Il Microcredito come strumento di sviluppo: alcuni casi studio
L’evoluzione del settore del microcredito negli ultimi anni
Negli ultimi anni il microcredito ha avuto una notevole crescita ed una particolare evoluzione. Il biennio 2010-2011 è stato, infatti, fondamentale per lo sviluppo della normativa di questo strumento ma di ciò parlerà più approfonditamente nel prossimo paragrafo. Dal punto di vista dell’evoluzione economica e conoscitiva del microcredito si può riscontrare, invece, un progresso concreto a partire dal 2012 anche grazie alla risoluzione definitiva della normativa in merito. Il 23 ottobre del 2013 a Roma, l’Ente Nazionale per il Microcredito ha organizzato il convegno Le Multiformi Caratteristiche del Microcredito, a conclusione del progetto di studio e monitoraggio delle iniziative di microcredito avviate in Italia a partire dalla fine del 2010 sino ad ottobre del 2013.
Leggendo il rapporto finale, si possono trarre dei punti salienti in merito alla crescita delle iniziative promosse, alla loro situazione dal punto di vista territoriale e alla valutazione data dai beneficiari del credito. Innanzitutto, si può notare come nel 2012, è stata accolta solo la metà delle richieste di microcredito presentate. Inoltre, solo una minima percentuale dei programmi veniva attivata entro i confini delle regioni facenti parte del cosiddetto Piano Convergenza, orientato allo sviluppo economico delle regioni del Mezzogiorno d’Italia. Nello stesso anno, sono aumentate le erogazioni per il microcredito sociale e diminuite quelle per il microcredito imprenditoriale.
Altro punto saliente è costituito dalla percentuale di regioni coinvolte nei progetti; nel 2012 le regioni erano 11: Piemonte, Valle d’Aosta, Umbria, Marche, Toscana, Lazio, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Nel 2013, a queste si sono aggiunte Abbruzzo, Campania e Puglia, facendo aumentare la percentuale e le erogazioni totali dei microcrediti concessi.
Sei delle regioni promulgatrici di programmi hanno costituito un fondo di garanzia (come si è potuto constatare in alcuni dei progetti elencati nel paragrafo 1.2) e tramite questo le banche anticipano i fondi da erogare. L’Ente Nazionale per il Microcredito, nel suo rapporto, fa notare come questa forma di fondo garanzia sarebbe potuta essere un’arma a doppio taglio: se da un lato poteva essere considerata un’ottima scelta in caso di mancanza di fondi, dall’altro lato «consente alle banche di avere una forte influenza sulla scelta degli effettivi beneficiari. È in programma la destinazione al microcredito di parte del Fondo centrale di garanzia per le PMI, che è un fondo a ponderazione zero che non ha costi per le banche in termini di rischiosità-vigilanza; in tal modo le regioni potranno aprire una quota presso questo fondo ed essere meno soggette alla loro discrezionalità».
Infine, il livello di soddisfazione complessivo da parte dei beneficiari ha una percentuale molto positiva. Stando ai dati del rapporto, circa l’80% si dichiara pienamente soddisfatto, dichiarando che senza il credito concesso sarebbe stato difficile, e in alcuni casi impossibile, realizzare ciò che aveva ideato; la restante percentuale non vede nel microcredito l’unica via di “salvezza”, ma ammette comunque che è stato un ottimo strumento per superare la problematica che gli si era presentata. Se ci si ferma a valutare la condizione lavorativa ex post, si rileva come questa sia effettivamente migliorata e solo in minima parte si ha un peggioramento.
Dal punto di vista della condizione ex post per coloro che hanno usufruito del microcredito sociale, i dati hanno rilevato una condizione invariata. Se il microcredito viene utilizzato per risolvere problemi di breve periodo, quali il pagamento di utenze domestiche, imposte o tasse per l’istruzione dei figli, in un nucleo con un’economia familiare piuttosto compromessa, è altamente probabile che, esaurito il beneficio immediato, la situazione torni a essere problematica. È indubbio che un microcredito che punti a stabilizzare la condizione economica della famiglia, specie dal punto di vista lavorativo, presenti più alte probabilità di successo nel fornire una soluzione definitiva (o almeno a lungo termine) del problema.
Da un simile ragionamento, sembrerebbe derivare l’idea di una maggiore efficacia del microcredito imprenditoriale rispetto al microcredito sociale. In realtà, le finalità sono bene distinte (come si vedeva nel par. 2.2.1), così come distinte sono le soggettività che richiedono l’accesso all’uno o all’altro tipo. L’individuo che richiede il microcredito sociale, per un verso, ha diritto a un aiuto immediato per alleggerire una condizione economica difficile; per altro verso, ha diritto a un intervento di riforma strutturale del mercato del lavoro in un paese (come l’Italia) che non è ancora riuscito a garantire, attraverso questo percorso, maggiore stabilità per le fasce di popolazione più precarie. In ogni caso, dai report analizzati, si può concludere che la maggior parte dei beneficiari si ritiene soddisfatto dello strumento del microcredito.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Microcredito come strumento di sviluppo: alcuni casi studio
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Informazioni tesi
Autore: | Deborah Gerardi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Scienze Sociali |
Corso: | Sociologia e Ricerca Sociale |
Relatore: | Vitantonio Gioia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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