Open Data: l'amministrazione pubblica tra innovazione e trasparenza
L’esperienza europea degli Open Data
Sulla scorta delle iniziative mondiali sul tema degli OGD, anche l’Unione Europea, con la direttiva 2003/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, si è voluta uniformare ed aprire a quelli che sono i nuovi orizzonti della trasparenza e dell’informazione al servizio delle società nell’era digitale.
La Commissione vuole sottolineare l'importanza strategica del riutilizzo dei dati pubblici e ha voluto lavorare sulla presa di coscienza da parte delle pubbliche amministrazioni europee di considerare i dati pubblici un patrimonio da sfruttare creando quindi una rete interoperabile di dati e informazioni aperte e riutilizzabili.
La Direttiva contiene disposizioni in materia di non discriminazione, trasparenza, accordi di esclusiva, tariffazione, licenze e strumenti pratici per agevolare il reperimento e il riutilizzo di documenti pubblici. L'articolo 13 della direttiva prevedeva, inoltre, che venisse riconsiderata la sua applicazione anteriormente al 1° luglio 2008. Il riesame è stato eseguito dalla Commissione e pubblicato nella comunicazione COM(2009) 212.
Da questo è scaturito che esistevano una serie di ostacoli, come la prassi degli enti pubblici di recuperare al massimo i costi anziché guardare ai vantaggi complessivi per l’economia, le questioni pratiche che ostacolano il riutilizzo delle informazioni del settore pubblico (come la scarsa indicazione di quali informazioni siano disponibili) la concorrenza tra il settore pubblico e quello privato o la mentalità retrograda degli enti pubblici che trascurano gli effetti economici. La Commissione concludeva che “sarebbe stato necessario compiere un ulteriore riesame entro il 2012, quando si sarebbero avute maggiori prove dell'impatto, degli effetti e dell'applicazione della direttiva”. Questa è la proposta scaturita da un ulteriore riesame della disciplina.
Si è infatti tutti concordi che le informazioni del settore pubblico rappresentano un’enorme fonte di ricchezza per i prodotti e i servizi basati sui contenuti digitali, che ancora oggi non è sfruttato abbastanza. L’obiettivo principale che si è posta l’UE è appunto quello di concorrere a creare questa ricchezza e generare occupazione sfruttando al massimo il potenziale economico dei dati detenuti dal settore pubblico attraverso un migliore utilizzo delle informazioni pubbliche.
L’obiettivo è pienamente in linea con le strategie dell’Unione Europea, soprattutto con la strategia Europa 2020 lanciata dalla Commissione il 3 marzo 2010 per “trasformare l'Europa in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale”.
L'apertura delle informazioni del settore pubblico a fini di riutilizzo, come abbiamo già avuto modo di spiegare nel capitoli precedenti, avrà risvolti positivi in termini di efficienza, trasparenza e accountability delle amministrazioni pubbliche e favorirà la partecipazione attiva dei cittadini.
La direttiva determina un cambiamento culturale a livello di riutilizzo di dati pubblici in quanto si potrebbero sviluppare attività a valore aggiunto che porterebbero un vantaggio economico sia agli enti stessi che ai cittadini o alle imprese. Per far ciò è necessario creare un impianto normativo ad hoc che regga un sistema di mercato di prodotti e servizi digitali fondato sull’informazione pubblica, con un occhio di riguardo al settore transfrontaliero, evitando così le distorsioni di concorrenza sul mercato del riutilizzo delle informazioni del settore pubblico. La proposta della Commissione, a questo punto, riguarda la parte commerciale e non commerciale dell'informazione del settore pubblico; essa intende facilitarne il riutilizzo e migliorare l'accesso alle informazioni cercando di prevedere condizioni ottimali nelle varie fasi. La cosa importante è rendere effettivamente disponibili e reperibili i dati per il loro riutilizzo. Ci sono ovviamente dei costi finanziari da sostenere per l’acquisizione, che si ritiene debbano mantenersi più bassi possibile. Si è ricorso a rafforzare la direttiva originaria proprio per superare gli ostacoli di cui parlavamo prima, ai quali si aggiungono: “regole poco chiare sulle condizioni di accesso e di riutilizzo, tariffazione eccessiva e scarsa informazione, complessità generale delle procedure necessarie per ottenere l'autorizzazione di riutilizzare informazioni del settore pubblico, in particolare per le piccole e medie imprese”. Inoltre, gli utenti che richiedono le informazioni devono poter contare su condizioni di parità sul piano della concorrenza con gli enti pubblici che svolgono compiti di servizio pubblico insieme ad attività commerciali, per evitare comportamenti discriminatori e sfruttamenti di posizioni dominati (attraverso accordi ingiustificati) per avere le informazioni.
Infine “il mercato interno del riutilizzo dell'informazione del settore pubblico si svilupperà soltanto se saranno rimosse le barriere regolamentari e pratiche al riutilizzo delle informazioni in tutta l'Unione e se si garantirà che lo stesso tipo di dati sia disponibile secondo condizioni simili, se non uguali, indipendentemente dalla loro origine nazionale”. I vantaggi sarebbero quindi il miglioramento dell'accesso alle informazioni, l'innovazione nei propri prodotti direttamente basati sulle informazioni del settore pubblico e in prodotti complementari, la riduzione dei costi di transazione, la maggiore efficienza nel settore pubblico e, infine, il lavoro di assemblamento delle informazioni pubbliche e private per sviluppare servizi e prodotti innovativi.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Open Data: l'amministrazione pubblica tra innovazione e trasparenza
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Informazioni tesi
Autore: | Mauro Muscas |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze dell'Amministrazione |
Relatore: | Daniele Marongiu |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 83 |
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