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Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media

L'arte della persuasione

Massimo Piattelli Palmarini, professore di scienze cognitive, afferma che "quando una volontà, un'intenzione, una credenza, una decisione, devono trasferirsi da una persona all'altra, allora si devono innescare, sul momento stesso, moti convergenti nell'una e nell'altra. Pertanto per sua natura intima, l'arte della persuasione è un esercizio lieve".
Quando si parla di persuasione, nella maggioranza dei casi si pensa a qualcosa di manipolatorio. In realtà, la persuasione non è altro che una strategia o un procedimento per ottenere un'approvazione.
La comunicazione persuasiva fa parte di un approccio qualitativo: non è altro che la capacità di motivare gli altri ad ascoltare, a riflettere sulle nostre ragioni senza chiudersi o difendersi a priori. La persuasione può tollerare la lusinga, l'adulazione, il mettere in guardia contro futuri dolori o la suggestione di futuri piaceri, l'ambiguità, il presupposto non detto, la conseguenza non dichiarata. Non si tratta, dunque, di un'opera di convincimento, che si propone di indurre qualcuno ad agire contro la propria volontà, facendo leva su meccanismi lesivi della libertà dell'altro. Si tratta, piuttosto, di un atto che comporta sempre una scelta, un esercizio di libera volontà: un atto che è capace di indurre un cambiamento dell'opinione altrui solo per mezzo di un trasferimento di idee, un passaggio di puri contenuti mentali. "Persuadere implica che la persona sia libera non solo di volere, di agire, ma anche di pensare, di credere, di decidere". Partendo dal presupposto che la maggior parte della comunicazione può essere ricondotta ad un gioco di persuasione, i ricercatori hanno focalizzato i propri interessi sul messaggio stesso, analizzandone il tipo di trasmissione, di ricezione, di decodificazione e di assimilazione, per vedere se, infine, questa fonte, che presenta argomenti e fatti, ragionamenti e conclusioni, riesce a produrre un qualche effetto nel ricevente. Bisogna, tuttavia, tenere sempre in considerazione che non può verificarsi nessuna persuasione se non sussistono le premesse oggettive, del contesto ambientale, sociale, culturale, e quelle soggettive, proprie del ricevente: non si può, cioè, persuadere chi non ha la disposizione a lasciarsi convincere.
È proprio partendo da questo presupposto che gli studi si sono rivolti ad orientare gli animi piuttosto che a dirigere i messaggi stessi. La ricercatrice Nicoletta Cavazza fornisce un tipico binomio resosi protagonista del nostro quotidiano: convincere ed essere convinti, attività che, spesso, si intersecano e ci coinvolgono senza che ne siamo completamente consapevoli. Alla nostra regolare capacità di comunicare, si associa quotidianamente la facoltà di persuadere, ovvero convincere qualcuno della verità, della realtà di un fatto, della buona qualità di un prodotto, o talvolta semplicemente indurre qualcuno a dire o a fare una cosa. La studiosa analizza i vari processi che conducono il consumatore alla modifica di un comportamento. Ella afferma che, al di là del messaggio pubblicitario in se stesso, ci sono dei segnali periferici, quali slogan, musica, colori, testimonial, che contribuiscono in larga parte a convincere lo spettatore.
Molteplici sono gli elementi dei quali si tiene in considerazione nella formulazione del messaggio pubblicitario:

- "L'effetto di mera esposizione" che dimostra come la "familiarizzazione" aumenta la percezione di gradevolezza dell'oggetto che si ha di fronte;

- la credibilità della fonte ci propone un prodotto, ancor più evidenziata dallo "sleeper effect" che spiega come questa influenzi maggiormente nell'immediato e meno a distanza di tempo;

-la struttura del messaggio al fine di rendere l'informazione trasmessa sempre più visibile, concreta, vicina e facilmente memorizzabile, in quanto lo spot deve colpire chi vi assiste secondo gli effetti di primacy e recency, che facilitano il ricordo delle prime e delle ultime informazioni di un messaggio;

-il target a cui si rivolge.

Per concludere, mi piace citare una battuta di Tom Milewski, alto dirigente di Greater Media: "La formula per un talk show di successo consiste nello scoprire quali sono i pregiudizi del pubblico e adeguartici".
Vale la pena riflettere su questa affermazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media

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Informazioni tesi

  Autore: Marianna Tesoriero
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Aldo Attilio Epasto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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