La psicologia di massa nell’analisi del totalitarismo
L’importanza della psicologia collettiva
Secondo Reich ogni forma sociale regressiva deriva dall’aver sottovalutato l’importanza che ricopre la psicologia collettiva, la quale però per funzionare come una vera e propria scienza deve penetrare nella natura particolarmente contraddittoria dell’uomo e scoprire la reazione politica nel comportamento e nella struttura delle masse lavoratrici, descriverla ed aiutare ad eliminarla. La democrazia di uno stato non può essere data solamente dall’abolizione delle istituzioni dittatoriali o autoritarie.
“Una statizzazione o una socializzazione della produzione da sole non cambiano nulla nella schiavitù umana.”
Il vero problema è che le masse sono incapaci di essere libere, infatti, mai nella storia sono riuscite ad organizzare e sviluppare la libertà conquistata. Reich crede che l’unica via grazie alla quale questa libertà possa essere sviluppata sia attraverso la forza delle nuove generazioni, con l’individuazione di tutte le forze vitali presenti nell’individuo e l’eventuale eliminazione di quelle che impediscono la funzione spontanea di queste forze.
Ciò che deve essere conquistato è l’eliminazione di tutti gli ostacoli della libertà. Per cambiare psicologicamente la massa è necessario proteggere l’energia sessuale della repressione sin dalla prima infanzia. Reich quindi, prospetta un’educazione della società non tramite un intervento mirato a regolare la natura umana, ma facendone emergere l’essenza più profonda. Infatti, è la repressione la causa della passiva adesione dell’uomo al fascismo, al capo; non gli istinti primitivi tipici della natura umana. La fiducia di Reich nelle potenzialità della massa deriva dal convincimento di un possibile cambiamento della struttura psicologica dell’uomo. Reich con la sua analisi ci da uno spaccato della società capitalistica dove l’uomo massa ormai ha preso il sopravvento. Non si allontana dalla riflessione di Freud ritenendo sempre centrale la repressione sessuale come origine di comportamenti passivi nella società. Insiste però sull’importanza della psicologia per riuscire a comprendere come questa massa si sia formata e perché le spiegazioni economiche da sole non bastano. La sua polemica contro il marxismo riguarda proprio la scarsa attenzione da quest’ultimo attribuito al fattore soggettivo. La soluzione prospettata con la sublimazione delle energie sessuali grazie al lavoro ed un profondo cambiamento per la società risulta leggermente utopistica, ma ciò non toglie che il lavoro di Reich con la sua analisi profonda delle casualità che hanno portato alla nascita dello stato totalitario non debba essere sottovalutato e ritenuto valido anche se poco conosciuto.
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La psicologia di massa nell’analisi del totalitarismo
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Informazioni tesi
Autore: | Bianca Maratea |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Gianni Dessì |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 66 |
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