Federalismo e democrazia nel pensiero politico di Alexis de Tocqueville
L’indipendenza dei giudici nel pensiero di Alexis de Tocqueville
Si rende necessario premettere che gli Stati Uniti d’America, sui quali Tocqueville scrisse, fanno riferimento ad un Paese di common law, cioè un Paese nel quale, a differenza di quelli continentali europei di derivazione romanistica, la principale fonte del diritto era (ed è tuttora) costituita dalle sentenze dei giudici.
Avvicinandoci a grandi passi al periodo di Tocqueville, ricordiamo che nel sec. XVIII gli illuministi, fautori della divisione dei poteri e della chiarezza delle leggi, erano stati fermamente avversi ad un’ attività del giudice che, in ossequio all’equità, si fosse spinto a lenire quello che ritenevano dovesse essere il giusto rigore della legge: ciò si sarebbe risolto in un nuovo arbitrio, che avrebbe vanificato il loro impegno per l’invocata certezza del diritto.
Lo spirito liberale che la Restaurazione postnapoleonica non era riuscito a soffocare, passò dall’originaria matrice individualistica circoscritta alla mera protezione del singolo agire da interferenze esterne, a nuovi obiettivi di coinvolgimento sociale. Ne derivò la partecipazione del singolo, tramite la rappresentanza parlamentare, al processo di decisione della legge, che lo rese compartecipe del potere sovrano cui spontaneamente si sottometteva.
Onde evitare tuttavia che la democrazia fagocitasse il liberalismo, cioè che la mera logica dei numeri potesse prendere il sopravvento sull’individuo, occorrevano degli antidoti a tutela delle minoranze: questo problema fu centrale nel pensiero e nell’opera di Alexis de Tocqueville. Egli vide chiaramente che la mobilità delle classi sociali era una forza positiva che poteva scongiurare tendenze involutive, al pari della nascita di tante associazioni intermedie fra lo Stato ed il cittadino. Non a caso l’attenzione di Tocqueville si era soffermata con particolare enfasi su quella realtà di base di origine medioevale che era rappresentata dal Comune, la cui genesi era a lui ben nota, in ragione della sua formazione storicogiuridica.
Nel nuovo Mondo tale realtà si era configurata da subito come la struttura organizzativa fondamentale, il che fu puntualmente rilevato dal pensatore francese, che così annotò: “nel Comune, come dappertutto, il popolo è la fonte dei poteri sociali, ma in nessun luogo esercita la sua funzione così direttamente… Il corpo degli elettori, dopo aver nominato i magistrati, li dirige lui stesso in tutto ciò che non è pura esecuzione delle leggi dello Stato”.
Questa riflessione sulla positività di un sistema elettivo delle magistrature locali, con gli inevitabili condizionamenti legati alle maggioranze che le avevano votate, non è in contrasto – come vedremo – con il suo fermo sostegno all’autonomia di quelle federali, riconducibile alla diversa logica della necessaria unitarietà dello Stato centrale, di cui le seconde erano espressive.
L’America dunque gli apparve l’organizzazione statuale ideale, nella quale gli individui da soli, o nelle agglomerazioni intermedie, potevano liberamente decidere del loro futuro prima di qualsiasi intervento da parte del potere centrale: ecco allora il decentramento amministrativo, l’esercito federale, il sistema radicato delle libertà civili e politiche,e così via.
Prendendo nettamente le distanze da molti suoi connazionali, esponenti di un liberalismo con forti venature anticlericali, Tocqueville sostenne che innanzi alla modernizzazione, di fronte a delle masse assetate solo di maggior benessere, occorreva recuperare lo spirito della religione, per scongiurare la tentazione di un “dispotismo paterno” volto ad addormentare le coscienze dei cittadini, attraverso il soddisfacimento delle loro sole istanze materiali.
Tocqueville, dunque, osservò un incontro non soltanto tra il liberalismo e la democrazia, ma anche tra il primo e la religione, per armonizzare le giuste aspirazioni di crescita economica di una collettività, con le superiori esigenze dell’innalzamento spirituale della stessa. […]
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Orlando |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | UniCusano - Università degli Studi Niccolò Cusano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze internazionali e diplomatiche |
Relatore: | Giangiacomo Vale |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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