Adorno e Scruton. Un confronto critico sul significato dell'esperienza musicale.
L’estetica di Adorno e la critica alla tonalità
Per comprendere adeguatamente la funzione della musica atonale all’interno del pensiero di Adorno, bisogna anzitutto analizzare il suo pensiero estetico in generale, per poi concentrarsi sulla questione musicale. Con questo scopo saranno esaminati alcuni aspetti fondamentali contenuti nella “Teoria estetica”, pubblicata postuma nel 1970. Essa costituisce il punto di arrivo del suo percorso filosofico, la cui caratteristica è l’intreccio dialettico di ambiti diversi quali la politica, la sociologia e la musica. La struttura argomentativa della “Teoria estetica” è volutamente paratattica, ovvero non procede in maniera lineare, ma si sviluppa accostando i singoli enunciati in maniera atematica. Questo significa che non si procede ordinatamente, analizzando un argomento alla volta, ma si considera ogni problema estetico un tutt’uno con gli altri. Perciò, si verifica un continuo ritorno a questioni già poste in precedenza, arricchite da nuove considerazioni, senza però mai arrivare a una precisa conclusione. Questo procedere non lineare è dovuto all’oggetto stesso: secondo Adorno, l’opera musicale è qualcosa d’altro rispetto al concetto ed è inaccessibile a una precisa mediazione speculativa.
Il concetto fondamentale attorno cui si sviluppa la “Teoria estetica” è quello di forma. Essa costituisce l’organizzazione razionale dell’opera, tesa a una finalità non determinata. La forma garantisce l’autonomia all’arte. La condizione fondamentale di quest’ultima è infatti la sua indipendenza dal mondo, perché, se l’arte fosse eteronoma, rischierebbe di confondersi col mondo stesso.
Per questo Adorno critica fortemente manifestazioni artistiche quali il Dadaismo e l’arte di propaganda, in quanto il concetto di forma si annulla in nome di una radicale eteronimia dell’opera, portando così alla confusione tra l’arte e la vita.
Solo il distacco dal mondo permette all’arte di poterlo giudicare e metterlo in discussione. Secondo Adorno, la società attuale si fonda sul consumismo e sul dominio delle menti degli individui da parte dell’industria culturale. Si ricorda che quest’ultima è definibile come un apparato in grado di assoggettare l’individuo a un sistema di preferenze standardizzato, in cui il gusto è manipolato per andare incontro agli interessi di chi vuole trasformare l’arte in merce.
L’arte, per opporsi al mondo, deve essere arte negativa, ovvero “negazione determinata del mondo”. Essa possiede dunque un carattere doppio: da un lato autonoma, dall’altro eteronoma. Infatti, il suo compito è quello di contrapporsi alla società attuale; per farlo però, deve partire dalla sua forma, dunque giungere all’eteronimia attraverso la sua autonomia.
Vediamo quindi come il metodo dialettico di Adorno proceda in maniera negativa: un concetto, irriducibile alla definizione, può essere spiegato in rapporto al suo opposto. Perciò, il concetto di forma può essere compreso solo in rapporto al contenuto, proprio come la coppia di termini “autonomia” ed “eteronimia”.
Da un lato, forma e contenuto costituiscono un tutt’uno. Essi sono i mezzi formali dell’opera, in quanto la configurazione degli elementi genera al suo interno un contenuto. La forma deve perciò essere il tramite per la comunicazione del significato. La separazione della forma dal contenuto, o la preminenza di quest’ultimo rispetto alla forma, tradirebbe lo scopo dell’arte. Si creerebbe infatti un’opera che, semplificando la forma ai fini di una più facile comprensione, si servirebbe degli stessi mezzi dell’industria culturale; in questo modo, secondo Adorno, non sarebbe in grado di contrapporsi ad essa.
Quest’ultimo punto porta a considerare la forma e il contenuto anche come differenti: infatti il contenuto non può esaurirsi completamente nella forma, giacché l’opera, una volta fruita, non potrebbe dire più nulla. Nonostante sia dipendente dalla forma, il contenuto riesce sempre a comunicare qualcosa di nuovo. Questo è dovuto al fatto che i significati dell’opera si arricchiscono nel corso degli anni, andando a formare un vero e proprio “contenuto sedimentato”.
Dunque l’opera comunica sempre qualcosa di diverso, che però è contenuto al suo interno, nel suo sedimentarsi di significati provenienti dalla storia. E da qui si possono cogliere significati sul mondo. Vediamo quindi come anche nel rapporto tra forma e contenuto l’arte mantenga il suo duplice carattere di autonomia e di eteronimia.
La dialettica tra forma e contenuto può essere infine compresa meglio tramite il concetto di “apparizione”. L’opera è apparizione perché, per quanto ci stia comunicando significati immateriali, questi non possono essere colti se non attraverso la sua manifestazione sensibile. Quindi, senza la forma non si può avere l’opera. L’arte non è rappresentazione di qualcosa di esterno, ma è rappresentazione di se stessa, poiché la forma rappresenta il proprio contenuto sedimentato. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Adorno e Scruton. Un confronto critico sul significato dell'esperienza musicale.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Spadotto |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Udine |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Corso di Laurea in Lettere, Curriculum Filosofico |
Relatore: | Alessandro Bertinetto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 73 |
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