Igor Stravinsky - Ottetto per strumenti a fiato - Esame storico e analitico

All’inizio del Novecento, in un certo senso anche come reazione all’egemonia degli strumenti ad arco durante l’Ottocento, l’organico per strumenti a fiato viene rivitalizzato. Iniziato a Biarritz nel 1922 e terminato a Parigi il 20 maggio 1923, l’Otteto per strumenti a fiato fu prima pubblicato per dall’ “Edizione Russe de Musique” il 1924, e dopo dalla “Boosey and Hawkes”. La partitura è dedicata alla seconda moglie di Stravinsky, Vera de Bosset. Nella scelta degli strumenti a fiato (flauto, clarinetto, due fagotti, due trombe, due tromboni) e nell’adozione delle forme del passato (l’Ottetto si articola in Sinfonia: Lento, Allegro moderato, Tema con variazioni e Finale: tempo giusto) notasi un’adesione a una musica dalle linee nette, quasi non importando per quali strumenti precisamente essa fosse destinata, e una promessa di oggettività, facendo immaginare l’inaugurazione di una fase “neoclassica” nella storia della musica. Fu riguardo all’Ottetto che si disse che Stravinsky aveva voluto scrivere musica con l’intenzione di dimostrare come essa non sia adatta ad esprimere alcunché. In realtà fu lo stesso Stravinsky a dare un’altra chiave di lettura per l’Ottetto, accanto a quella oggettiva e neoclassica, accennando anni più tardi nei Dialogues con Robert Craft a un sogno che ne avrebbe preceduto la stesura: “Stravinsky si trovava in una stanza circondato da strumentisti, senza riconoscerne la musica ma rimanendo colpito dal loro numero, otto. Il musicista conferma poi di essersi disposto il giorno dopo a comporre senza curarsi dell’organico. Ma durante il lavoro si rese conto che gli strumenti per i quali stava scrivendo erano proprio quelli del sogno”. Desiderio di oggettività o piuttosto impulso onirico? Si spiega solo alla luce della necessità di maggiore astrazione che circondava il musicista in quegli anni. In realtà, da qualche tempo Stravinsky voleva fare una composizione per un organico strumentale ridotto, non musica incidentale come l’Histoire du soldat, ma una sonata strumentale. Il desiderio di scrivere una sonata rappresenta lo scopo neoclassico del compositore in quel momento, la forma di sonata come un “prodotto” di secoli prima, “la riscoperta che gli aveva stimolato l’appettito”.