Il giornalismo partecipativo come bene comune: modelli e figure professionali
L’incerta economia del giornalismo partecipativo
Abbiamo fin ad ora osservato come gli individui, attraverso l’azione globale, partecipano alla creazione di nuove voci su Wikipedia, alla nascita del sistema operativo Linux e all’ideazione dell’informazione partendo dal basso attraverso siti e piattaforme collaborative. Ciò avviene, nella quasi totalità dei casi, senza un compenso monetario. Secondo Clay Shirky: “oggi possiamo trarre più valore dalla partecipazione volontaria di quanto si sarebbe mai potuto immaginare, grazie alla maggiore possibilità di connessione e al miglioramento della nostra capacità di immaginare cosa questa partecipazione potrebbe permettere”. Siamo dunque di fronte all’economia della produzione sociale, dove gli utenti contribuiscono a un progetto per il quale non si viene pagati perché c’è più autonomia individuale e una maggiore equità all’interno della comunità globale. Sul piano dei contenuti gli utenti hanno tutti o quasi le stesse opportunità e i mezzi per dare visibilità ai loro contributi; l’unico valore che li differenzia è la creatività. Sembrerebbe sbagliato dire che solo il denaro si trova al centro dell’economia contemporanea. Naturalmente i soldi rappresentano una parte fondamentale della società capitalista, ma non sono l’unica strada che si può percorrere nell’ambito della new economy. Le motivazioni che spingono gli utenti della Rete alla collaborazione sono sia intrinseche che estrinseche. Le motivazioni estrinseche assumono la forma di offerte di denaro o costi legati a un comportamento e le motivazioni intrinseche, che hanno origine nella persona stessa, sono date dal piacere e dalla soddisfazione personale. Ma le motivazioni intrinseche hanno sempre caratterizzato l’agire e il comportamento umano; la differenza è che oggi queste hanno un peso e una possibilità di emergere globalmente e pubblicamente in maniera maggiore. “Un tempo avevamo l’abitudine di perseguire le nostre motivazioni intrinseche in privato, da soli o con amici e parenti. Il legame tra motivazione intrinseca e azione privata però non è mai stato profondo. Ai tempi in cui entrare nella pubblica arena era difficile - e faticoso come secondo lavoro – la maggior parte di noi semplicemente lasciava perdere. Oggi le barriere sono basse abbastanza da permettere a chiunque di noi di cercare, e quindi di unirsi, con spiriti affini. I mezzi per sfruttare il nostro surplus cognitivo sono i nuovi strumenti che abbiamo a disposizione, che consentono e premiano la partecipazione. Le motivazioni che ci spingono a usare quegli strumenti sono le vecchie motivazioni intrinseche che prima demandavamo alla sfera privata e che oggi si esprimono in pubblico”. E’ stato mostrato che in molte circostanze aggiungere la presenza di denaro in un’attività che precedentemente non prevedeva compensi non aumenta, anzi riduce il livello di attività. Concentrandosi nello specifico sulle pratiche di giornalismo partecipativo è facile notare come sono ancora poche le piattaforme che offrono dei soldi ai contenuti migliori e, almeno per adesso, i citizen journalist non sono condizionati dalla retribuzione economica e la possibilità di partecipare a un miglioramento del panorama informativo pare sia una motivazione molto più allettante e soddisfacente. Il grande successo di questo fenomeno e dell’economia dell’informazione in rete, affrontata nei capitoli precedenti, è dato dalla modularità e dalla granularità della stessa.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il giornalismo partecipativo come bene comune: modelli e figure professionali
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Marcarelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Comunicazione pubblica, sociale e politica |
Relatore: | Enrico Rebeggiani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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