Natura e società: Ibridi dei moderni. L'antropologia simmetrica di Bruno Latour come teoria della modernità
L’invenzione della modernità
Il presupposto implicito sempre utilizzato dagli analisti delle società occidentali - democratiche, scientifiche, industrializzate – è quello di considerare queste società come moderne. Interpretata positivamente grazie alla fede nel progresso tecno-scientifico e nell’emancipazione dell’uomo, oppure, vista con preoccupazione a causa dello sfruttamento e degli “effetti perversi” a cui ha dato origine, la modernità è sempre assunta come qualcosa che esiste. Dunque, se ci troviamo nella modernità, cosa caratterizza i moderni? Quali sono gli elementi essenziali e le pratiche che li definiscono? L’esperimento mentale proposto, e portato avanti, da Latour, rappresenta un tentativo, unico ed originale, per descrivere i caratteri della Costituzione che stabilisce le regole di pensiero e di azione, le separazioni dei diritti e dei poteri, le procedure e le garanzie, che definiscono il mondo moderno.
Latour ci offre una caratterizzazione della modernità del tutto astratta, fondata sull’analisi delle principali categorie identitarie con cui i moderni si definiscono e su cui si sono strutturate le relazioni con gli altri popoli. Prima di ogni altra cosa, è la tecno-scienza ciò che maggiormente definisce le società contemporanee, "poiché la verità scientifica descrive tutto l’orizzonte moderno, e la tecnica […] costituisce il riferimento essenziale per i moderni"1. Dal punto di vista latouriano, così, la pratica scientifica, può essere presa come caso paradigmatico per descrivere e spiegare il processo di modernizzazione. Allo stesso tempo, grazie ai risultati de-mitizzanti dell’antropologia della scienza, diviene interessante approfondire i fondamenti ambigui su cui si è costituita la modernità:
"se, a quanto pare, le scienze non sono più ciò che si diceva fossero, tutto il resto viene di conseguenza, perché la religione era fondata sul contrasto con la scienza, i feticci sul contrasto con la scienza, la politica ovviamente sul contrasto con la scienza, […], insomma una quantità enorme di cose si costruiva sull’opposizione con le scienze"2
Che cosa siano i moderni è un interrogativo recente. Il modernismo "presentava una divisione fra unità (della natura) e molteplicità (delle culture)"3 e questa ripartizione, oggi, non regge più. Questioni “ibride”, di difficile classificazione, come il rischio ambientale, l’indebolimento economico europeo, gli effetti della globalizzazione nei paesi neo-sviluppati, le migrazioni transnazionali, mettono sul banco di prova la nozione stessa di modernità. Il progetto latouriano di esaminare l’attuale difficoltà della cultura moderna risponde alla necessità dell’uomo contemporaneo di ripensare la propria identità, di ripensare il proprio pensiero di se stesso. Per Bruno Latour, non siamo mai stati moderni, perché non abbiamo
mai abbandonato la vecchia matrice antropologica, che produce questi ibridi di nature-culture, che oggi proliferano sullo scenario contemporaneo.
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1. Latour B., Disinventare la modernità, Elèuthera, Milano, 2008.
2. Turina I., Per un’etnografia dei moderni: Intervista a Bruno Latour, in "Etnografia e ricerca qualitativa", il Mulino, 3/2008
3. Latour B, Postfazion, in "Non Siamo Mai Stati Moderni", Elèuthera, Milano, 2009
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Informazioni tesi
Autore: | Federico Silvestri |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Marco Bontempi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 192 |
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