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Il cancro nella prima infanzia: uno studio longitudinale dello sviluppo cognitivo e motorio dei piccoli pazienti (0-3 anni) in trattamento antitumorale.

L’influenza dell’adattamento genitoriale sul bambino

Compito centrale dell’essere genitori non consiste solo nel provvedere alla crescita del bambino e nel fornirgli un’adeguata disciplina, bensì prevede la creazione delle condizioni necessarie affinché il bambino possa sviluppare le sue molteplici capacità all’interno della sua famiglia e all’esterno di essa (Cowan, Powell & Cowan, 1997). Tutti i comportamenti genitoriali hanno un impatto sostanziale sullo sviluppo del bambino (Darling & Steinberg, 1993) e differenti atteggiamenti di parenting si riflettono in suoi comportamenti stabili e generalizzati (Radke-Yarrow, Zahn-Waxler & Chapman, 1983; Maccoby, 1984; Holden & Miller, 1999).

L’adempimento della genitorialità, tuttavia, tende a subire notevoli cambiamenti di fronte alla diagnosi di una malattia grave come il cancro (Vance & Eiser, 2004). L’adattamento genitoriale alla malattia del bambino, infatti, può ripercuotersi sugli stili di parenting e sui modi in cui i genitori si rapportano tra loro e nei confronti del figlio. L’influenza che il distress psicologico a cui sono sottoposti i genitori di un bambino con una malattia potenzialmente mortale può esercitare sulle loro capacità di assolvere i compiti della genitorialità e di conseguenza sul benessere del bambino non può essere trascurata in un ambito delicato come quello dell’oncologia pediatrica, nel quale l’intervento psicologico va appunto rivolto non solo ai piccoli pazienti ma anche alle loro famiglie. L’aspetto del ruolo che possono avere i genitori nel favorire o meno l’adattamento psicologico del piccolo paziente diviene ancor più importante se ci si occupa di bambini molto piccoli: è risaputo come nei primi anni di vita, i genitori rappresentino l’unico e intero mondo del bambino, capace perciò di guidare e plasmare la sua esperienza.

La letteratura inerente questo ambito riporta diversi studi che si sono occupati della relazione tra adattamento genitoriale e adattamento del bambino alla malattia oncologica. Da una panoramica generale di tali ricerche è possibile notare che elevati livelli di distress nei genitori costituiscono i predittori di un peggiore adattamento sociale, emotivo e comportamentale dei bambini malati (Wolfe-Christensen et al., 2010; Colletti et al., 2008; Newton, 2008) nonché di una sua più bassa qualità di vita (Hullmann, 2010; Roddenberry & Renk, 2008). In particolare, alcuni autori sostengono che lo stress genitoriale incida sull’adattamento del bambino indirettamente. L’elevato stress che si trovano ad affrontare questi genitori determina generalmente un abbassamento delle richieste genitoriali fatte al bambino e di conseguenza un aumento di problemi internalizzanti in quest’ultimo (Wolfe-Christensen et al., 2010). Dolgin e colleghi (1990) invece sostengono che elevati livelli di ansia nei genitori siano predittivi di un maggior uso da parte di questi ultimi di strategie educative punitive e non favorenti l’autonomia, le quali risultano associate a maggiori manifestazioni d’ansia e paura da parte del bambino.

Alti livelli di stress nei genitori, tuttavia, risultano connessi con l’adattamento sociale, comportamentale ed emotivo del bambino anche direttamente. Per esempio, Sawyer et al. (1998) riportano che aumentati livelli di ansia, depressione, insonnia e disturbi somatici nelle madri nel periodo immediatamente successivo alla diagnosi risultano significativamente predittivi di aumentati livelli di comportamenti problematici sia internalizzanti che esternalizzanti nel bambino a due anni dalla diagnosi. Il ruolo predittivo di elevati livelli di distress genitoriale rispetto a problemi internalizzanti nel bambino è confermato da Robinson e colleghi (2007), mentre altri autori (Steele et al., 2004) sottolineano la relazione tra distress genitoriale e disturbi somatici nel bambino.

Colletti e colleghi (2008) riportano come alti livelli di stress genitoriale, ma non i comportamenti iperprotettivi né una maggiore percezione della vulnerabilità del bambino da parte dei genitori, determinino uno scarso adattamento sociale e comportamentale e come elevati livelli di distress associati ad una maggiore vulnerabilità percepita del bambino, ma non i comportamenti iperprotettivi, siano collegati a un minor adattamento emotivo del figlio. Tuttavia l’iperprotezione, in uno studio condotto da Hullmann (2010), emerge in relazione ad una minore qualità di vita del bambino, la quale risulta, anche secondo questi autori, negativamente correlata con la vulnerabilità del bambino percepita dai genitori e con lo stress genitoriale. Inoltre la qualità di vita del bambino, riportata dagli stessi genitori, risulta minore per coloro che evidenziano maggiori livelli di ansia e depressione (Roddenberry & Renk, 2008). Infine, alcuni autori, pur confermando la relazione tra maggiori livelli di distress genitoriale e un peggior adattamento nel bambino, sottolineano il ruolo della resilienza personale di quest’ultimo, la quale può sempre costituire un fattore protettivo nella prevenzione delle diverse difficoltà di adattamento psicologico (Newton et al., 2008).

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Il cancro nella prima infanzia: uno studio longitudinale dello sviluppo cognitivo e motorio dei piccoli pazienti (0-3 anni) in trattamento antitumorale.

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Bersini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia clinico-dinamica
  Relatore: Fabia Capello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 217

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Parole chiave

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ospedalizzazione
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studio longituditunale
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interventi bambini malati

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