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Sovranità digitale: la nuova sfida dell'Unione Europea nei confronti del ''Sesto Potere''

L’Europa al centro della tech war tra Stati Uniti e Cina: alla ricerca della sovranità digitale

Dopo che il tema della sovranità digitale è stato portato alla luce nel 2019 grazie al progetto GAIA-X, negli anni a venire esso è stato ripreso in numerosi atti dell’Unione: già a febbraio 2020, prima dell’esplosione della pandemia, nella Comunicazione della Commissione Plasmare il futuro digitale dell’Europa si legge che ‹‹la sovranità tecnologica europea (…) richiede la creazione delle giuste condizioni affinché l'Europa possa sviluppare e utilizzare le proprie capacità chiave, riducendo in tal modo la dipendenza da altre parti del mondo per le tecnologie più importanti. Tali capacità rafforzeranno l'abilità dell'Europa nel definire le proprie regole e i propri valori nell'era digitale744››. Nella Comunicazione della Commissione Una strategia europea per i dati, si pone l’accento sul fatto che ‹‹concorrenti quali Cina e Stati Uniti stanno già innovando rapidamente e proiettando a livello mondiale i loro concetti di accesso ai dati e loro utilizzo. Negli Stati Uniti, l'organizzazione dello spazio di dati è affidata al settore privato, con ripercussioni significative in termini di concentrazione. In Cina si assiste a una combinazione tra sorveglianza governativa e forte controllo delle imprese Big Tech su massicce quantità di dati, senza sufficienti garanzie per i cittadini745››. Dunque, nel 2020 l’Unione inizia a rendersi conto che un numero ridotto di grandi imprese tecnologiche detiene attualmente buona parte dei dati disponibili a livello mondiale. Così, la Commissione ritiene che ‹‹al fine di mettere a frutto il potenziale dell'Europa dobbiamo trovare una nostra strada europea, che consenta di equilibrare il flusso e l'ampio utilizzo dei dati mantenendo allo stesso tempo alti livelli di privacy, sicurezza, protezione e norme etiche746››. Un anno dopo – in risposta agli impegni enunciati dalla Presidente nel discorso sullo Stato dell’Unione, e alle azioni definite nella strategia Plasmare il futuro digitale dell’Europa, il quadro diventa ancora più chiaro con la Comunicazione della Commissione Bussola per il digitale 2030 (c.d. Digital Compass), specialmente a seguito dell’esperienza pandemica. La Bussola delinea le ambizioni, le tappe e i mezzi per raggiungere la sovranità digitale entro tale anno, attribuendole subito delle caratteristiche prettamente europee: è immediatamente collegata ad un ‹‹mondo interconnesso››, rigettando dunque qualsivoglia istanza di sovranismi e nazionalismi; è raggiungibile se – attraverso lo sviluppo e l’utilizzo delle capacità tecnologiche di cui l’Europa dispone – i cittadini e le imprese diventano autonomi e responsabili nello sfruttare i benefici della trasformazione digitale, rigettando quindi l’idea che la sovranità digitale sia ad esclusivo appannaggio delle istituzioni e dotandola di una dimensione antropocentrica, dove i soggetti sono autonomi e responsabili nel mondo digitale, per trarre beneficio da esso. Come osserva il Consiglio affari esteri, la pandemia ha evidenziato ancora di più l’indispensabilità delle tecnologie digitali ‹‹per la resilienza economica e sanitaria di un Paese, rendendo la trasformazione digitale e la sovranità dell'Europa in tale ambito una questione di importanza esistenziale747››. La Bussola, inoltre, sottolinea che la pandemia ha altresì messo in luce ‹‹le vulnerabilità del nostro spazio digitale, la maggiore dipendenza da tecnologie critiche spesso non europee e il ricorso a poche grandi imprese del settore tecnologico748››. Infatti, è emersa la criticità della dipendenza dell’Europa nell’ambito tecnologico sia dagli Stati Uniti che dalla Cina: la carenza della produzione di semiconduttori nell’Unione, la debole centralità europea nel campo delle infrastrutture critiche come cavi sottomarini e data center, l’inesistenza di piattaforme digitali competitive sul mercato, la debole presenza nel settore delle nuove tecnologie cloud, edge computing, Big data, blockchain e intelligenza artificiale, e la vulnerabilità dei dati di cittadini e imprese europee. Con riguardo a questo ultimo aspetto, basti pensare che ‹‹il 92% di tutti i dati del mondo occidentale è conservato su server di proprietà di soggetti statunitensi749››. Inoltre, le crescenti tensioni tecnologiche tra Stati Uniti e Cina costituiscono un’ulteriore spinta per l’Unione verso la ricerca della sovranità digitale, perché questo scontro bilaterale si riflette inevitabilmente sull’Unione, che in tal modo potrebbe diventare un critico campo di battaglia nella lotta per la supremazia tecnologica e industriale750. Ad esempio, già nel 2020 il Presidente Trump aveva annunciato l’intenzione di bandire l’app TikTok, considerato uno strumento sia di propaganda del PCC che di raccolta illecita di dati personali dei cittadini americani (come la geolocalizzazione), soprattutto a seguito dell’ammissione, da parte della sua società controllante ByteDance, dell’utilizzo illecito di strumenti di tracciamento dati da parte dei suoi dipendenti a danno di due giornalisti americani e un gruppo di persone ad essi collegato751.

L’obiettivo sarebbe stato ottenere informazioni come gli indirizzi IP dei giornalisti, così da ottenere la loro posizione geografica per controllare se i reporter fossero stati a contatto con altri impiegati di TikTok, sospettati di aver passato informazioni riservate alla stampa752. Infatti, uno dei due giornalisti in questione lavora per BuzzFeed, ovvero la redazione che a metà 2022 ha pubblicato un report nel quale sono state pubblicate le suddette informazioni riservate alla stampa. Da tale report emergono diversi scandali, tra cui: 9 dipendenti di TikTok hanno ammesso che, fra il 2021 e 2022, gli ingegneri dell’azienda in Cina hanno avuto accesso ai dati personali di utenti TikTok americani; la registrazione di un membro del Dipartimento di Sicurezza di TikTok in cui afferma che ‹‹everything is seen in China››; la minimizzazione, da parte della compagnia cinese, del fatto che i dati fisicamente localizzati negli Stati Uniti possono comunque essere accessibili ai dipendenti in Cina, grazie alla presenza di backdoor che permettono l’accesso ai dati degli user in quasi tutti gli strumenti che utilizzano753. Da quel momento, gli Stati Uniti hanno iniziato una vera e propria battaglia per bandire TikTok dal Paese, iniziando dalle istituzioni federali e statali, che poi si è diffusa in tutto il mondo: negli USA, su 50 governi statali, 32 hanno già vietato l’uso di TikTok su tutti i dispositivi dei dipendenti e dei rappresentanti; in Unione, nel febbraio 2022, la Commissione ha imposto l’eliminazione dell’app da tutti i dispositivi del personale, sia privati che aziendali. Si tratta della prima misura assunta contro il social cinese dall’Unione europea754. Il 16 aprile 2023 è arrivata la prima legge che impone il divieto d’utilizzo dell’app, da parte dello Stato del Montana, che non prevede sanzioni per i trasgressori, bensì multe fino a 10.000 dollari al giorno per la stessa TikTok e per i fornitori di app, cioè Apple e Android, se manderanno la disponibilità dell’app nei loro rispettivi store digitali755. La legge, comunque, non entrerà in vigore prima del 2024, è stata prontamente impugnata da ByteDance e, soprattutto, sembrerebbe avanzare dubbi di compatibilità costituzionale con il Primo Emendamento Americano. Molti esperti concordano sul fatto che – benché anche il Presidente Biden sia totalmente favorevole al blocco di TikTok negli Stati Uniti – tale obiettivo sia difficilmente raggiungibile, perché il Primo Emendamento limita probabilmente la capacità del governo di vietare l'app a titolo definitivo, ma comunque Washington potrebbe imporre divieti a TikTok di condurre transazioni finanziarie con aziende negli Stati Uniti. Ciò include potenziali restrizioni al suo rapporto con Apple e Google, che ostacolerebbero gravemente la crescita di TikTok756. Altro esempio della rivalità Cina-Stati Uniti è il c.d. dossier Huawei, che ha origine ancor prima della tech war con TikTok. Nel 2018 gli Stati Uniti firmarono il National Defense Authorization Act per vietare l'acquisto di prodotti e servizi Huawei e per settori “essenziali e critici” del governo americano e dei suoi collaboratori, e nel 2019 Huawei viene ufficialmente inserita nella Entity List assieme ad altre 70 aziende cinesi, col progetto di investire 2 miliardi di dollari per la rimozione delle apparecchiature c.d. di reti straniere sospette, tra cui Huawei, che gli operatori americani avevano installato negli anni precedenti. Nel 2022, la FCC (Autorità statunitense di regolamentazione delle telecomunicazioni) ha disposto che Huawei e altre aziende cinesi non potranno più vendere i loro prodotti negli Stati Uniti perché costituiscono un «rischio inaccettabile» per la sicurezza degli Stati Uniti, vietando anche l’importazione delle loro apparecchiature su suolo americano757. L’accusa verso la Cina, chiaramente, è quella di spionaggio, e degna di nota è l’affermazione del consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Robert O’Brien, secondo cui il governo americano ha «le prove che Huawei ha la capacità di accedere in segreto a informazioni sensibili e personali che detiene e vende in tutto il mondo», ossia delle backdoor installate da Huawei nei suoi dispositivi per permettere alle autorità di Pechino di accedervi da remoto758. È a partire da queste vicende che si è iniziato a parlare di decoupling, ovvero il disaccoppiamento tra le due maggiori economie del mondo759, che porta alla fine di quell’interdipendenza tra le due potenze nel settore economico e al maggiore potenziamento e controllo, da parte di ognuna, delle proprie tecnologie e infrastrutture.

In questo senso, la tech war tra le due superpotenze e il decoupling sta contribuendo allo sviluppo delle loro rispettive sovranità tecnologiche e digitali. Da un lato, gli Stati Uniti stanno adottando una politica di protezione dei propri interessi tecnologici, limitando l’accesso delle imprese cinesi alle tecnologie americane760; dall’altro, la Cina sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalle tecnologie statunitensi, in primo luogo con il piano Made in China 2025, il programma di avanzamento digitale e tecnologico cinese con cui la Repubblica popolare intende diventare autosufficiente nell'alta tecnologia. Oltre ad investire in ricerca e sviluppo, il primo obiettivo è diventare indipendente dalle importazioni nei settori strategici (supercomputer, intelligenza artificiale, robotica), ma soprattutto in quello dei semiconduttori. Infatti, l’amministrazione Biden nel 2022 ha proseguito con la mano dura verso la Cina, questa volta emettendo un pacchetto di restrizioni alla vendita di tecnologie per i semiconduttori: i supercomputer, ad esempio – fondamentali per scopi militari e per sistemi di sorveglianza di massa – per funzionare hanno bisogno di semiconduttori avanzati che producono aziende statunitensi come Nvidia, che a seguito del blocco non potranno più vendere i prodotti microchip-related in Cina761. Questo chiaramente è un problema per la strategia del Made in China 2025 – e anche per le aziende americane stesse, che in questo modo perdono molte entrate necessarie per finanziamenti, ricerca e sviluppo, innescando così un circolo vizioso – ma, proprio per questo, la Cina sembra sempre più determinata a mobilizzare risorse e know-how con effetti a lungo termine ancora più drammatici per gli Stati Uniti762. A maggio 2023, infatti, la Cina ha comunicato di aver bloccato la vendita di alcuni prodotti di Micron, azienda americana di semiconduttori presente nel Paese da 16 anni, e che da esso ricava il 25% del suo fatturato. Questa mossa rappresenta il primo ban di questo tenore da parte della Cina contro un’azienda di semiconduttori americana763. Se gli Stati Uniti perseguono una policy di de-coupling verso la Cina, l’Unione pare invece essere improntata al de-risking, come ha affermato la von der Leyen il 30 marzo 2023764: esso consiste non in una rinuncia ai solidi legami economici con Pechino (che conta per il 9% delle esportazioni e il 20% delle importazioni della UE), ma come una via per difendersi dagli squilibri provocati dalle “distorsioni del capitalismo di Stato cinese”, che danneggerebbe il Mercato Unico attraverso pratiche di concorrenza sleale765. Nel Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Sovranità digitale, adottato il 26 ottobre 2022, si afferma che ‹‹il Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per le minacce alla sicurezza legate alla crescente presenza tecnologica cinese nell’UE e, in particolare, ha chiesto un’azione a livello europeo per ridurre la crescente influenza della Cina nelle infrastrutture 5G766››. L’azienda Huawei è una dei leader nel settore delle infrastrutture di rete 5G767, e lo sviluppo e la diffusione tale tecnologia è un argomento cruciale per l’Unione (infatti, nella Bussola è affermato l’obiettivo di coprire tutte le zone abitate con la rete 5G entro il 2030768). Il 15 giugno 2023, la Commissione ha divulgato la Comunicazione Implementation of the 5G cybersecurity Toolbox, in cui Huawei e ZTE vengono classificate come “operatori ad alto rischio”, in quanto è emerso che queste due aziende presentino rischi materialmente più elevati rispetto ad altri fornitori di 5G. Pertanto, la Commissione Europea collaborerà con gli Stati Membri e gli operatori di telecomunicazioni per evitare l’esposizione delle proprie comunicazioni aziendali alle reti mobili che si servono di Huawei e ZTE. Esse saranno progressivamente escluse dai servizi di connettività dei siti della Commissione, dal momento che ‹‹mantenere dipendenze in settori critici come quello delle reti 5G costituirebbe una vulnerabilità troppo alta per la sicurezza comune769››. Questa recente mossa dell’Unione mostra come stia andando sempre più nella direzione di un’autonomia tecnologica, rispettando dunque gli obiettivi delle varie strategie messe a punto negli ultimi anni.





744 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Plasmare il futuro digitale dell'Europa, COM (2020) 67 final, 19 febbraio 2020
745 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e
sociale europeo e al Comitato delle regioni Una strategia europea per i dati, COM(2020) 66 final, 19 febbraio 2020
746 ibidem
747 HOBBS C., The EU as a digital regulatory superpower: Implications for the United States, in ecfr.eu, 8 aprile 2020, trad.mia
748 COM(2021) 118 final, 9 marzo 2021
749 FLEMING S., What is digital sovereignty and why is Europe so interested in it?, 15 marzo 2021, tratto da: www.weforum.org/agenda/2021/03/europe-digital-sovereignty/
750 HOBBS C., The EU as a digital regulatory superpower: Implications for the United States, in ecfr.eu, trad.mia
751 BAKER-WHITE E., Leaked Audio From 80 Internal TikTok Meetings Shows That US User Data Has Been Repeatedly Accessed From China, 17 giugno 2022, tratto da: www.buzzfeednews.com/article/emilybakerwhite/tiktok-tapes-us-user-data-china-bytedance-access
752 Tratto da: www.wired.it/article/tiktok-tracciamento-giornalisti/
753 Tratto da: www.buzzfeednews.com/article/emilybakerwhite/tiktok-tapes-us-user-data-china-bytedance- access
754Tratto da: www.wired.it/article/tiktok-divieto-commissione-europea-dati/
755 Tratto da: www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a43929003/tiktok-ban-usa-google-social-media/
756 BORDELON B., Biden and Congress want to ban TikTok. At this point it may be impossible. 16 aprile 2023, tratto da: www-politico-com.translate.goog/news/2023/04/16/why-washington-wont-ban-tiktok- 00091690?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc
757 Tratto da: www.agi.it/estero/news/2022-11-27/fcc-banna-huawei-zte-rischio-sicurezza-stati-uniti- 18967005/
758 Tratto da: formiche.net/2020/02/huawei-spia-cina-usa/
759 FASULO F., Cina-USA: il decoupling è davvero possibile?, 22 gennaio 2020, tratto da: www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-usa-il-decoupling-e-davvero-possibile-24899
760 Tratto da: www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/perche-la-guerra-dei-semiconduttori-usa-cina-ci- riguarda-tutti/
761 Tratto da: www.startmag.it/mondo/stati-uniti-restrizioni-chip-china/
762Tratto da: www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/perche-la-guerra-dei-semiconduttori-usa-cina-ci- riguarda-tutti/
763 Tratto da: startupitalia.eu/200237-20230522-la-guerra-dei-chip-usa-cina-riesplode-dopo-il-g7-di- hiroshima-pechino-blocca-i-semiconduttori-americani-micron
764 Speech by President von der Leyen on EU-China relations to the Mercator Institute for China Studies and the European Policy Centre, 30 marzo 2023, Bruxelles, testo integrale disponibile su: ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/speech_23_2063
765 ibidem
766 Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Sovranità digitale: un pilastro cruciale della digitalizzazione e della crescita dell’UE»
767 Tratto da: www.corrierecomunicazioni.it/telco/5g-networks-ericsson-huawei-e-nokia-i-leader- mondiali/
768 COM(2021) 118 final, 9 marzo 2021
769 Tratto da: www.cybersecurity360.it/cybersecurity-nazionale/reti-5g-nuove-manovre-delleuropa-nei-confronti-di-huawei-e-zte-le-risposte-di-pechino/

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Informazioni tesi

  Autore: Marina Scotto di Carlo
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Fulvia Abbondante
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 217

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