L'anomia, tra sociologia e psicologia
L’anomia nel pensiero di Robert MacIver
Il contributo di Robert M. MacIver è un esempio di come, nel decennio compreso btra 1950 e 1960, il concetto di anomia durkheimiano sia riformulato in chiave psico-individuale per tentare, almeno in parte, di donargli una dimensione svincolata da variabili spazio-temporali, pur senza tralasciare la sua natura sociologica.
Nella sua opera del 1950, The Ramparts We Guard, MacIver considera la democrazia come l’unico sistema sociale dove la libertà e la dignità di ogni uomo sono rispettate a prescindere dalla sua posizione nella stratificazione sociale e vede l’anomia come la principale minaccia al suo instaurarsi e mantenersi, definendola come «uno stato mentale in cui il senso della coesione sociale dell’individuo è spezzato o fatalmente indebolito. In questo distacco della persona anomica dagli obblighi sociali la sua personalità è danneggiata perché perde l’unità dinamica».
MacIver si discosta così dalle precedenti concezioni, considerando la condizione anomica come una perdita di lealtà verso i dogmi sociali generata non più solamente dalla società stessa ma anche e soprattutto da una deformazione dell’equilibrio psicologico individuale che semmai è aggravato dai mutamenti ambientali. Lo stesso Izzo nel commento all’autore scrive: «l’individuo diventa anomico quando è sottoposto a una serie di traumi personali, psicologici, che minano la struttura unitaria della sua personalità».
La «caduta nell’anomia», cioè «il crollo del senso di attaccamento alla società»44 è dunque una carenza di moralità politica da parte dell’individuo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
L'anomia, tra sociologia e psicologia
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Guareschi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Lino Rossi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 43 |
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