Prato, fra distretto illegale e distretto verde. Comunicare un'opportunità.
L'attacco al Made in Italy
La linfa vitale di questo distretto è l'etichetta Made in Italy.
«I cinesi sono qui a Prato per il Made in Italy, per il loro business questo marchio è fondamentale e sono qui perché qui possono mettere l'etichetta giusta e caricare di valore i loro capi di bassa qualità» puntualizza Silvia Pieraccini sulla questione. Le recenti normative europee prevedono che un capo possa ricevere il marchio di provenienza da un paese se almeno una fase della produzione è stata realizzata nel medesimo. Quindi un confezionista cinese che importa tessuti dalla Cina, esegue il taglio a Iolo, fa cucire nei laboratori della Chinatown e vende i capi finiti in uno stand di Euroingro mettendo l'etichetta Made in Italy è (assurdamente) legale.
Perché? Perché almeno una fase del prodotto è realizzata in Italia e la normativa europea attuale prevede che sia assolutamente legale certificare che quel capo realizzato con tessuti e manodopera cinese sia Fatto in Italia per almeno una fase e quindi meriti il marchio. Questa è la questione più complessa e più difficile da accettare per le ditte che storicamente difendono il marchio. Si tratta di un vero e proprio inquinamento del Made in Italy, perché tutto il mondo veste sotto questo nome, abiti di dubbia qualità, cuciti da manodopera spesso clandestina con tessuti poco pregiati. Tutto ciò è molto lontano dalle garanzie di qualità e competenza che la storia del marchio porta con sé.
L'errore che si può fare è pensare che questo sia un problema solo di Prato, laboratorio di questo processo, perché in realtà è un problema di tutta la produzione certificata italiana, che difende a spada tratta questa etichetta in tutto il mondo. Perché di questo si parla, di contaminazione a livello mondiale, perché gli abiti low cost del distretto cinese di Prato arrivano in tutto il mondo. I cinesi producono 1 milione di capi il giorno, quindi si parla di circa 360 milioni di capi prodotti annualmente dai cinesi di Prato.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Prato, fra distretto illegale e distretto verde. Comunicare un'opportunità.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Lastrucci |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Comunicazione strategica |
Relatore: | Anna Duchini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 124 |
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