Analisi della letteratura relativa al Disturbo dello Spettro dell'Autismo secondo la prospettiva RDoC
L’approccio RDoC
La questione principale che può sorgere approcciandosi per la prima volta con la matrice è in che modo essa possa funzionare come un sistema alternativo di classificazione a fini sperimentali.
Secondo i ricercatori del progetto RDoC è possibile constatare che il sistema nosografico attuale impone tre limiti alla variabile indipendente, cioè alla classificazione dei gruppi nella ricerca in ambito psichiatrico: in primo luogo, i sintomi sono l’unità di analisi che bisogna utilizzare; in secondo luogo, devono essere considerate determinate costellazioni di sintomi cioè i criteri politetici del DSM o i loro corrispettivi dell’ICD; e infine, i sintomi devono essere utilizzati, salvo casi particolari, semplicemente per prendere una decisione tra due possibilità cioè la presenza o l’assenza della diagnosi piuttosto che una possibile quantificazione della sintomatologia.
L’RDoC ha l’obiettivo di svincolare i ricercatori da queste limitazioni nel senso che, secondo tale approccio, qualsiasi elemento di qualsivoglia unità di analisi può essere la variabile indipendente.
In uno studio relativo alla memoria di lavoro, la performance nel compito assegnato potrebbe essere considerata la variabile indipendente mentre l’attivazione di rilevanti zone cerebrali deputate alla memoria di lavoro, osservate e analizzate tramite tecniche di imaging come la risonanza magnetica funzionale, e il funzionamento medio della popolazione in tale compito potrebbero essere le variabili dipendenti.
Un altro esempio possibile potrebbe essere rappresentato da soggetti che presentano disturbi internalizzanti, dell’ansia o dell’umore, che potrebbero essere classificati lungo una dimensione delle loro segnalazioni complessive di sofferenza indipendenti dalla classificazione presente nel DSM; inoltre, l’attivazione del circuito relativo alla paura in alcuni compiti potrebbe essere valutato al fine di testare l’ipotesi che l’aumento della gravità della sofferenza esperita sia associata all’iporeattività dei circuiti di attivazione della paura.
In ogni caso, la variabile indipendente non può essere assegnata prima che venga completamente effettuato il processo sperimentale poiché essa è dimensionale, tuttavia, ciò non prevede conseguenti problemi relativi alla potenza statistica o all’assegnamento degli individui in gruppi.
Fondamentalmente, come illustrato negli esempi, il progetto Research Domain Criteria e il modo in cui è stata concepita la matrice prevedono che la scelta di quali unità di analisi utilizzare come variabili dipenda dalla domanda di ricerca.
Nelle fasi iniziali di ricerche che seguono i dettami del progetto RDoC, per rendere più semplice il confronto tra la nosografia tradizionale e l’approccio RDoC i ricercatori possono evidenziare il numero dei soggetti partecipanti che soddisfano i criteri politetici di varie diagnosi primarie presenti nel DSM. Tuttavia, è importante sottolineare che secondo il Piano Strategico 1.4 uno dei focus principali è definire l’intera gamma di una determinata dimensione, specialmente nei soggetti che non rispettano i criteri nosografici classici o che potrebbero essere diagnosticati con un disturbo “Non Altrimenti Specificato” (NOS).
Secondo quanto affermato in precedenza, si può constatare che il pensiero principale del RDoC sia che non risulta essere un approccio pienamente soddisfacente l’inclusione di soggetti in diagnosi categoriali secondo unicamente la presentazione dei sintomi e dei criteri politetici richiesti dal DSM e dall’ICD.
Uno dei problemi inerenti all’approccio categoriale è che, nonostante l’eterogeneità sia riconosciuta come potenzialmente presente in quasi tutte le diagnosi cliniche, l’analisi conseguente implica l’intervento di un’entità unitaria che ha un determinato “valore atteso” e una “normale” variazione su qualsiasi misura data.
I risultati delle differenze tra i gruppi determinano quindi che tutti i pazienti sono compromessi rispetto ai soggetti di controllo in una misura doppiamente fuorviante in quanto: in primo luogo non tutti i soggetti analizzati sono compromessi in modo così marcato e sarebbe fondamentale conoscere il motivo di queste differenze, e in secondo luogo i pazienti con disturbo “Non Altrimenti Specificato” o con diagnosi di forme parziali possono avere una compromissione proporzionatamente più lieve o meno grave, e il fatto di non includere questi pazienti implica ignorare la spiegazione di dimensioni potenzialmente rilevanti e devia, anche, l’attenzione dalla disfunzione clinicamente rilevante.
Un dubbio può sorgere in chi si approccia per la prima volta al progetto RDoC, e inizialmente può sembrare più che legittimo: il raggruppare soggetti con diagnosi tra loro molto differenti (per esempio riunire in una ricerca relativa alla memoria di lavoro individui con diagnosi di disturbi internalizzanti, disturbi esternalizzanti e disturbi psicotici) può comportare una varianza eccessiva tale da risultare priva di significato?
La situazione che si potrebbe prospettare è che i soggetti che partecipano a piani d’intervento per uno specifico disturbo mentale, come i disturbi dell’umore o quelli psicotici, potrebbero formare la cornice di campionamento per una determinata ricerca, massimizzando in questo modo la varianza attinente ed evitando l’ipotesi di partenza relativa al dubbio di un possibile confronto tra disturbi completamente differenti che possa risultare inutile.
Un esempio che può aiutare a chiarire il punto precedente riguarda il fatto che, ultimamente, è comune considerare la depressione clinica come una possibile comorbidità della schizofrenia ma utilizzare criteri basati sui sintomi rende difficile sapere se la sintomatologia sia dovuta a una patologia depressiva o alla schizofrenia; tuttavia, la validazione delle misurazioni volte a valutare il funzionamento del circuito attinente può fornire un’euristica per compiere notevoli progressi in questi fondamentali ambiti clinici.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Analisi della letteratura relativa al Disturbo dello Spettro dell'Autismo secondo la prospettiva RDoC
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Informazioni tesi
Autore: | Giulio Sbravati |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia clinica: salute e interventi nella comunità |
Relatore: | Alessandro Zennaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 118 |
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