L'Algherese - Il Catalano del XIV secolo oggi
L'algherese oggi: favola o miracolo?
L’antica S’Alighera, dopo esser stata oggetto di una vera e propria pulizia etnica nei confronti dei sardi, o meglio dei non catalani, ed esser stata quindi letteralmente catalanizzata si trasformò in L’Alguer; di tutte queste vicende la città conserva traccia in lingua e cultura.
L’algherese odierno altro non è che l’idioma della Catalogna del XIV secolo che, essendo rimasto separato e isolato da essa, è rimasto pressappoco tale e quale, fornendo quindi una fotografia quasi fedele del catalano standard di quel tempo che, nel frattempo, si è evoluto e trasformato. Quanto appena detto, secondo alcuni, rassicura e smonta la tesi che altri propugnano di una sua futura e molto probabile estinzione.
Questo è il miracolo linguistico cui ci si riferisce parlando di Alghero: il fatto che l’impronta originaria dei conquistatori catalani del XIV secolo abbia resistito per oltre settecento anni, restando quasi intatta nonostante la lontananza dalla Catalogna e senza quindi la possibilità di aggiornarsi; il fatto che, senza alcun tipo di investimento politico o culturale, il catalano sia ancora parlato non solo oltre i confini della Catalogna, bensì addirittura in una nazione nemmeno confinante.
Non tutti però sono della stessa opinione: questo miracolo è, per alcuni, solo la semplice, nonché ovvia, conseguenza della carenza di edilizia scolastica, il risultato di un analfabetismo cronico.
Di quest’avviso è, per esempio, Antoni Arca, autore di molte pubblicazioni per ragazzi e attualmente docente a contratto di Lingua Catalana e di Letteratura per l’Infanzia all’Università di Sassari, il quale in Alghero, città catalana d’Italia, argomenta con semplicità e chiarezza questa sua tesi servendosi del ruolo centrale che la rondalla, il genere letterario proprio della cultura e della tradizione orale algheresi, occupa nella letteratura orale, nel patrimonio letterario di Alghero.
Occorre, prima di proseguire, aprire una piccola parentesi riguardo il patrimonio letterario di Alghero precisando di cosa si compone. Come Maria Grossmann osserva in Com es parla a L’Alguer? Enquesta sociolingüística a la població escolar, i documenti editi e disponibili che compongono la letteratura tradizionale e colta che esiste in algherese sono stati raccolti e classificati in un’ampia tesi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari e suddivisi in poesia religiosa (canti di Natale, preghiere, canti della Passione, goigs), poesia esorcistica, poesia epico-lirica (poesia satirica, ninnananne, poesie infantili) e narrazioni (leggende e le caratteristiche favole). Gli autori conosciuti della letteratura colta algherese rimontano al XVIII secolo mentre, attualmente, rilevano cantautori e cantanti contemporanei e per quanto riguarda la poesia, vanno segnalati alcuni concorsi quale il premio biennale “Città di Ozieri per cori tradizionali sardi” all’interno del quale è prevista una sezione per la poesia algherese-catalana. Ma torniamo alla caratteristica rondalla: a cosa è dovuta la sua specificità? Arca osserva che in realtà non esiste un modo particolare proprio degli algheresi di narrare, il genere letterario è considerato tipico della cultura di Alghero per il semplice fatto che la lingua di narrazione è l’algherese, questo è ciò che rende la rondalla originale e specifica perché, come del resto dimostra la raccolta che il docente universitario Pier Enea Guarnerio ne fece nel 1883, si tratta semplicemente di versioni algheresi delle classiche fiabe perraultiane. Si tratta, quindi, degli stessi racconti popolari delle letterature di altre lingue, senza niente di specifico se non il fatto d’esser narrati in catalano e il rispetto e la convinzione condivisi di avere a che fare con il patrimonio e la peculiarità del popolo algherese, una ricchezza che, peraltro, solo pochi eletti saprebbero maneggiare.
Narrare infatti non è per gli algheresi una semplice abilità ma una vera e propria arte, bisogna saper rapire il pubblico, raccontare e poi rimettersi in viaggio, ricominciare a girare, in quanto il significato primo di rondalla è proprio quello di “giro”, il rondallaire deve girare continuamente, è in itinere e, non solo in Catalogna ma in tutta la Spagna, è considerato come un vero e proprio mestiere, una professione che nessuno dichiara di svolgere ma che tanti esercitano facendo rivivere sempre lo stesso repertorio, sempre la stessa storia: il miracolo linguistico di Alghero.
Secondo la tesi di Arca, gli algheresi, data l’attuale scarsa richiesta di fiabe dovuta alla spropositata offerta del mercato scolastico di libri e tv, hanno dovuto per forza trasformarsi in venditori dell’identitat algueresa, continuando sempre a raccontare la stessa favola, quella del miracolo linguistico e della presunta identità catalana resistente: una leggenda metropolitana.
Per l’autore, infatti, il fatto che la lingua abbia resistito quasi intatta tutto questo tempo non è per niente un miracolo come molti decantano, bensì la naturale conseguenza della scarsa edilizia scolastica e del conseguente analfabetismo diffuso, situazioni che si sono protratte ben oltre il secondo dopoguerra, a parte il fatto che questa conservazione linguistica non può in alcun modo essere considerata slegata dalle generazioni più anziane e dalla struttura urbana ben circoscritta del centro storico.
Questo brano è tratto dalla tesi:
L'Algherese - Il Catalano del XIV secolo oggi
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Informazioni tesi
Autore: | Marika Gambini |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Culture Europee |
Relatore: | Marco Cipolloni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 73 |
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