Spanglish: una lingua per ricreare se stessi. Il caso di Gloria Anzaldua.

Questo tema non può non essere di un'attualità estrema al giorno d'oggi, in cui il quadro delle relazioni nazionali e internazionali è profondamente segnato dalla globalizzazione e dall'apertura dei mercati a livello globale e dalla libera circolazione di capitali, persone, beni e servizi a livello europeo, e in cui temi quali senso di straniamento, di isolamento e, troppo spesso discriminazione, rappresentano una problematica non trascurabile. L'integrazione, la cooperazione internazionale, l'unione tanto osannate da chi si fa paladino nella lotta per l'abbattimento di qualsiasi tipo di barriera, a volte cozzano contro l'irreparabile situazione attuale, in cui si deve fare i conti con le lacune nei meccanismi di incontro tra l'offerta e la domanda di manodopera, il lavoro in nero e quello precario, la grande presenza d'immigrati clandestini e la crisi economica dilagante, che di certo non serve ad alleggerire le precedenti questioni. Ma oltre i problemi d'ordine burocratico, le prime barriere da abbattere sono e rimangono senza dubbio quelle culturali, da parte di chi vede l'immigrato come un nemico, come una minaccia alla propria sicurezza e quella del proprio paese. Per citare Julia Alvárez, poeta, saggista e novellista dominicano-americana, al funerale della stessa Anzaldúa la commemorava così:
"Globalization brings the 'immigration experience' beyond our borders and makes the collision of cultures a reality everywhere. And so when we wonder about how to deal with these confusions and contradictions, we are really addressing how to evolve a new kind of world consciousness that is transformative and synthesizing. Anzaldùa was right. The question is no less than how to be a new kind of human being!"
Avere una "nuova consapevolezza di sè", dunque, non è solo una necessità imposta dal mutamento della società odierna, ma è prima di tutto l'esternazione della profonda esigenza spirituale di sentirsi accettati affermando la propria identità, la propria dualità etnica e culturale. E senza che ciò appaia come lacerante o destabilizzante per se stessi o per gli altri, ma anzi sia qualcosa da mostrare con fierezza, nella mente e nel cuore. Tramutare la vergogna in dignità.
Nell’ultimo capitolo di “Living in Spanglish”, Ed Morales si chiede se lo spanglish possa trasformare la società americana.
I continui matrimoni misti stanno ormai dissolvendo l’ideologia della razza americana pura, ma il problema della discriminazione non smette di persistere semplicemente cessando di ghettizzare i latinos, perché a quel punto saranno altre le razze considerate diverse o inferiori. La risposta per lui diventa allora abbandonare l’eurocentrismo e farsi abbracciare dall’ibridismo. Ecco perché la cultura spanglish può essere così importante per il futuro dell’America.