La tutela dell'ambiente nella giurisprudenza della Corte Costituzionale
L’ambiente nella giurisprudenza della Corte Costituzionale
La giurisprudenza della Corte Costituzionale sul tema dell’ambiente ha subìto una lunga evoluzione nel corso degli anni.
Nei vent’anni precedenti la riforma del Titolo V, il Giudice delle leggi ha attribuito uno spazio sempre più ampio alle tematiche ambientali, individuandone il fondamento nell’urbanistica, articolo 117 Cost. o anche nel concetto di paesaggio, articolo 9 Cost. o in quello della salute, art. 32 Cost. o dell’iniziativa privata, art. 42 Cost.
Attraverso le pronunce della giurisprudenza costituzionale il concetto stesso di urbanistica è passato dall’essere considerato una mera pianificazione delle abitazioni ad essere una programmazione complessiva dell’intero territorio29.
La Corte, facendo riferimento ad alcuni articoli del DPR n. 616/77, ha interpretato, in un modo del tutto nuovo, l’articolo 117 Cost. affermando che nelle materie in cui la Regione esercita una funzione amministrativa, deve esserci, in corrispondenza, anche una funzione legislativa, alla luce del principio di leale collaborazione.
Quindi in tutte le tematiche ambientali, che il DPR n. 616 delegava alle Regioni, dovevano essere considerate legittime anche le normative regionali.
Inoltre, attraverso una serie di sentenze pronunciate verso la metà degli anni ’80, la Corte conferiva organicità all’articolo 82 del DPR 616/77 seguendo le modifiche introdotte dalla Legge Galasso30 e all’interno della materia urbanistica venivano inclusi anche il paesaggio e l’ambiente.
Ancora, il Giudice delle leggi è intervenuto riguardo le competenze regionali sulla tutela dell’ambiente dall’inquinamento e, nonostante le incertezze del testo legislativo, ha saputo dare un’interpretazione organica sempre nel pieno rispetto del principio di leale cooperazione31.
Quindi, prima ancora della riforma del Titolo V della Cost., la Corte Costituzionale aveva conferito allo Stato una competenza legislativa generale in materia ambientale, per avere una disciplina uniforme, ma nel contempo, aveva riconosciuto anche una competenza concorrente delle Regioni nelle materie connesse all’ambiente.
Esse avrebbero così agito nel pieno rispetto della disciplina legislativa statale ma potendo attuare in melius delle discipline differenziate caso per caso, in base agli interessi specifici coinvolti.
La Corte ha attuato un bilanciamento tra l’interesse ad avere uniformità legislativa da un alto, e l’esigenza di differenziazione dall’altro, secondo la logica del principio di leale collaborazione.
Sebbene nel vecchio articolo 117 Cost. non vi fosse riferimento alla materia ambientale, la Corte aveva già riconosciuto che allo Stato spettassero tutte le materie che necessitavano di una disciplina uniforme su tutto il territorio nazionale, mentre le Regioni si sarebbero occupate della cura di interessi specifici connessi all’ambiente.
Successivamente è poi intervenuto il legislatore, dapprima con le leggi Bassanini, n. 59/1997 e il decreto legislativo n. 112/1998 e le funzioni amministrative dallo Stato sono state conferite alle Regioni nella difesa del suolo, tutela dell’ambiente e della salute32.
Con la riforma costituzionale dell’articolo 117 il legislatore ha rimesso alla potestà legislativa esclusiva dello Stato la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, mentre nella potestà concorrente regionale rientrava la valorizzazione dei beni culturali, ambientali e la promozione e organizzazione delle attività culturali33.
La modifica della norma costituzionale e la successiva suddivisione, nella stessa materia ambientale, della potestà esclusiva dello Stato e della potestà concorrente della Regione, ha messo in discussione tutto l’iter che il giudice delle leggi aveva compiuto in precedenza, in oltre vent’anni di sentenze, dove l’ambiente era tutelato non come materia ma come un interesse trasversale e necessitava, quindi, della leale collaborazione tra Stato e Regioni.
Questo nuovo quadro normativo, che emergeva dalle modifiche della Carta costituzionale, è stato fortemente criticato dalla dottrina che, pur apprezzando l’inserimento dell’ambiente nella tutela costituzionale, ha comunque criticato la scelta di suddividere le competenze, scelta sicuramente accentratrice e in netto contrasto con il percorso tracciato fin qui dalla Corte.
A confermare l’indirizzo della Consulta, anche la dottrina ha riconosciuto che l’ambiente, tutelato in via esclusiva dalla potestà legislativa statale, non va considerato come una materia, quanto piuttosto come un interesse trasversale, di rilevanza costituzionale e, in quanto tale, rientra anche nella competenza regionale.
29 C. Cost. sent. 141 del 1972; C. cost. sent. N. 239 del 1982
30 Articolo 1 bis Legge n. 431 del 1985.
31 C. Cost. sent. N. 101 del 1989 sull’inquinamento atmosferico; sent. N. 225 del 1983 e 168 del 1993 sull’inquinamento idrico; sent. N. 14 del 1991 e 306 del 1992 sui rifiuti.
32 Art. 1, comma 4, lett. C) Legge n. 59 del 1997.
33 Art. 117 cost. comma 2, lett. s
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La tutela dell'ambiente nella giurisprudenza della Corte Costituzionale
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Bosco |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Domenico Amirante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 57 |
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