L'immagine dell'altro nei mediascape

L'Italia, un tempo terra di emigrazione, subisce a partire dalla fine del Novecento, profondi cambiamenti e rivolgimenti, che la trasformano in terra di immigrazione.
Si registra così la rottura di quell'equilibrio unitario, faticosamente raggiunto nel passato, determinata dall'azione concomitante di svariati fattori: l'aumento del numero di soggetti provenienti da altre nazioni, il decremento del tasso di natalità, l'emigrazione intellettuale. Il nostro paese non presenta un modello migratorio omogeneo.
Tale disomogeneità si individua, innanzitutto, negli indicatori di distribuzione sul territorio. La maggior parte degli immigrati risiede nelle regioni del Nord e del Centro del paese, dove si concentra l'86,9% degli stranieri residenti. Al sud invece si registra una percentuale del 9,3%. Il fenomeno migratorio italiano, inoltre, nasce e si qualifica prevalentemente come urbano, calcolando che più di un terzo della popolazione
straniera si stanzia nei capoluoghi di provincia. Tra questi Roma, Milano e Torino si posizionano ai primi posti nella graduatoria per numero di residenti stranieri, superando le centomila unità. Un altro settore in cui si evidenziano disparità è ad esempio quello dell'inserimento dei migranti nel mercato del lavoro, caratterizzato da modalità e strategie differenti, in relazione al Sud e al Nord dell'Italia.
Dato, questo, che dipende essenzialmente dai due differenti modelli di sviluppo economico, che si individuano tra il settentrione e il meridione del paese, fin dai tempi della questione meridionale, spaccato in due tra l'arretratezza economica del sud e l'incalzante sviluppo economico industriale del nord.