Tra carcere e territorio: la sperimentazione dell'agente di rete per il reinserimento sociale dei detenuti. L'esperienza della casa circondariale di Bergamo.
L’impatto della riforma e la legge Gozzini
Ogni legge incontra delle difficoltà nella sua applicazione; spesso accade che una buona riforma non venga accompagnata dagli interventi necessari e riformarne il personale: come spiega Gozzini (in Lovati, 1988), il personale della sicurezza e quello amministrativo è rimasto per lunghi anni ancorato a normative vecchie e inadeguate, mentre le nuove figure introdotte con la riforma - educatori, assistenti sociali- non hanno avuto per diverso tempo uno status professionale preciso e una definizione puntuale dei rapporti con le altre categorie di operatori. Ma per la riforma penitenziaria del ‘75 vi fu anche un altro ostacolo non prevedibile che andò ad aumentare la diffidenza e l’ostilità della gente verso una nuova visione del carcere; si tratta dell’esplosione della criminalità organizzata, sia terroristica che comune, e del conseguente allarme sociale. Tale situazione ha avuto immediate conseguenze negative sulla legge, in particolare sull’istituto dei permessi: “mancati ritorni, ossia evasioni in qualche modo favorite legalmente, e alcuni reati, fino all’omicidio, commessi da detenuti in permesso, fecero sì che, ad appena due anni dall’entrata in vigore della legge, si tornasse indietro, riducendo quasi a zero la possibilità di concedere un permesso” (Gozzini, in Lovati, 1988, p. 31). Naturalmente, tutto questo va letto con la lente particolarissima del clima di quegli anni, tant’è che una successiva indagine della magistratura dimostrò che la percentuale degli esiti negativi dei permessi concessi non superava il 3%, ossia il limite considerato pienamente accettabile e fisiologico nei paesi in cui questo istituto era stato sperimentato da tempo. Evidentemente, allora come oggi, emergeva con chiarezza il ruolo dei media, che davano notizia dei soli fatti negativi (ossia di quel 3%) ma non dei fatti positivi di ordinaria amministrazione, cioè di quel 97% di detenuti che usufruivano regolarmente del permesso e che, di conseguenza, potevano coltivare i loro interessi affettivi o di lavoro ponendo le premesse per un positivo reinserimento nella società e accettando più volentieri la pena.
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Tra carcere e territorio: la sperimentazione dell'agente di rete per il reinserimento sociale dei detenuti. L'esperienza della casa circondariale di Bergamo.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberta Bettoni |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie |
Corso: | Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali |
Relatore: | Alberto Giasanti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 166 |
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