La trasposizione cinematografica de ''Il cacciatore di aquiloni''

L’intervento americano sul suolo afghano è questione di dominio pubblico. Meno risaputo, invece, è quello che le popolazioni indigene pensano, riguardo tale intervento. Intervistato a questo proposito, Hosseini spiega come i sentimenti verso gli americani siano contrastanti.
Da una parte gli Stati Uniti sono visti come ancora di salvezza per l’Afghanistan, come potenza in grado di scongiurare il caos, l’anarchia e l’estremismo che deriverebbero da un ritiro delle truppe occidentali.
Dall’altra parte, però, c’è una disillusione dovuta all’ abbandono del Paese dopo la sconfitta del regime sovietico. In seguito, infatti, ci sono state diverse lotte di fazione che hanno distrutto Kabul. La speranza che riponeva la popolazione nel ritorno degli americani dopo l’11 settembre era un cambiamento radicale in termini di qualità della vita, di sicurezza e di possibilità economiche. Il timore è che l’interesse occidentale si sposti totalmente in Iraq, togliendo all’Afghanistan truppe e risorse. Nonostante questo, però, la maggior parte degli afghani è ottimista riguardo al rapporto tra il loro Paese e gli Usa.
Un discorso a parte è l’opinione che gli afghani hanno di quei loro conterranei che hanno abbandonato il Paese all’inizio della guerra e che sono ritornati quando la situazione si è tranquillizzata. Lo si può notare già nel romanzo, quando Amir viene trattato con circospezione e con un certo tono di disprezzo dal suo autista, che lo accusa di essere un turista nel suo stesso Paese. È la stessa situazione in cui si trova Hosseini, che racconta di come lui non abbia perso arti a causa di mine antiuomo, di come lui non ci fosse durante la guerra contro i Sovietici, durante le lotta dei mujaheddin o dei talebani.
Riguardo la speranza del popolo afghano, poi, lo scrittore spiega come la situazione sia discordante: le persone sono ottimiste sul loro futuro e su quello del Paese, e sono pronte a lasciarsi alle spalle gli orrori delle atrocità talebane e delle guerra. D’altra parte c’è anche chi ha un punto di vista più cupo, chi ritiene che non si sia fatto nessun passo in avanti e che la corruzione dilaghi.
La paura generale, comunque, come sottolinea Hosseini, è che con il passare del tempo l’attenzione pubblica si sposti su altre questioni di rilevanza mondiale, e che il suo Paese possa essere dimenticato dagli Stati Uniti.