Vivere e ascoltare la techno: una ricerca sul campo

L’affermazione di techno e house in Italia fu lenta. Entrambe ebbero inizialmente poca attenzione da radio, giornali, riviste e dagli stessi dj. Le prime zone nelle quali si diffusero furono Rimini, Riccione e Cattolica dove l’house ebbe una buona accoglienza, mentre la techno fu conosciuta esclusivamente grazie alle produzioni di Detroit che avevano già ottenuto un grande successo e a quelle provenienti dalla Germania o dal Belgio. Dalla metà degli anni ’80 in poi, l’affermazione della techno e dell’house nella penisola si svolse attorno a tre punti nevralgici: il Veneto, Roma e Napoli (Benedetti, 2006). La scena veneta contribuì alla diffusione dei nuovi generi musicali a partire dal locale Movida che fu attivo dal 1989 al 1992. Quella romana arrivò al culmine già nel 1990 e fu caratterizzata da piccoli club dove suonavano dj e produttori esuberanti orientati principalmente verso la techno. Fu fondamentale anche l’attività del Cube di Napoli e del Light di Caserta (C. Coccoluto, 2007). Questa è la situazione di partenza da cui techno e house cominciarono la loro diffusione. Per quanto riguarda la Sardegna è rimarchevole il contributo apportato dalla Harder Times, organizzazione attiva per un decennio a partire dal 1995, particolarmente attenta alle novità musicali e all’ambientazione delle proprie feste (Ara, 2010).