sempre più ampia disponibilità di studi eco‐fisiologici che devono poter contribuire ad organizzare piani di gestione efficaci. Una cosa è pagare per la salvaguardia delle mangrovie dalla distruzione ed un'altra è riuscire a proteggere realmente questo ecosistema nella pratica quotidiana.
La maggior parte delle foreste di mangrovie si trovano infatti in zone del pianeta povere e densamente popolate. Non sempre è possibile garantire il rispetto di patti ed accordi legislativi e governativi a causa della presenza di pressioni sociali e squilibri nella ricchezza e negli interessi personali. Attraverso lo studio, la sensibilizzazione ed il coinvolgimento delle realtà locali nella conservazione di queste aree, potrebbe essere plausibile attuare piani di gestione realistici che assicurino la sopravvivenza e la conservazione delle funzioni ecosistemiche di queste preziose foreste. [...]
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Vulnerabilità dei granchi di mangrovia al cambiamento climatico: due casi di studio nelle foreste del Kenya.
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Babbini |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze della Natura e dell'Uomo |
Relatore: | Stefano Cannicci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 108 |
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