Concorso esterno in associazione mafiosa e principio di legalità convenzionale: il problematico adeguamento dell’ordinamento italiano alla sentenza della Corte Europea Dei Diritti Dell’Uomo sul caso Contrada c. Italia
L’esecuzione del giudicato europeo: la corte di cassazione sul caso Contrada e sui «fratelli minori» del ricorrente vittorioso a Strasburgo
La sentenza Contrada c. Italia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha suscitato notevoli perplessità non soltanto a causa dei suoi enunciati inerenti la qualificazione della natura giuridica del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma altresì in relazione all’ulteriore capitolo inerente le sue conseguenze giuridiche nell’ordinamento italiano.
Effetti, questi, molto discussi sia con riferimento alla medesima vicenda giudiziaria sulla quale si è innestato l’intervento dei giudici europei, sia con riferimento ai c.d. «fratelli minori» di Bruno Contrada.
Secondo il disposto dell’art. 46 CEDU, infatti, lo Stato destinatario di una sentenza di condanna da parte della Corte europea è obbligato ad eliminare tutte le conseguenze dannose per il ricorrente vittorioso. Ma non solo. Laddove si tratti di violazioni aventi carattere sistemico o strutturale, l’art. 46 citato – alla luce della consolidata giurisprudenza di Strasburgo e della prassi del Comitato dei Ministri – vincola lo Stato condannato a rimuovere gli effetti pregiudizievoli di queste anche per tutti coloro i quali si trovino nelle medesime condizioni di chi abbia ottenuto giustizia a Strasburgo.
Ciò posto, in questo capitolo verranno innanzitutto ripercorsi gli ulteriori “tormenti” giudiziari sul caso Contrada, adesso inerenti all’individuazione dello strumento processuale più idoneo a dare esecuzione alla sentenza con cui la Corte europea ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’art. 7 CEDU.
Com’è noto, la difesa dell’ex funzionario di polizia, dopo aver ottenuto il pronunciamento favorevole della Corte europea, ha attivato due diversi percorsi di tutela davanti ai giudici nazionali, rappresentati: il primo, dal giudizio di revisione dinanzi alla Corte d’appello di Caltanissetta; il secondo, dall’incidente di esecuzione - diretto all’ottenimento della revoca della propria condanna – davanti alla Corte d’appello di Palermo.
Sarà, dunque, interessante conoscere non soltanto quali siano stati gli esiti di questi distinti percorsi, ma, ancor più, le ragioni poste a fondamento delle rispettive decisioni giudiziarie. Ci si limita qui ad anticipare che, questa volta, l’intervento della Corte di Cassazione si rivelerà provvidenziale per l’interessato.
Successivamente, ci si soffermerà sul problema della efficacia “estensiva” della decisione della Corte europea del 14 aprile 2015 sul caso Contrada c. Italia, ovverosia sugli effetti di tale pronuncia sulla posizione di soggetti diversi dal ricorrente vittorioso a Strasburgo, ma che, al pari di Bruno Contrada, sono stati condannati a titolo concorso esterno in associazione mafiosa per fatti anteriori alla sentenza Demitry del 1994 (es. Marcello Dell’Utri).
Tema, questo, che s’innesta in quello più generale inerente agli effetti "erga alios" delle pronunce definitive della Corte EDU che accertino un difetto strutturale dell'ordinamento penale interno rispetto ai principi sanciti dalla CEDU e, in particolare, all’individuazione dei rimedi esperibili da coloro i quali intendono far valere il medesimo difetto per rimuovere una sentenza di condanna ormai coperta da giudicato.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Concorso esterno in associazione mafiosa e principio di legalità convenzionale: il problematico adeguamento dell’ordinamento italiano alla sentenza della Corte Europea Dei Diritti Dell’Uomo sul caso Contrada c. Italia
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Informazioni tesi
Autore: | Carlo Fareri |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali |
Anno: | 2019 |
Docente/Relatore: | Francesco Jacinto |
Istituito da: | Università Mediterranea di Reggio Calabria |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 125 |
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