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Rinegoziazione del debito e ''Turnaround'': Il caso “Piaggio”

L’iter storico di approvazione della riforma del diritto fallimentare

Molti sono stati negli anni i propositi ed i progetti di riforma del diritto fallimentare, contenuto in un testo normativo risalente al lontano 1942, ma puntualmente ogni volta le aspettative sono andate deluse.
A partire dall'anno 2000 l'ammodernamento delle norme sulla crisi d'impresa comincia tuttavia ad assumere una decisiva rilevanza nel novero delle riforme messe in programma dai Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, a dimostrazione che, l'esigenza di accelerare il processo di integrazione dell'ordinamento interno con quello europeo ed internazionale, è sentita, come detto, quale fattore di competitività e di concorrenza fra i sistemi ad economia di mercato.

È sul finire del 2000 e della legislatura che, alla Camera dei Deputati, viene presentato dal Ministro della giustizia dell'epoca il D.D.L. n. 7458, recante delega al Governo per la riforma delle procedure relative alle imprese in crisi, ma la proposta di legge rimane tale.
Con la nuova legislatura viene nominata un'apposita Commissione per l'elaborazione di un disegno di legge delega al Governo
concernente la revisione globale della legge fallimentare. La Commissione, che porta il nome del suo presidente – l'Avv. Sandro Trevisanato -, viene insediata il 20 dicembre 2001.
Il 14 marzo 2002, su iniziativa del Ministro della giustizia, di concerto col Ministro dell'economia e delle finanze, viene presentato al Senato un disegno di legge recante modifiche urgenti alla legge fallimentare, definito “miniriforma”, poiché intanto si voleva snellire e razionalizzare il testo vigente, adeguandolo ai tempi ed all'evoluzione giurisprudenziale, in attesa di pervenire ad una riforma più ampia ed organica, ritenuta ormai indilazionabile.

La commissione Trevisanato non raggiunge l'obiettivo prefissato di consegnare un elaborato condiviso: ad ultimazione dei lavori, nel giugno del 2003, vengono rilasciati due testi: uno di maggioranza e l'altro di minoranza. Ad un comitato ristretto viene affidato il compito di realizzare una sintesi tra le varie posizioni e di provvedere alla composizione degli interessi contrapposti, ma le complicazioni insorte e lo scorrere del tempo fa temere il peggio, ovvero che il volgere al termine della legislatura provocasse l'ennesima delusione.
Inaspettatamente però, il processo di riforma riprende vigore: il Governo, nella riunione del 23 dicembre 2004, approva un maxi-emendamento al disegno di legge – miniriforma – all'esame del Senato (A.S. n. 1243) con il quale abbandona il progetto di radicale innovazione (procedure di allerta o anticipatorie della crisi ecc., di fonte Commissione Trevisanato) per innestare sull'impianto normativo esistente quelle modifiche ordinamentali comunque necessarie e non più rinviabili.
Nei provvedimenti varati a metà del mese di marzo del 2005, nell'ambito del piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale, meglio noti come “misure per la competitività”, il Governo introduce, fra l'altro, le disposizioni volte a riformare la normativa fallimentare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Rinegoziazione del debito e ''Turnaround'': Il caso “Piaggio”

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Sarricchio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Economia
  Corso: Direzione aziendale
  Relatore: Renato Santini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 261

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