Donne italiane in Germania. Tre generazioni a confronto. Strategie biografiche di trasmissione intergenerazionale nei percorsi migratori femminili
L’esperienza migratoria familiare: una sfida tra generazioni
Sarebbe limitato affermare che è solo la famiglia ad occuparsi e preoccuparsi dei processi di trasmissione tra generazioni. Anche il mondo esterno a questa, come la scuola, la cerchia di amicizie, gli stessi mass media, hanno un ruolo ed un potere in tale processo che, seppur differente, riveste un ruolo fondamentale nel percorso biografico degli individui. Si comprende allora quanto il cambiamento di contesto sociale, com’è per esempio il caso delle famiglie di migranti, possa rivestire un ruolo decisivo anche nei processi di trasmissione familiare, oltreché sociale. Differenti sono infatti i cambiamenti e le difficoltà che queste famiglie si trovano a vivere tra cui per esempio il cambiamento dello status sociale con la conseguente perdita di privilegi di cui godevano nella società di origine, la separazione dai propri cari e dalla rete sociale di supporto, con una successiva destabilizzazione della vita familiare, la necessità di riorganizzare quest’ultima, il cambiamento del sistema scolastico, il cambiamento nelle relazioni di genere, con una complessiva parziale perdita di controllo delle relazioni e pratiche quotidiane. L’esperienza della migrazione influisce così in modo significativo anche nella trasmissione, nelle modalità e nei contenuti con cui questa avviene, sia all’interno della famiglia che all’esterno di questa. Nel contesto sociale di arrivo, a differenza che in quello di origine, i genitori non sono supportati da altre agenzie di socializzazione, come le scuole ed i mezzi di comunicazione, partendo dal presupposto che il patrimonio culturale d’origine può essere unicamente trasmesso da loro ai propri figli. La lingua d’origine in particolar modo riveste un ruolo fondamentale essendo una delle caratteristiche di base dell’identità culturale, lo strumento attraverso il quale viene tra gli altri aspetti, trasmessa anche la storia, la memoria familiare, attraverso il quale i figli possono continuare a parlare con i nonni. I genitori non sono così sempre in grado di guidare i figli nel nuovo contesto come lo erano invece prima di emigrare, per quanto la famiglia ed il sostegno che questa offre alle generazioni più giovani, anche all’interno dell’esperienza migratoria, rimane di fondamentale importanza rispetto ai processi di trasmissione.84
Ma cosa succede alla famiglia e alle sue relazioni e dinamiche intra ed extra-familiari, ai rapporti tra i generi e tra le generazioni, nel momento in cui essa o alcuni suoi componenti vivono l’esperienza del distacco a seguito dell’emigrazione? Quale funzione riveste la famiglia nel progetto migratorio personale, nelle modalità e tempistiche in cui questo viene realizzato?
Nello studio delle migrazioni internazionali la famiglia in migrazione ha assunto un ruolo centrale, per quanto per lungo tempo considerata un aspetto secondario di tale fenomeno. Basti pensare ai movimenti migratori di massa italiani nel periodo antecedente il primo conflitto mondiale, durante il quale il progetto migratorio era un vero e proprio “affare familiare”, nel senso che riguardava l’intera famiglia: era quest’ultima, infatti, che individuava direttamente o indirettamente chi sarebbe stato investito del compito di emigrare per primo, per poi eventualmente essere raggiunto dagli altri componenti della famiglia. Come spiega D. Gabaccia85 la migrazione ed il transnazionalismo sono stati per lungo tempo “il modo di vivere” del proletariato agricolo italiano. Se negli Stati Uniti l’immigrazione ha da subito assunto una configurazione di tipo familiare, in Europa è solo a partire dagli anni ’70 che da individuale e transitoria si è trasformata in un fenomeno di “familiarizzazione” dei flussi migratori, o “familiy migration”, aspetto che però ha iniziato ad essere studiato in modo sistematico soltanto di recente, forse anche a causa dell’irrigidimento delle politiche migratorie sui nuovi ingressi emanate a partire dagli anni ’80. Quello dei movimenti migratori a carattere familiare è un fenomeno che è stato considerato per diverso tempo secondario rispetto allo studio dei flussi migratori per lavoro. L’Europa ha infatti privilegiato per decenni la migrazione individuale per motivi di lavoro, una migrazione che fosse temporanea, organizzata in base al sistema rotatorio e volta a soddisfare esigenze congiunturali di manodopera, per poi rimandare i “lavoratori ospiti” nel proprio paese d’origine ed evitare si facessero accompagnare o seguire dai propri familiari, così come accadde ai lavoratori italiani in Germania, piuttosto che in Svizzera. La Germania stessa, seppur con la presenza straniera tra le più alte in Europa, ha condotto pochi studi sulla famiglia in migrazione proprio per la concezione di temporaneità e rotazione dei migranti e che quindi non necessitavano di veri progetti di integrazione individuale e familiare. È con l’arrivo delle famiglie nei contesti migratori che si inizia a comprendere che queste ultime non sono soltanto mosse da motivi di tipo economico ma da una molteplicità di aspetti più complessi e che l’immagine stereotipata del soggetto che emigra da solo, che gestisce autonomamente il proprio progetto migratorio, non è più completa ed attuale. Sempre di più, nello studio dei movimenti migratori, si assiste così a meccanismi di richiamo basati su catene migratorie familiari, parentali ma anche amicali, facendo divenire l’emigrazione familiare una vera e propria “impresa collettiva”. È in quest’analisi che si inizia inoltre a comprendere come le donne non siano solo soggetti emigrati con o a seguito del marito, ma che possono essere anch’esse protagoniste, pioniere di progetti migratori familiari. Questa tematica inizia così a divenire di interesse nello studio delle migrazioni, oltreché all’interno dei gender studies. Altrettanto recenti e di crescente interesse divengono poi gli studi sulle relazioni intergenerazionali, soprattutto nei paesi con una lunga tradizione migratoria, come la Francia86, la Germania87 a livello europeo, gli Stati Uniti88, il Canada, l’Australia a livello internazionale.
E. Kofman89 mette in luce i diversi motivi che rendono necessario mettere al centro della scena migratoria il soggetto familiare: il primo riguarda il fatto che gran parte dei movimenti migratori nascono da motivi legati alla famiglia. In secondo luogo, la centralità della famiglia riguarda ogni fase del processo migratorio, quale la decisione di migrare, chi debba partire per primo, quali saranno gli obblighi reciproci tra chi emigra e chi rimane a casa. È sempre in seno alla famiglia che si decide se rimanere nel paese di emigrazione o tornare a vivere in quello di origine.
L’autore individua diversi tipi di family migration90, quando spiega che studiando questo fenomeno è possibile trovarsi di fronte a migrazioni familiari di vario genere: “integrali” (“entire family migration”), quando è l’intera famiglia ad emigrare, per matrimonio (“marriage migration”) dove il/la futuro/a sposo/a emigrano per raggiungere il proprio partner già emigrato,91 a migrazioni per ricongiungimento familiare, con la partenza iniziale di uno o più componenti e gli altri che li raggiungono successivamente. Partire significa inoltre far fronte a sentimenti contrastanti, accettare il rischio che riserva il nuovo contesto di vita, ma anche far fronte alla reazione di chi rimane in patria. La famiglia in migrazione si trova ad affrontare un complesso processo di gestione della distanza tra le generazioni, tra chi parte, chi rimane in patria, chi nasce altrove. Chi parte, come spiegano bene C. Gozzoli e C. Regalia92, ha un mandato familiare che può rappresentare allo stesso tempo sia una risorsa che un vincolo. Una risorsa in quanto la famiglia d’origine nella maggior parte dei casi, incoraggia e sostiene il progetto migratorio familiare e chi parte per realizzarlo. Un vincolo in quanto chi decide di emigrare acquisisce la responsabilità per lo stesso progetto.
È partendo da quest’ultima che il familiare che si trova lontano da casa, decide di investire i propri guadagni e risparmi anche per sostenere chi è rimasto in patria, acquistandovi poi una terra, una casa di proprietà, oppure semplicemente inviando rimesse, attraverso gesti simbolici come lettere, telefonate, doni. Sono anche queste azioni, tra le altre, che L. Zanfrini93 chiama “indicatori di relazionalità” e che permettono a chi della famiglia è già emigrato, sia di dimostrare il proprio senso di responsabilità verso i restanti componenti della famiglia, sia di mostrare a questi ultimi, il significato della propria scelta migratoria, dell’intero progetto familiare, il motivo più profondo di così tanti sacrifici.
84 Cfr. Bertaux, D., Delcroix, C., Les transmission en situation extreme”, in Attias-Donfut, C. e Lapierre, N. “Générations et filiation”, Seuil, Paris, 1994, pp. 73-99;
85 Gabaccia D. “Italian workers of the world: labor migration and the formation of multiethnich states”, University of Illinois Press, Urbana, 2001;
86 Tra gli altri si ritrova l’opera di Bertaux D. and Thompson P. “Between Generations: Family Models, Myths and Memories”, International Yearbook of Oral History and Life Stories, Volume II, Oxford University Press, Oxford, 1993;
87 Tra gli altri si ritrova l’opera di Apitzsch U.”Migration und Biographie. Zur Konstitution des Interkulturellen in den Bildungsgängen junger Erwachsener der 2. Migrantengeneration”, Universität Bremen, Bremen,1990;
88 Tra le opere più significative si trova il lavoro di Portes, A. e Rumbuat, R.G. “Legacies. The Story of the Immigrant Second Generation”, University of California Press, Los Angeles, 2001;
89 Kofman, E. “Family‐related migration: a critial review of European Studies” in “Journal of Ethnic and Migration Studies”, XXX, n. 2 pp. 243-262, 2004, in Gozzoli, C., Regalia, C. “Migrazioni e famiglie, Percorsi legami e interventi psicosociali”, Il Mulino, Bologna, 2005, p.56-57;
90 Kofman E.,“Family‐related migration: a critial review of European Studies” in Zucca G., “Perchè le famiglie?I nuclei familiari stranieri come esperienze migratorie mature” in Simoni, M. Zucca G. “Famiglie migranti. Primo Rapporto nazionale sui processi d'integrazione sociale delle famiglie immigrate in Italia”, Franco Angeli, 2007;
91 Nell’emigrazione italiana, - ma non solo - si è assistito per decenni al fenomeno dei matrimoni combinati a distanza;
92 Gozzoli, C., Regalia, C., “Migrazioni e famiglie:percorsi, legami, e interventi psicosociali”, Il Mulino, Bologna, 2005, pp. 101-102;
93 Zanfrini L. “Leggere le migrazioni. I risultati della ricerca empirica, le categorie interpretative, i problemi aperti.”, Franco Angeli, Milano, 1998, in Gozzoli, C. Regalia, C., op.cit., p. 102
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Donne italiane in Germania. Tre generazioni a confronto. Strategie biografiche di trasmissione intergenerazionale nei percorsi migratori femminili
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Informazioni tesi
Autore: | Miriam Gigliotti |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Ricerca biografica e sociologia delle migrazioni |
Anno: | 2023 |
Docente/Relatore: | Apitzsch Ursula |
Correlatore: | SiebertRenate |
Istituito da: | J.W.Goethe Universität Frankfurt am Main |
Dipartimento: | Migration und Biographieforschung |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 637 |
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