Albino Luciani a Belluno negli anni del secondo dopoguerra

L’avventura bellunese di don Albino inizia già nel 1937 quando uno dei suoi mentori, Mons. Angelo Santin, viene nominato direttore del seminario gregoriano di Belluno pretendendo di avere come vice Luciani che accetta sebbene in quel momento il suo desiderio sia quello di rimanere ad Agordo a fare il semplice parrocchiano.

A quel tempo era un giovane prete , un sacerdote novello che monsignor Luigi Cappello,arciprete della chiesa di santa Maria Nascente ad Agordo, aveva voluto a tutti i costi come suo cappellano Con grande timore Don Albino accettò l’incarico visto che fino a due anni prima era stato studente nello stesso istituto e ora, alla giovanissima età di 25 anni era chiamato a ricoprire questo ruolo:ma lui in cuor suo sapeva che l’educazione e l’insegnamento a molti seminaristi sarebbero stati un seme gettato per dare un futuro alla chiesa bellunese e lasciare una impronta forte del suo passaggio.

I seminari erano i centri dove si formava il corpo ecclesiastico e ogni seminario aveva il suo regolamento, regolarmente aggiornato sulla base dell’enciclica di Papa Pio X .Il seminario di Belluno all’epoca, non aveva un vero e proprio regolamento, tant’è che il Vescovo Bortignon promosse la stesura di un indice di studi, chiamato “Ratio Studiorum”, che terminò dopo un paziente lavoro a cui partecipò Don Albino e fu promulgato con legge sinodale nel 1947.

I Seminari , secondo l’enciclica di Pio X dovevano essere: ”….che i seminari siano gelosamente mantenuti nello spirito proprio, e rimangano esclusivamente destinati a preparare i giovani, non a civili carriere, ma all'alta missione di ministri di Cristo. - Gli studi di filosofia, di teologia e delle scienze affini, specialmente della Sacra Scrittura, si compiano, tenendosi alle Pontificie prescrizioni, e allo studio di San Tommaso, tante volte raccomandato dal venerato Nostro Predecessore e da Noi nelle Lettere Apostoliche del 23 gennaio 1904.
I Vescovi poi esercitino la più scrupolosa vigilanza sui maestri e sulle loro dottrine, richiamando al dovere coloro, che corressero dietro a certe novità pericolose, ed allontanino senza riguardo dall'insegnamento quanti non approfittassero delle ricevute ammonizioni”.