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Peter Eisenman e il Linguaggio della Forma. Verso una teoria aperta per la definizione di una nuova metodologia progettuale.

L’analisi dei sistemi formali

Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, la forma necessita di un ordinamento, per ottenere nell’architettura una certa chiarezza concettuale.
È quindi necessario per Eisenman tradurre le proprietà fondamentali della forma generica in dei veri e propri sistemi formali, in cui andremo ad identificare molte architetture di quegli anni.
Come abbiamo visto, un qualsiasi edificio specifico necessita di un antecedente generico, e più in particolare di un’organizzazione che può essere definita come sistema formale. Questo funge da base non solo per la definizione di una chiarezza architettonica, ma anche di un vocabolario fatto di norme, ovvero la sintassi, che regolano le trasformazioni, ossia la grammatica. Quest’ultima è l’applicazione delle regole della sintassi che riguardano la forma specifica. Nella sua totalità un edificio deve rapportarsi con un sistema formale; al contrario significherebbe essere stato male concepito.
Eisenman analizza i sistemi volumetrici, i sistemi di movimento, i sistemi di massa e i sistemi di superficie. Ogni sistema poi si sviluppa in delle sottocategorie, in base alla loro applicazione negli sviluppi progettuali delle singole opere architettoniche.
I sistemi formali in generale possono essere distinti in lineari e centrici, devono riferirsi ad un antecedente generico, e seguire una sintassi che si sviluppa da un ordinamento concettuale, ed un vocabolario che deriva da una base percettiva.
Il volume è il primo elemento che mettiamo a sistema e che abbiamo visto essere la prima proprietà della forma.
Il sistema volumetrico può essere inteso come continuo, statico o come una serie di piani volumetrici. Il primo di questi si definisce nelle architetture in cui la continuità volumetrica è combinata ad un sistema di piani che la definisce. Un esempio pratico in questo caso sono le case del movimento De Stijl, in particolare i progetti di Van Doesburg e Rietveld (figura 9 pagina successiva).

I sistemi volumetrici statici sono invece quelle architetture in cui ogni volume si definisce come entità individuale. Riguarda tutte quelle architetture più articolate a livello volumetrico, distanti dalle tipologie del movimento moderno. Palazzo Chiericati di Palladio ne è esempio (figura 10).
Come abbiamo visto però questi sistemi possono essere suddivisi in lineari, come il progetto di Louis Kahn per il Richards Medical Building (figura 11), e in centrici come il progetto per l’Architecture Building di Yale di Paul Rudolph (figura 12).
Proseguendo con l’analisi dei sistemi, parliamo ora dei sistemi di movimento: l’elica, la spirale e l’echelon (figura 13 pagina successiva).
L’elica può avere due accezioni diverse in base a come viene percepito il movimento nel sistema: può intendersi come il movimento di un mulino che si aziona con le correnti d’aria, o può intendersi come il movimento dato dal peso gravitazionale che agisce sulle pale stesse.
La spirale invece come l’elica riconosce un centro, ma si suddivide a sua volta in base a dove ha inizio e dove ha fine il movimento.
Eisenman distingue quindi un movimento della spirale centripeto, quando l’inizio è collocato al centro, e la fine all’esterno; oppure un movimento centrifugo, per cui l’inizio è all’esterno e la fine al centro; e infine il movimento può non avere un ordinamento specifico. Gli esempi di questi tre tipi di movimento si hanno nel progetto del Guggenheim Museum di Frank L. Wright, in quello di Le Corbusier per un impianto museale, e infine in quello della casa a Poissy dello stesso architetto (figura 14).
Infine, l’echelon consiste in un movimento lineare, direzionale continuo e regolare.
Procedendo con l’analisi dei sistemi formali, passiamo ai sistemi di superficie, che vedremo a breve sono strettamente connessi a quelli di massa.
Esistono tre tipi di ordinamento di superficie che dipendono dal rapporto che l’ordine volumetrico stabilisce con un tessuto di piani organizzati: un sistema a piani verticali, come nel caso di

Le Corbusier a Garches, a piani orizzontali come in Maison Dom-Ino, e infine come una tessitura mista, che ritroviamo nel progetto di Villa Shodhan, sempre di Le Corbusier (figura 15).
L’ultimo sistema formale che ci resta da esaminare è quello di massa, che, come abbiamo visto, si rapporta strettamente a quello di superficie. In generale i sistemi di massa sono rappresentazioni esterne di un ordine interno, per cui derivano da un solido eroso o privato di alcune sue parti, come abbiamo visto nel caso del progetto per il Caius College di Martin e Wilson (figura 8, capitolo 1), ma possono anche esprimersi come sequenze di padiglioni o solidi geometrici.
L’aspetto che però più mi preme sottolineare è la connessione tra i sistemi di superficie e i sistemi di massa, che vediamo applicati qui ora, ma poi più nello specifico, nella Casa del Fascio di Terragni. Qui la massa rappresenta una condizione interna, privata di alcune sue parti, che permettono di ottenere invece nelle superfici una condizione operata da forze esterne (figura 16).

Abbiamo quindi dimostrato il rapporto tra la sintassi e lo sviluppo di un sistema e più in particolare che questi nascono da valutazioni organizzative interne quanto esterne. Il metodo che si è voluto definire in questo paragrafo sarà valutato più nel particolare nell’applicazione alle opere di altri architetti contemporanei, tra cui Terragni, maestro di Eisenman e fonte di ispirazione per lo sviluppo del suo ciclo “Houses”, che andremo ad analizzare nel capitolo successivo.
I sistemi formali proposti fino ad ora costituiscono le basi per un nuovo metodo che Eisenman ha voluto verificare e mettere in pratica in alcune opere di Le Corbusier, Alvar Alto, F. L. Wright e Giuseppe Terragni.
Per ciascun architetto sono analizzate due opere: la metodologia generale proposta può essere applicata per ciascun caso specifico, tentando di fornire una risposta sistematica.
I casi studio a cui sono applicati i nuovi sistemi formali saranno esplicati nel paragrafo successivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Peter Eisenman e il Linguaggio della Forma. Verso una teoria aperta per la definizione di una nuova metodologia progettuale.

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Informazioni tesi

  Autore: Brenda Malatesta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2023-24
  Università: Politecnico di Milano
  Facoltà: Architettura
  Corso: Scienze dell'architettura e dell'ingegneria edile
  Relatore: Andrea Gritti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 49

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