L'Italia, il Mediterraneo e il Canale di Suez. L'idrovia, il Risorgimento italiano e gli equilibri internazionali 1830-1882
L’Italia pre-unitaria riscopre il Mediterraneo. Un nuovo paradigma culturale
Nel novembre del ’55 la spedizione Negrelli-Lesseps sbarcava ad Alessandria e si mise subito all’opera, compiendo, sulla base degli studi del 1847 dell’ingegnere trentino e i rilevamenti fatti dall’Ammiragliato britannico della baia di Suez, una serie di ricognizioni sul terreno. Il 2 gennaio 1856 la sottocommissione, convinta dell’attuabilità del progetto, presentò a Said una relazione preliminare in cui si raccomandava il taglio diretto dell’Istmo. Rassicurato dal responso, il khedivè emanò tre giorni dopo il secondo firmano, che nei suoi 23 articoli confermava e sviluppava i concetti contenuti nei 12 articoli del precedente documento. Un passo decisivo e, per le sorti dell’Egitto, fatale. Incautamente, oltre a confermare a Lesseps il “potere esclusivo” di costituire e dirigere la Compagnie Universelle, il sovrano fissava in 99 anni la durata della concessione, a partire dal giorno dell’inaugurazione dell’opera. Inoltre si stabiliva che il governo egiziano:
«Senza assumersi alcuna responsabilità e senza offrire garanzie di sorta per l’esecuzione dei lavori, avrebbe percepito il 15 per cento degli utili netti della Compagnia; il resto degli utili sarebbe stato diviso nella misura del 10% fra i soci fondatori, e il restante 75 sarebbe spettato alla Compagnia.... il firmano stabiliva anche gli oneri, le agevolazioni, le modalità per l’esecuzione dei lavori e le concessioni dei terreni necessari autorizzando la Compagnia a percepire i diritti di transito. Appare perciò evidente che la Compagnia veniva ad avere diritti e vantaggi di gran lunga superiori agli oneri che si assumeva nei confronti dell’Egitto, che lasciava gratuitamente i terreni necessari all’esecuzione dei lavori. Said lasciava poi all’amico de Lesseps l’usufrutto, esente da ogni imposta, dei terreni incolti che si sarebbero potuti bonificare nella zona del canale e concedeva la possibilità di estrarre gratuitamente dalle cave demaniali il materiale necessario per i lavori. Come se non bastasse, alla Compagnia veniva assicurata l’importazione, in franchigia doganale, delle macchine e di ogni attrezzatura occorente per l’impresa» .
Se per Lesseps fu un successo pieno, per Negrelli — rimosso, come già accennato, dagli incarichi nel ’55 — la fortunata spedizione significò la fine di un incubo. Il 15 gennaio 1856, quattro giorni dopo il ritorno in patria, venne ricevuto cordialmente da Francesco Giuseppe che volle essere accuratamente ragguagliato sullo stato del progetto e sulla situazione egiziana. Per decisione sovrana il 17 febbraio l’ingegnere venne reintegrato nell’amministrazione e nominato Ispettore generale delle ferrovie austriache. Tanto bastava all’onesto scienziato trentino. Le decisioni della Commissione ebbero una straordinaria risonanza in tutt’Europa. Anche in Italia. Da tempo, nonostante la perdurante opposizione del governo britannico e l’alternante attivismo asburgico, i governanti di Torino, Napoli, Firenze e, persino, i reggitori della teocrazia romana avevano compreso l’importanza dell’opera e le conseguenze economiche di un collegamento tra i due mari, ma il ritardo culturale delle classi dirigenti, la perifericità geopolitica, le arretratezze strutturali dei diversi Stati avevano impedito ogni serio intervento sulla questione. Con l’eccezione del regno Sardo — investito dalla modernizzazione albertina e, soprattutto, dal successivo sforzo cavouriano — , tutto rimase sottotraccia, sospeso.
Nel 1855-56, gli insperati successi di Lesseps riaccesero l’interesse delle maggiori realtà statuali della Penisola e l’idea del Canale divenne presto argomento di stretta attualità, offrendo ai politici più avveduti, ai ceti imprenditoriali più avanzati e alle avanguardie scientifiche la speranza d’inserirsi — in modi magari differenziati e disomogenei — nella grande trasformazione epocale in atto. Obbligatoriamente, il Piemonte saubaudo, unica realtà dinamica peninsulare, divenne un punto di riferimento per l’opinione pubblica e l’interlocutore principale della Compagnie Universelle. […]
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L'Italia, il Mediterraneo e il Canale di Suez. L'idrovia, il Risorgimento italiano e gli equilibri internazionali 1830-1882
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Valle |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Univeesità degli Studi di Torino |
Facoltà: | Storia |
Corso: | Scienze storiche |
Relatore: | Silvano Montaldo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 103 |
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