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La disciplina pubblica del credito

L’attuale assetto normativo: “deregulation” o “regolazione condizionale” ?

Secondo alcune ricostruzioni, l’ordinamento del credito, che era in precedenza caratterizzato dalla presenza di eccessivi vincoli, cioè da un'eccessiva regolamentazione di natura pubblicistica, sarebbe stato interessato da un processo di deregolamentazione.
In realtà tuttavia, la diversificazione delle fonti di produzione normativa, non ha prodotto un sistema con meno regole, quanto piuttosto ha prodotto una diversa incidenza di quelle regole.
Infatti, sulla base della considerazione per cui la materia, e la vigilanza su di essa, hanno carattere spiccatamente tecnico, si è operata una semplificazione e razionalizzazione, che invece di orientarsi verso un'acritica deregolamentazione, ha agito sulla qualità delle regole, riducendo il peso della regolamentazione primaria alla sola enunciazione dei principi e dei fini generali e lasciando ampio spazio alla normativa secondaria per gli aspetti tecnici e relativi alla vigilanza prudenziale, attraverso il ricorso a “parametri quantitativi e regole condizionali”. Una disciplina simile a quella delle norme poste dal codice civile, dove le regole di condotta sono rivolte ai privati e non alla pubblica amministrazione, ma differentemente dal codice civile, il controllo sul rispetto delle regole non è rimesso al giudice ma ad un'autorità indipendente, dotata di poteri regolativi, di verifica e di controllo.
Obiettivo della disciplina è esaltare l’autonomia degli operatori in quanto imprese, prefigurando i limiti e le condizioni entro le quali questa libertà d’impresa, in applicazione dell’art.41 Cost. può esplicarsi. La deregulation rappresenta un arretramento dello stato con funzione ìpro concorrenziale” diretto a massimizzare l’efficienza allocativa, tanto in senso di migliore qualità dei servizi quanto di minori prezzi.
Ma del resto, l’idea che enfatizzare la concorrenza significhi automaticamente deregulation nasce solo dalla confusione tra concorrenza e laissez-faire, così come tra la centralità del mercato e l’assenza di regole. Dal controllo all’interno dei mercati si passa al controllo all’interno dei bilanci, su quei parametri idonei a manifestare una rischiosità per il sistema.
Così è andata quasi a scomparire la “specialità” delle banche come operatori economici, specialità che sopravvive solo in relazione a profili specifici e limitati. Si può parlare di “banalizzazione” della disciplina del credito, ma solo con la consapevolezza che così facendo andiamo a svuotare di significato, ed annoverare tra le affermazioni di principio contenute nella costituzione, l’art. 47.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La disciplina pubblica del credito

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Informazioni tesi

  Autore: Marcello Padovani
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luisa Torchia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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