Valutazione inclusiva
L’insegnante specializzato al sostegno
L’insegnante specializzato al sostegno si presenta come una persona professionalmente complessa e ricca di sfaccettature diverse.
È una persona preparata culturalmente e pedagogicamente con piena titolarità, promotore di una vasta cultura per l’integrazione, qualificato nella realizzazione dell’intervento pedagogico riguardo le condizioni di diversità e disabilità.
Egli riesce ad accogliere l’altro nella molteplicità dei suoi aspetti come parte sostanziale di una comunicazione educativa.
La capacità di ascoltare l’altro e sé stesso è molto importante per comprendere e strutturate modalità adatte di intervento.
Si deve percepire l’insegnante di sostegno come un insegnante diverso che possiede una specializzazione qualificante la sua professionalità e l’intervento speciale esclusivo.
Egli deve saper osservare e scrutare quelle sensazioni ed emozioni che vengono fuori ogni volta che instaura relazioni con soggetti in crescita.
È necessario che egli sappia cogliere le espressioni dei volti, gli sguardi, le mimiche, i comportamenti, le analogie, le mancanze, i movimenti e le loro sequenze, i toni di voce ed i silenzi. L’insegnante di sostegno è un semplificatore di difficoltà, e deve essere, quindi, un ideatore di reti, di trame tra gli allievi di una classe, tra gli insegnanti, tra i genitori e le figure esterne.
C’è il bisogno di instaurare rapporti sinceri, di collaborazione aperta, di riconoscimento in un’ottica propositiva riguardo la risoluzione dei problemi, senza sfuggire agli stessi.
Molto spesso l’insegnante di sostegno nelle sue relazioni con gli altri addetti trova diverse difficoltà ed anche i rapporti non sempre sono facili da gestire con gli stessi allievi e la vita quotidiana della classe.
In questa prospettiva egli dovrebbe: mostrarsi disponibile ad incontrare l’altro e dialogare con il diverso, incoraggiare l’accoglienza delle disuguaglianze e delle differenze di ogni genere.
Mostrare attenzione ai più minimi particolari, cercando di avvertire rapidamente i desideri e i bisogni, anticipando le richieste, in modo da accogliere le intenzioni degli altri dentro la propria sensibilità ed entro il proprio cuore.
L’insegnante di sostegno deve immedesimarsi nell’altro, ascoltando e capendo la sua interiorità.
Pur stando in modo equilibrato in una forma di coerenza intima dove nessuna novità lo può intaccare, egli deve avvertire tutta la potenza delle stimolazioni presenti nella realtà intorno e dentro di lui, per potere realizzare una struttura ricca, armoniosa e dinamica per una maturazione propria e degli altri.
Essere capace di tirar fuori costantemente quelle qualità umane notevoli, in grado di far germogliare nel disabile non solo potenzialità nascoste, ma anche ricostituire quelle capacità che lo presentano sempre più abile in quanto diversamente abile. Quando le condizioni lo consentono si deve far sostituire dagli allievi per far trasmettere le conoscenze le pratiche e le abilità del disabile.
L’insegnante si interroga sulle modalità per agevolare la comprensione, facilitare e agevolare il lessico, le nozioni, come sviluppare i processi mnemonici, come accrescere l’attenzione, la motivazione, l’autocontrollo, ecc.
Egli opera processi metacognitivi sulla sua opera, su quali azioni compie per sostenere un allievo che trova delle difficoltà ad elaborare e usare le proprie competenze.
Quest’azione lo fa migliorare professionalmente, trasmettendo benefici alla sua opera didattica verso tutti gli alunni, anche agli studenti cosiddetti “bravi” che in questo modo apprendono ed imparano in miglior modo se l’insegnamento punta sulla qualità.
Un insegnamento didattico praticato sul campo con stabilità di personalità e perfezionando la dote di esperto in umanità, con la capacità di prestare empatia. Rispondendo a ciò che gli altri si attendono da lui ovvero la capacità di comunicare con sincerità, umiltà, pazienza e modestia.
Con lo scopo di provare ad essere una figura di unione e coordinamento, cooperando con i colleghi per stabilire un progetto di integrazione senza esclusioni di alcun tipo, curando altresì assieme ai colleghi la documentazione in modo da farne un album ricco di eventi scolastici e non solo un archivio impersonale di materiali didattici.
L’azione del documentare diviene una importante auto-testimonianza e attestazione di cosa l’allievo e la sua scuola hanno realizzato. Ovvero, come hanno strutturato e pensato i tempi e gli spazi della vita scolastica rispondente a ciascun allievo, sottolineando i dovuti aggiustamenti metodologici delle didattiche disciplinari. Mostrando come ci si aiuta pensando assieme ai problemi e a ricercare le modalità di affrontarli, maturando la capacità di autoriflessione e valutazione critica del proprio
lavoro tenendo sempre rapporti pacificatori con le famiglie, le associazioni e le istituzioni del territorio.
Per rispondere alle diverse necessità di apprendimento e maturazione umana degli allievi l’insegnante di sostegno deve avere la capacità di prendere decisioni, in un senso critico, su una base pedagogica. Egli è a conoscenza della valenza formativa delle tecniche utilizzate nelle azioni didattiche e dei costituenti rilevanti per la rappresentazione della realtà, e ancor più sul ruolo che svolge la scuola nell’ambito della società contemporanea.
La sua funzione è promuovere la cultura dell’integrazione, è un insegnante contitolare e con pieni poteri nella classe, una figura efficace per gli alunni, con la missione di programmare, progettare strutturare ed eseguire azioni formative con lo scopo di facilitare la riduzione dell’handicap promuovendo una vera educazione inclusiva.
L’insegnante specializzato al sostegno è assegnato alla classe o alle classi dove si trovano allievi con Bisogni educativi Speciali. Egli non è affidato all’alunno in quanto è compito di tutti gli operatori del sistema scolastico promuovere l’integrazione e l’inclusione, con il fine di avviare e agevolare una proficua collaborazione tra tutti gli allievi della classe tenendo in considerazione i loro specifici percorsi di apprendimento.
In questo momento storico della scuola la questione dell’inclusione scolastica risulta essere un tema importante per gli insegnanti, le famiglie e i delegati istituzionali.
I genitori, oggi, considerando il concetto di inclusione prestano la loro attenzione non più sulla legittima richiesta delle ore di copertura per il sostegno, ma piuttosto sul piano educativo formativo da elaborare assieme a tutti gli operatori della comunità scolastica, percepita come comunità educativa ed inclusiva.
Da quanto previsto dai Principi Guida per promuovere la qualità dell’inclusione nella Scuola Inclusiva dell’Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione degli Alunni Disabili del 2003, le buone prassi scolastiche hanno bisogno del coinvolgimento di tutti gli operatori del mondo della scuola.
L’obiettivo fondamentale è la maturazione di competenze dell’alunno nella relazione, nella comunicazione, negli apprendimenti e nella socializzazione.
Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la cooperazione e l’organizzazione sinergica di tutte le componenti esistenti, ed anche una co-progettazione pedagogica, una progettazione puntuale e logica degli interventi riabilitativi, formativi, educativi, come previsto dal P.E.I.
Tutti gli insegnanti sono chiamati in causa per realizzare e progettare il processo di inclusione, in quanto a tutta la comunità scolastica è richiesta la pianificazione di curricoli in relazione dei differenti stili di apprendimento, promuovendo le diverse attitudini. Per strutturare in modo diverso i luoghi di apprendimento, in modo da favorire e rafforzare gli stili cognitivi invogliando ad accogliere le strategie e i materiali didattici, in rapporto alle capacità e ai bisogni specifici degli allievi.
Gli allievi possono esercitare un proprio diritto allo studio, ovvero ottenere un successo formativo solo con un metodo pedagogico aperto ed attivo.
Una carenza di adeguati interventi didattici non diversificati genera una disuguaglianza nei processi di apprendimento che producono differenziazioni nell’accesso alle conoscenze e al sapere.
A questo punto ci si chiede quale sia il ruolo dell’insegnante specializzato di sostegno.
Ebbene l’insegnante specializzato al sostegno, riveste una funzione nuova, più impegnativa e specifica, in quanto non deve più essere inquadrato come il sostegno addetto al solo allievo disabile, ma egli diventa il sostegno all’intero gruppo-classe, cooperando per il raggiungimento di un’equilibrata integrazione e partecipazione reciproca.
Egli è una figura molto significativa ed essenziale, sia nei rapporti con l’insegnante curricolare sia nello stabilire proficue relazioni con tutti gli altri docenti della scuola.
In tal senso diventa un intermediario e un innovatore attivo per una scuola inclusiva ed accogliente, con la capacità di saper affrontare adeguatamente i bisogni specifici di apprendimento e sociali di ogni alunno.
La legge quadro n. 104/1992 e le leggi successive, hanno individuato il principio legislativo inerente i processi di integrazione, sociale e culturale, per persone con problemi di disabilità.
Si indica, altresì, per la figura dell’insegnante specializzato una serie di funzioni che, ne definiscono un componente importante nell’articolato e multiforme mondo della scuola, dove come centralità del suo operato si pone la diversità, pensata ed interpretata come una possibilità indispensabile per una istruzione e educazione di qualità.
In quest’ottica il processo dell’inclusione diviene una componente qualitativa non solo della scuola e dell’ambiente familiare ma di tutta la società di cui fa parte l’allievo disabile, con il fine ultimo di partecipare in maniera positiva ed attiva nella realizzazione di una alleanza pedagogico educativa.
La presenza di alunni con disabilità certificata, nella classe, risulta una realtà molteplice e differenziata, in più vi è la presenza di alunni con disturbi specifici di apprendimento, alunni figli di extracomunitari, alunni con problematiche familiari e psicosociali, e anche alunni che presentano dei comportamenti difficili da gestire.
L’allievo non viene visto più come un soggetto passivo nei processi di comunicazione e relazione ma diventa un soggetto che porta le sue caratteristiche e problematiche che devono essere viste dalla scuola come opportunità in quanto se si vuole pensare ad un processo formativo per tutti è utile partire dalle risorse di ciascun alunno.
La scuola inclusiva ha come obiettivo quello di accogliere tutti gli alunni facendoli partecipare sul piano cognitivo psicologico e relazionale, evidenziando come nelle esperienze scolastiche la diversità venga accettata in maniera positiva nel processo di apprendimento.
Può capitare che l’insegnante di sostegno viva situazioni di disagio, in quanto da un lato diventa il principale docente responsabile della piena azione educativa-didattica per l’alunno certificato e dall’altro si ritrova in una condizione di delega dei suoi colleghi curricolari, tutto ciò può generare delle ricadute sul gruppo classe per quanto riguarda l’aspetto pedagogico dell’attività didattica. Questo aspetto, a volte, ha creato una distorsione tra la funzione, l’intervento nella classe e il ruolo dell’insegnante di sostegno.
Si pensa che l’elemento centrale innovativo e potente sia da ricercare nel posizionare al centro del processo di inclusione la funzione svolta dagli insegnanti curricolari coadiuvati dall’insegnante di sostegno come protagonisti di una progettazione educativa responsabile ed integrata.
L’insegnante di sostegno assume piena titolarità nelle sezioni e nelle classi dove opera, ma certamente negli ultimi anni la tacita abitudine di delegargli l’alunno disabile ha snaturato il ruolo per il quale egli è stato individuato nelle intenzioni della Legge 104/1992.
Tutto ciò è percepibile nelle nostre scuole, dove la presenza dell’insegnante di sostegno è vista come un blocco indivisibile con l’alunno certificato, ma sono presenti anche alcune positive esperienze dove si individua l’insegnante di sostegno come una valida risorsa aggiuntiva per garantire l’inclusione.
Nella scuola tutti gli insegnanti sono chiamati alla elaborazione di una progettazione formativa collettiva, collegiale, coesa tramite determinate strategie pedagogiche approvate da tutto il corpo docente quindi l’insegnante non si occupa solo del suo lavoro e di sé stesso, ma la sua azione è integrata.
Diventa un compito articolato ed importante, in quanto pone al centro del processo di inclusione gli insegnanti di sostegno e gli insegnanti curricolari che collaborano e si sostengono nella programmazione, con il fine di dare vita ad una speciale didattica inclusiva.
Altra risorsa pedagogica fondamentale è rappresentata dai compagni che mettono in azione processi di educazione tra pari ed apprendimento reciproco.
Recenti studi hanno dimostrato che l’autostima e la ricerca di un’autonomia personale degli allievi è influenzata dal lavoro di gruppo, dall’aiuto fra pari, dalla ricerca azione condivisa e questi fattori non aiutano solo gli allievi con disabilità ma tutti i compagni nel percepirsi appartenenti, interessati e complici dell’operato della classe.
Ai giorni nostri tanti insegnanti anche se motivati non hanno l’adeguata preparazione sul piano pedagogico per affrontare situazioni diversificate che hanno bisogno di ingegno e capacità di comprendere per giungere all’apprendimento di tutti.
La cooperazione pedagogica tra l’insegnante di sostegno e l’insegnante curricolare può presentare due principali pericoli da evitare che sono:
1. L’opera dell’insegnante di sostegno che esce fuori dall’aula con l’allievo disabile e trascorre buona parte della giornata in una relazione di reciproca connessione didattica. Quindi si interpreta l’attività di sostegno come esclusivamente individuale e focalizzata solo sull’allievo disabile. Operando in questa maniera non ci si dedica più all’intero gruppo ma si produce, anche, un allontanamento del soggetto disabile dalle dinamiche sociali della classe.
2. Nell’azione educativa e didattica deve essere presente la personalizzazione che non va scissa dai processi di socializzazione, in quanto sono notevoli i miglioramenti, le semplificazioni e le agevolazioni didattiche che porta il lavoro di gruppo.
L’azione didattica del sostegno concentrata soprattutto su un allievo disabile resta segregata e si corre il rischio che non sia più educativa ma diventi socio assistenziale.
A questo punto l’azione inclusiva combinata con il supporto pedagogico sia degli insegnanti curricolari che degli insegnanti di sostegno per giungere e sviluppare una consapevolezza di comunità scolastica, globale e inclusiva. Per compiere una scuola realmente inclusiva è necessaria quindi una compresenza educativa.
Questo processo richiede la collaborazione e l’aiuto di tutti i colleghi, in quanto il solo insegnante di sostegno non si può prender carico di così tante sfaccettature, presenti all’interno della classe nella didattica quotidiana.
Alcune tappe importanti per potere condurre la classe verso una vera inclusione ottemperando ai differenti bisogni personali degli allievi possono essere:
1) essere convinti sull’inclusione, 2) la funzione progettuale e dinamica del Dirigente Scolastico, 3) il ruolo che deve rivestire la figura dell’insegnante di sostegno inteso come parte integrante nella programmazione pedagogica e nella gestione didattica, 4) il lavoro di team come insegnanti che programmano insieme, cooperano, collaborano, certificano l’attività didattica e operano una valutazione con dei meccanismi condivisi, 5) la continua formazione e aggiornamento del docente curriculare per affrontare gli argomenti propri della didattica inclusiva e della pedagogia speciale.
Una questione dibattuta all’interno del mondo della scuola è come viene vista la figura dell’insegnante specializzato al sostegno. Oggi per diventare insegnanti di sostegno è obbligatoria una specializzazione che ha come contenuti l’apprendimento di discipline pedagogiche e la didattica inclusiva, con alla base una completa, varia ed esaustiva preparazione disciplinare.
L’insegnante di sostegno, con la sua formazione, lavora all’interno della classe in una situazione di compresenza con gli insegnanti curricolari, da qui sarebbe interessante strutturare interventi diversificati in maniera facilitante per tutti gli allievi, incoraggiando la partecipazione positiva di tutti gli alunni in classe, tramite attività che trasformino la classe in un laboratorio operativo.
In quest’ottica si potrebbe realizzare l’opportunità di una “cattedra mista”, pensata dalla legge 104. Le azioni dei due docenti devono essere sistemate e armonizzate rispettando una programmazione approvata insieme.
La proposta della cattedra condivisa diventa un esempio importante per una co-gestione pedagogica dei due insegnanti.
Una compresenza non deve essere solo specialistica al servizio della disabilità ma piuttosto per divenire fruttuosa deve possedere aspetti pedagogici trasversali che rendano l’insegnante di sostegno un mediatore e facilitatore attivo.
È importante tenere ben salda l’idea sviluppata nella nostra legge che tutto il mondo ammira, ovvero che è possibile l’inclusione di tutti con gli stessi diritti. Tutte le persone con i propri deficit e diversi gradi di disabilità possono accedere all’educazione, all’istruzione e all’apprendimento.
In una classe si devono valorizzare gli insegnanti di sostegno in quanto possono mettere a disposizione le loro competenze riguardo le materie, dando supporto al collega sia nell’ambito disciplinare specifico sia svolgendo un ruolo di semplificazione e chiarificazione dell’attività didattica in classe.
Ci si auspica che gli insegnanti curricolari siano più sensibili ed abbiano una maggiore preparazione nei confronti della didattica inclusiva e della facilitazione pedagogica.
Riflettere su una scuola inclusiva significa una presa di coscienza ed un pensiero pedagogico concreto che ricada su una azione didattica mirata.
In modo tale che qualsiasi allievo con una propria identità, uno stile di apprendimento personale possa sentirsi agevolato a collaborare, applicando le proprie competenze e accrescendo le proprie potenzialità.
L’obiettivo che si prefigge l’inclusione è quello di garantire il diritto di ciascuno ad accedere al sapere e a prenderne parte, secondo le proprie caratteristiche e le proprie possibilità senza l’esclusione di alcuno.
Si è integrati/inclusi in un contesto, infatti, quando si effettuano esperienze e si attivano apprendimenti insieme agli altri, quando si condividono obiettivi e strategie di lavoro e non quando si vive, si lavora, si siede gli uni accanto agli altri.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Valutazione inclusiva
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Vento |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Pedagogia |
Relatore: | Maria Gioia Pierotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 111 |
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