Il counseling come valore aggiunto per l'assistente sociale

Il primo atto che segna il passaggio dalla fase discrezionale operata dalla Chiesa e da organizzazioni di beneficenza a favore dei poveri, al tributo obbligatorio, si può far risalire all'Atto di Elisabetta (An Act for the relief of the Poor) del 1601, che apre la strada all'intervento dello Stato nell'assistenza. Infatti con le Poor Laws del 1834 lo Stato si impegnava a fornire un ricovero a tutti i poveri non in grado di soddisfare i loro bisogni, a condizione che accettassero il ricovero nelle Workhouses (case di lavoro); venivano privilegiati coloro i quali erano incapaci di lavorare per una menomazione fisica; si trattava, comunque, di interventi a carattere repressivo. Ma è Bismark a porre le basi sulla legislazione sociale introducendo misure volte a tutelare la classe operaia: tra il 1881 e il 1889 istituisce, il sistema previdenziale, nel 1883 l'assicurazione obbligatoria contro le malattie, nel 1884 contro gli infortuni e nel 1889 realizza un progetto di assicurazione per la vecchiaia. Nel XIX sec. l'assistenza, in Italia è di tipo paternalistico, caritatevole e
discrezionale, spesso finalizzato all'ordine pubblico; infatti fino al 1890, anno della promulgazione della Legge Crispi il tema dell'indigenza è affrontato fondamentalmente dalle istituzioni religiose di matrice cattolica mediante le Opere Pie, enti morali il cui patrimonio è formato da lasciti e donazioni, che sono fondamentalmente istituti di carità e beneficenza con il fine di soccorrere le classi meno agiate, per malattie, educazione, istruzione e formazione.