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Il liquidity risk management tra crisi e Basilea 3. Evidenze su un campione di banche europee.

L’impatto di Basilea 3 e i risultati degli studi di impatto quantitativo

Il Comitato di Basilea e il Financial Stability Board hanno analizzato l’impatto macroeconomico della riforma a livello globale, sia nella fase di transizione che nel lungo periodo. Per i paesi rappresentativi delle economie del G20, nel lungo periodo l’effetto complessivo delle riforme sulla crescita economica dovrebbe essere ampiamente positivo, per il fatto che la maggiore solidità del sistema finanziario ridurrà la probabilità di crisi finanziarie e le ricadute negative sulla crescita economica.
Le stime relative all’effetto nella fase di transizione indicano che i più elevati requisiti di capitale abbasserebbero il tasso di crescita medio annuo del PIL di circa 0,03 punti percentuali. Questa previsione tiene conto sia della reattività media del PIL a un aumento di un punto percentuale del requisito di capitale, sia dell’effettivo volume di capitale necessario per soddisfare la nuova regolamentazione (il cosiddetto “capital gap”, che varia da paese a paese in funzione del grado di capitalizzazione di partenza). I nuovi requisiti di liquidità determinerebbero una ulteriore compressione della crescita annua del PIL non superiore allo 0,02%. Per l’Italia le stime degli effetti della nuova regolamentazione sono in linea o leggermente inferiori a quelle degli altri principali paesi. Naturalmente, sia le stime ricavate in ambito internazionale sia quelle relative al nostro paese sono soggette ad ampi margini di incertezza, e possono variare in funzione delle ipotesi adottate.
L’incognita vera è rappresentata dalla risposta che daranno le banche alla nuova regolamentazione: il pericolo è quello di un aumento dei tassi sui prestiti per mantenere il ROE in linea con le valutazioni di mercato, ma soprattutto una riduzione dell’offerta di credito dovuta alla volontà di ridurre la rischiosità nei propri bilanci. Una ridotta disponibilità di credito e un incremento dei costi di finanziamento può incidere significativamente sulla spesa di famiglie e imprese, già compromessa dalla crisi.
Il Macroeconomic Assessment Group (MAG) stima un incremento di liquidità pari al 25% dello stock di attività liquide detenute dalle banche, considerando un allungamento della scadenza della raccolta wholesale. Per raggiungere un tale livello di liquidità, il MAG stima che gli spreads sui prestiti dovrebbero aumentale di 14 punti base. Il Long-term Economic Impact (LEI) stima invece che il raggiungimento del target richiesto dal NSFR richiederà un innalzamento di 25 punti del tasso sui prestiti bancari, di cui 14 punti riguardano l’interazione tra liquidità e requisiti di capitale.
Il Comitato di Basilea ha tenuto conto di queste possibili conseguenze, pianificando un lungo periodo di transizione (grandfathering) che si concluderà nel 2018, ma le nuove regole potrebbero comunque causare una modesta crescita del PIL nel medio termine. Inoltre, se le banche si dovessero sentire forzate dai competitors o dai mercati finanziari ad accelerare la transizione ai nuovi standards, il leggero calo del PIL visto in precedenza potrebbe essere più accentuato e rapido.
A questo punto è lecito domandarsi se gli oneri della nuova regolamentazione siano giustificati dal beneficio sociale derivante dalla maggiore stabilità finanziaria o se invece siano così elevati da condizionare eccessivamente l’operatività degli intermediari. Un tentativo di analisi dei costi e dei benefici può essere condotto esaminando i risultati delle analisi di impatto quantitativo condotte dal Comitato di Basilea e dalla European Banking Authority (EBA).
La prima valutazione dell’impatto sulle banche di Basilea 3 è stata stimata attraverso il cosiddetto “studio d’impatto quantitativo” (Quantitative Impact Study, QIS), condotto nel 2010 dal Comitato di Basilea utilizzando dati su base consolidata relativi al 31 dicembre 2009 di un campione di 263 banche appartenenti a 23 paesi membri del Comitato. La copertura dei paesi membri del loro sistema bancario è molto elevata per le banche del Gruppo 1, raggiungendo il 100% in alcune giurisdizioni, mentre è risultata più bassa nella media per gli intermediari del Gruppo 2. Per l’Italia hanno partecipato intermediari che rappresentano il 75% circa del totale attivo del sistema. Il campione di banche è stato suddiviso in due gruppi: nel gruppo 1 sono stati inclusi gli intermediari con un eccesso di capitale TIER 1 di 3 miliardi di euro, ben diversificati e attivi a livello internazionale; tutte le altre banche sono state incluse nel gruppo 2.[...]

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Il liquidity risk management tra crisi e Basilea 3. Evidenze su un campione di banche europee.

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Informazioni tesi

  Autore: Dario Esposito
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Economia
  Corso: Banca, borsa e assicurazioni
  Relatore: Paola Ferretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 205

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Parole chiave

risk management
basilea 3
liquidity risk
crisi del debito sovrano

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