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Le elezioni in contesti di post-conflitto. Teoria e pratica dell'assistenza elettorale internazionale

L’election phasing: quale livello elettorale?

Stabilito, in base a quanto affermato nel precedente paragrafo, il momento più opportuno in cui svolgere la prima elezione post-conflitto e le tappe necessarie per la sua preparazione, è possibile spostare l'attenzione su un'altra domanda fondamentale, e specificatamente sul livello delle elezioni stesse.

Il vuoto politico che spesso accompagna la conclusione di un conflitto, e in modo particolare di una guerra civile, non si manifesta infatti esclusivamente a livello nazionale, ma anche sul piano delle amministrazioni locali, che spesso ricevono, da parte degli attori interni ed internazionali, una minore attenzione rispetto alla gestione del post-conflitto su scala nazionale; nonostante lo scarso peso generalmente assegnato a questo tipo di attori, il potenziamento delle amministrazioni locali costituisce un passaggio fondamentale nella stabilizzazione di un Paese a seguito di un conflitto armato e nei processi di democratizzazione in generale.

Nel corso degli anni, e con l'accumularsi delle esperienze sul campo, si è sviluppato anche in ambito accademico un serrato dibattito circa il ruolo da assegnare alle elezioni dei rappresentanti locali all'interno del processo di democracy building, e soprattutto circa la sua collocazione temporale antecedente o successiva alle elezioni su scala nazionale.

Se, infatti, appare ovvio che l'elezione di un nuovo governo nazionale legittimamente eletto rappresenti l'obiettivo primario dell'assistenza elettorale in contesti post-bellici, risulta meno chiaro se la transizione verso la legittimità debba cominciare immediatamente da tale livello o se piuttosto debba essere il risultato di un processo graduale iniziato con l'elezione di rappresentanti locali del popolo del Paese.

Esistono, in altri termini, due scuole di pensiero, articolate in altrettanti approcci: il primo di questi prevede l'avvio della transizione ed il ripristino della legittimità a livello nazionale, dal quale poi discendere ai livelli territoriali più ridotti; il secondo, al contrario, prevede che maggiori garanzie di stabilità siano offerte da un processo inverso, in cui il ripristino della sovranità popolare su scala locale viene in seguito esteso ai livelli amministrativi superiori.

Secondo i sostenitori del primo approccio, che può essere definito “top-down”, svolgere elezioni su scala nazionale anziché locale può risultare un potente incentivo alla costruzione di un'identità comune all'intero Paese, spesso assente nel caso di guerre civili basate su identità etniche o regionali. In questo senso, l'indizione di elezioni al massimo livello statale contribuirebbe a legittimare non solo le forze politiche che vi partecipano, ma anche e soprattutto lo Stato in quanto tale, limitando il rischio di spinte centrifughe e del sorgere o consolidarsi di istanze secessioniste.

La debolezza interna, la mancanza di autorità e di capacità, ed a volte persino il collasso dell'apparato statale costituiscono uno dei più gravi problemi per i Paesi reduci da un conflitto armato; l'adozione di un approccio “top-down” nella sequenza elettorale e, quindi, nel ripristino dell'autorità politica consentirebbe quindi di compiere un primo passo per il superamento di tale situazione ed il ripristino dell'effettivo controllo statale sulle tendenze centrifughe che spesso rischiano di manifestarsi nel vuoto istituzionale che segue la cessazione delle ostilità.

Tale effetto potrebbe, inoltre, manifestarsi positivamente anche sul piano delle organizzazioni politiche: la centralizzazione dei processi elettorali, infatti, costituirebbe un incentivo per i partiti politici ad organizzarsi su scala nazionale, piuttosto che locale, riducendo così l'influenza di formazioni politiche a base etnica o regionale. Infine, attraverso un tale approccio sarebbe possibile evitare che determinate amministrazioni locali, rette da partiti ostili al governo centrale, si costituiscano nel tempo come centri di potere autonomi, fornendo la guida politica e la base territoriale per una nuova esplosione della violenza.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le elezioni in contesti di post-conflitto. Teoria e pratica dell'assistenza elettorale internazionale

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Informazioni tesi

  Autore: Giacomo Gabbrielli
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master di II livello in Peacekeeping and Security Studies
Anno: 2011
Docente/Relatore: Maria Luisa Maniscalco
Istituito da: Università degli Studi Roma Tre
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 71

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Parole chiave

elezioni
cooperazione
peacekeeping
peacebuilding
post-conflitto
assistenza elettorale

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