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Infanzie, scioperi e ''diritto al futuro'': riflessioni a partire dai Fridays For Future, per un'educazione ecologica

L’impatto della crisi ambientale sull’infanzia e l’adolescenza

"Potrebbe non esserci una più grande e crescente minaccia per i bambini del mondo - e i loro figli - del cambiamento climatico." (Unicef, 2015, p.6)

Con questo forte messaggio si apriva Unless we act now, il rapporto pubblicato dall’Unicef nel 2015 – a pochi giorni dalla 21° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) di Parigi – incentrato sull’impatto del cambiamento climatico sull’infanzia. Il documento sottolineava come le conseguenze della crisi climatica fossero peggiori per le generazioni più giovani, rispetto a quelle adulte, analizzando i principali pericoli ambientali che le fanciulle e i fanciulli devono affrontare. Il rapporto stimava oltre mezzo miliardo di fanciulle e fanciulli in zone a rischio alluvioni estremamente elevato, e quasi 160 milioni in zone con alti o altissimi livelli di siccità. Altre emergenze riguardavano le ondate di calore e l’inquinamento dell’aria. Il cambiamento climatico avrebbe inoltre aumentato la frequenza di questi disastri naturali, stimati cinque volte più frequenti rispetto agli anni Settanta del secolo scorso (Unicef, 2015). Purtroppo, e nonostante le promesse siglate nell’Accordo di Parigi, nemmeno negli anni successivi al 2015 ci sono stati miglioramenti. Quello siglato alla COP21, tenutasi nella capitale francese, è il primo accordo globale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, con il quale i 196 Stati firmatari si impegnano a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, con l’obiettivo di arrivare ai 1.5°C (rispetto ai livelli pre-industriali). Nonostante queste dichiarazioni, il sesto rapporto del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc) – pubblicato nell’agosto del 2021 e considerato il più dettagliato di sempre (Il Post, 2021) – ha evidenziato il peggioramento della crisi ambientale e climatica. Gli ultimi cinque anni, infatti, sono stati i più caldi dal 1850 ad oggi, e i livelli di anidride carbonica i più alti negli ultimi 2 milioni di anni (Il Post, 2021). Questo aumento di temperatura a livello globale comporta l’aumento della frequenza e dell’intensità di quegli eventi estremi citati nel rapporto dell’Unicef (2015) che minano, ancor più gravemente, la salute e le condizioni di vita delle fanciulle e dei fanciulli. Il documento dell’Ipcc, inoltre, afferma come il cambiamento del clima sia “inequivocabilmente” causato dall’attività umana. Un’evidenza che legittima in toto le proteste e le richieste delle giovani e dei giovani attivisti per il clima, i quali chiedono con forza azioni concrete ai Governi.

Nel 2021, l’Unicef ha pubblicato un altro importante rapporto intitolato "The climate crisis is a child rights crisis" (Unicef, 2021a). Il documento aggiorna i dati del 2015 sulle conseguenze della crisi climatica sulle fanciulle e i fanciulli e, inoltre, si concentra attentamente sull’impatto della stessa sui loro diritti. Interessante e significativo è il fatto che il rapporto si apra con una dichiarazione di Fridays For Future, firmata, in particolare, da Adriana Calderón (Messico), Farzana Faruk Jhumu (Bangladesh), Eric Njuguna (Kenya) e Greta Thunberg (Svezia). Le giovani e il giovane evidenziano subito la gravità della crisi ambientale per l’infanzia: “Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per i bambini e i giovani del mondo” (Unicef, 2021a, p.4). Sin da queste prime parole risulta evidente come ci si trovi di fronte a una certezza, non più una probabilità, come veniva invece dichiarato nel rapporto del 2015102. Uno dei principali punti critici della questione, infatti, è rappresentato dal fatto che tutt’oggi la crisi ambientale viene spesso percepita come un fenomeno lontano, nello spazio e nel tempo, soprattutto dai Paesi più ricchi e meno esposti ai disastri naturali. "Non possiamo permettere che questa ingiustizia continui. È immorale che i Paesi che hanno fatto di meno soffrano per primi e più gravemente” (Unicef, 2021a, p.5), affermano le/i quattro attiviste/i, richiamando il tema della giustizia ambientale. Ad essere in pericolo, quindi, non sono solamente le generazioni future, bensì le bambine e i bambini del presente. “La crisi sta accadendo ora” (Unicef, 2021a, p.5), perciò è necessario iniziare a trattare il cambiamento climatico come una vera emergenza e agire urgentemente e concretamente per far sì che le bambine e i bambini, le giovani e i giovani possano ereditare “un pianeta vivibile” (Unicef, 2021a, p.5). Per questo motivo, Calderòn, Faruk Jhumu, Niguna e Thunberg dichiarano che il movimento FFF continuerà a scioperare e crescere, finché i governanti non cambieranno “il corso dell’umanità” (Unicef, 2021a, p.5).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Infanzie, scioperi e ''diritto al futuro'': riflessioni a partire dai Fridays For Future, per un'educazione ecologica

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Informazioni tesi

  Autore: Nadia Girelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Pedagogia
  Corso: Pedagogia
  Relatore: Silvia Demozzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 185

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Parole chiave

ecologia
bateson
diritti dell'infanzia
pedagogia dell'infanzia
problematicismo pedagogico
fridays for future
diritto alla partecipazione
educazione
scioperi per l'ambiente
adultizzazione
climate strike

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