Appunti per un'analisi dell'ambientazione in Werner Herzog
L'ambientazione in Werner Herzog
Nei lavori di Werner Herzog si può riscontrare una certa vicinanza ad alcuni temi appena trattati e una lontananza nei confronti di altri.
Il regista, indubbiamente, predilige una ricerca per uno sguardo particolare: uno sguardo primo sulle cose.
Ho spesso parlato di quello che chiamo l'immaginario inadeguato della civiltà odierna. Ho l'impressione che le immagini che ci circondano al giorno d'oggi siano logore, abusate, inutili ed esauste. Si trascinano zoppicando dietro al resto della nostra evoluzione culturale. […] La tv ammazza la nostra immaginazione e alla fine ci restano solo immagini logore perché troppe persone sono incapaci di cercarne di fresche.
L'inscindibilità tra fiction e documentario, accennata nel primo capitolo, è significativa per ciò che riguarda l'idea di confine. Realtà ed immaginazione in Herzog non sono solo inscindibili ma anche comunicanti. Nei suoi lungometraggi non si trovano segnali come quello di Tarkovskij ne Lo specchio, o almeno non se ne trovano di così chiari. Per fare un esempio, Fata Morgana si apre con una serie di inquadrature di atterraggi di aeroplani. Il regista così, fa entrare lo spettatore nella dimensione immaginifica ed onirica. I velivoli, mano a mano che atterrano, generano calore sulla pista che si aggiunge al caldo del luogo di ripresa. Il calore intenso nell'aria rende i contorni degli aeroplani sempre più difficili da distinguere. Otto atterraggi sempre meno definiti che servono allo spettatore per calarsi nell'immaginario ed accettare che le immagini di stampo decisamente documentaristiche seguono, non sono espressione della realtà ma, sono il veicolo di una verità altra, a metà tra documentario e finzione. Il concetto di confine viene dunque rimaneggiato, l'attraversamento non è sempre effettuato dai personaggi di celluloide. Il regista propone un superamento del limite allo spettatore che quindi accetta un contratto differente da quello che stipula solitamente alla visione di un documentario o di un film di finzione.
Il rapporto uomo-natura è certamente fondamentale in film come Aguirre, furore di Dio o Fitzcarraldo. L'ambiente, nei due lungometraggi, agisce nei confronti dell'eroe in modo differente. Nel primo film Aguirre sfida la natura. Dunque, la natura risponde attaccandolo, e portandolo al fallimento. Dal momento in cui la spedizione si sposta sul fiume, l'uomo non può più fare nulla. Nel secondo, invece la natura non è più "matrigna" ma diventa mentore e guardiano. Il fiume aiuta Brian Sweeny Fitzgerald a realizzare il suo sogno. I suoi sforzi portano ad un "mezzo-fallimento". Egli, infatti, non riesce nel suo intento di portare l'opera nella giungla ma con il ricavato ottenuto dalla vendita della nave ingaggia l'orchestra che si esibisce ad Iquitos nel finale. La natura offre aiuto e anche dopo essere stata violata per far salire la barca sulla montagna sembra non punire il protagonista, ma piuttosto, metterlo alla prova e offrire un insegnamento, ricordandogli la potenza della natura espressa dalle rapide del Pongo das Mortes. [...]
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Appunti per un'analisi dell'ambientazione in Werner Herzog
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Sabatini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo |
Corso: | Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Loretta Guerrini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 58 |
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