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From movement to organization: orientamenti ideologici e mutamenti organizzativi nel Black Panther Party for Self-Defense

L’integrazione dal basso e la figura di Martin Luther King Jr.

Il movimento afro-americano per i diritti civili, sviluppatosi negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, fu un evento di grande portata politica e sociale. Il contributo alle lotte contro la discriminazione e il razzismo del Sud, negli anni Cinquanta e Sessanta, trovò una cornice strategica all'interno del movimento e una guida per l'azione diretta e militante nella carismatica leadership di Martin Luther King Jr. L'immagine rivisitata che i media ne hanno dato, spesso celebrativa ma al tempo stesso autorevole, non deve spingere a ritenere King il leader indiscusso del movimento.
Al livello dei quadri, la leadership non era monolitica ma suddivisa in tre blocchi. Il primo costituito da mobilizers, spesso Pastori, capaci di reclutare e attraverso i sermoni rigenerare le motivazioni dei partecipanti infondendo nuovo senso di mobilitazione. Nel secondo gruppo vi erano coloro che avevano compiti di coordinamento e per ultimo la maggioranza della popolazione nera, non sempre impegnata nelle azioni dirette, ma che seppe mobilitarsi attivamente come avvenne in occasione del boicottaggio dei trasporti segregati a Montgomery, Alabama, nel 1955-1956.
All'interno della eterogenea galassia delle organizzazioni e delle associazioni locali che parteciparono alle azioni dirette dal basso, spesso spontanee, King fu criticato e accusato di essere troppo cedevole al compromesso, arrivando ad essere definito un “conservative militant” da parte delle frange più radicali del movimento. Il temperamento e la retorica di King, meno aggressiva e militante rispetto a quella dell'altro leader emergente negli stessi anni, Malcom X, lo resero una figura più accettabile all'America bianca. Il carattere di King e il suo riflesso sul movimento lo portarono a tenere aperti tutti i canali di possibile collaborazione anche con i bianchi. In questa direzione e nelle capacità organizzative va cercato il più importante valore e il principale contributo di King. Tuttavia ritenerlo il solo centro decisionale del movimento per i diritti civili è eccessivo.
King fu capace di mobilitare, organizzare e dirigere il malcontento della popolazione afro-americana del Sud, attraverso le sue celebri orazioni e sermoni, configurandosi meglio come coordinatore che promotore delle azioni dirette. King venne alla ribalta nazionale con il boicottaggio degli autobus che ebbe inizio a Montgomery nel dicembre del 1955.
In quell'occasione fu scelto come portavoce della Montgomery Improvement Association (MIA), l'organizzazione che gestì il boicottaggio in città e che servì da base per costituire nel 1957 la Southern Christian Leadership Conference (SCLC), della quale lo stesso King rimase presidente fino alla morte. La designazione di King come portavoce non fu premeditata, ma l'appartenenza alla Chiesa battista impegnata già da anni nella promozione dell'attivismo degli afro-americani costituì un elemento influente nella scelta. La direzione di King a Montgomery ebbe successo. Nella prima fase del boicottaggio King agì come uno dei tanti leader che contribuirono alla mobilitazione e all'organizzazione della protesta; era una delle tante voci del coro: “he acted within a broad structure of grassroots leadership that had been preparing the ground for black community mobilization long before he arrived in the Craddle of the Confederacy”.
Il boicottaggio di Montgomery è considerato uno spartiacque nella storia del movimento per i diritti civili, rappresentando un esempio di azione diretta nonviolenta di massa coronato da successo. Come modello assunse importanza perché costituiva una tecnica di lotta applicabile anche in successivi contesti. La chiesa nera assunse la guida del movimento di protesta, così come era accaduto in precedenti occasioni. Un precedente boicottaggio si era avuto a Baton Rouge nel 1953 quando la popolazione di colore smise di servirsi dei mezzi pubblici sperando che i mancati introiti spingessero la società dei trasporti ad accogliere le rivendicazioni della protesta. La richiesta avanzata era in parte quella che sarà poi riformulata con il boicottaggio di Montgomery, ovvero l'applicazione della “first come, first served policy”. In base a tale principio i neri avrebbero potuto occupare i posti riservati ai bianchi se avessero trovato quelli segregati già occupati. In più chiedevano anche di non dover cedere il proprio posto a sedere nel caso in cui fosse salito sull'autobus un bianco. Il boicottaggio di Baton Rouge durò solo una settimana. La rinuncia ai mezzi di trasporto si rivelò una strategia difficilmente sostenibile, poiché incise negativamente sugli stessi neri, impossibilitati a raggiungere i luoghi di lavoro. A Tallahasse, nella primavera del 1956 gli studenti avviarono un boicottaggio. Si formò ben presto un’associazione fra i diversi soggetti locali, sotto la guida di C.K. Steel, pastore della Bethel Baptist Church. A Birmingham, nel 1963, dopo che la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) era stata messa fuori legge nel giugno del 1956, il reverendo Fred Shuttlesworth organizzò lo Alabama Christian Movement for Human Rights (ACMHR) un'organizzazione che guidava la protesta. I bianchi temevano che all'interno di queste nuove forme associative penetrassero forze ed elementi comunisti e radicali. Gli organizzatori del boicottaggio scelsero come nome ACHMR per enfatizzare il termine Christian, che doveva allontanare questi sospetti.
King agì in un momento storico in cui gli Stati del Sud avevano subito trasformazioni sociali profonde, agendo spesso nel solco dei percorsi di lotta e contestazione avviati negli anni precedenti.
Per comprendere i cambiamenti sociali avvenuti nell'arco temporale tra gli anni Cinquanta e Sessanta, così come le lotte degli anni precedenti, molti storici utilizzano l'espressione Black Freedom Struggle. In questo modo si allargano i limiti temporali, le prospettive ideologiche e gli obiettivi. Tuttavia le differenze esistenti tra le lotte per l'emancipazione nel periodo della depressione e della seconda guerra mondiale rispetto a quelle degli anni Cinquanta e Sessanta sono notevoli. Una su tutte è che nelle lotte degli anni Trenta e Quaranta le principali organizzazioni che guidavano la protesta erano il Partito Comunista degli Stati Uniti (PCUS) e il Congress of Industrial Organizations (CIO). Queste uscirono fortemente ridimensionate e poste sulla difensiva dalla stagione del maccartismo e, pertanto, non riuscirono a sostenere le battaglie degli afroamericani nel periodo postbellico. Gli anni Cinquanta furono preceduti da alcune sentenze storiche della Corte Suprema che diedero agli afro-americani la consapevolezza che le loro lotte potevano conseguire risultati positivi sul piano legale, e portarne altrettanti nel campo economico e sociale.
Nel 1948, con la sentenza della Corte Suprema Shelley v. Kraemer, vennero dichiarati illegittimi i restrictive covenants, cioè gli accordi privati tra i proprietari che impedivano ai neri di acquistare o affittare case in alcune zone urbane. In questo modo, specie al Nord si metteva in discussione la segregazione residenziale de facto. Nel 1950 la sentenza Henderson v. United States, dichiarò incostituzionale la segregazione razziale sulle carrozze ristorante nei treni interstatali. La strategia della NAACP, cioè quella della battaglia legale per eliminare la discriminazione e il razzismo dalla società americana, sembrava dare i suoi frutti.

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From movement to organization: orientamenti ideologici e mutamenti organizzativi nel Black Panther Party for Self-Defense

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Informazioni tesi

  Autore: Michele Tondi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Stefano Luconi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 224

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