Il processo d'integrazione europea dell'Albania
L’Albania ed il PSA
Il processo di Stabilizzazione e Associazione
Lo scoppio della guerra in Kosovo, nel febbraio 1998, mostrò come la politica figlia di Dayton, di assicurarsi la stabilità balcanica tramite uomini di potere “forti” e pratiche illiberali, fosse fallimentare e controproducente. L’UE aveva già mosso i primi passi per proporre una politica diversa, ma essendo rimasta ancora in disparte la sua influenza si dimostrò debole. Solo con la fine della guerra in Kosovo, l’UE decise di caricarsi responsabilità maggiori verso l’Europa sudorientale, prendendo lentamente il ruolo di guida, assunto fino ad allora dagli USA. Cogliendo gli aspetti positivi, ed innovativi, del processo di Royaumont e dell’Approccio Regionale, l’UE stabilì una nuova formula d’integrazione per i Balcani occidentali, conosciuta come il “Processo di Stabilizzazione e Associazione (PSA)”. Come suggerisce il nome stesso, tale procedimento fu progettato per far della stabilità regionale un prerequisito della stipulazione degli accordi associativi, rendendo il tutto una politica decisamente di lungo periodo.
Accanto alle principali caratteristiche già introdotte durante gli anni precedenti, la nuova strategia conobbe delle importanti peculiarità. Tra cui, la previsione di aiuti finanziari di supporto, la previsione di aderire all’UE, ed un nuovo strumento associativo, che prese il posto degli “Europe Agreements”, l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione (ASA). L’ASA è la chiave di volta di tutto il processo, in quanto agli Stati balcanici non venivano più offerti semplici accordi di cooperazione, come quello siglato dall’Albania nel 1992, ma la concreta opportunità di trovarsi in un’anti-camera dell’adesione all’UE.
Il PSA fu disegnato con una tabella di marcia così strutturata:
1) Un’iniziale fase preparatoria avrebbe disposto il terreno alla stipulazione dell’ASA. Ogni singolo Paese avrebbe implementato le riforme necessarie, e adottato le politiche richieste. Le richieste principali, a livello regionale, avrebbero rimarcato le conclusioni del Patto di Stabilità, e sarebbero state:
o Apertura graduale dei propri mercati, e integrazione intra regionale;
o Cooperazione transfrontaliera nel campo della giustizia e degli affari interni. Tale punto rileva importanza ancora maggiore se visto nell’ottica dello Spazio di libertà, giustizia e sicurezza dell’UE.
2) Una volta che il Paese avesse raggiunto i criteri prefissati in precedenza, e si fosse impegnato nella trasposizione dell’acquis, avrebbero avuto inizio i negoziati per la stipulazione dell’ASA. Prima di ciò, la Commissione avrebbe svolto un feasibility study (studio di fattibilità) sull’apertura dei negoziati, che avrebbe aiutato il Consiglio a decidere se invitare il Paese al tavolo dei negoziati.
3) I negoziati con la Commissione porteranno alla stipulazione dell’ASA, che per entrare in vigore andrà ratificato del Parlamento Europeo, del Paese contraente, e di tutti i membri dell’UE. Dopo l’implementazione dell’ASA, segue il raggiungimento dello status associativo e di Paese candidato, raggiunti i criteri di adesione, quindi effettuate le necessarie riforme, il processo svolge alle fasi finali:
▪ Applicazione per l’adesione all’Unione Europea;
▪ Inizio dei negoziati per i 35 capitoli in cui è suddiviso l’acquis;
▪ Stipulazione del Trattato di adesione;
▪ Entrata in vigore di tale Trattato e seguente adesione all’UE.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il processo d'integrazione europea dell'Albania
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Informazioni tesi
Autore: | Fjordi Fero |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Facoltà di scienze Politiche, Economiche e Sociali |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Piero Graglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 62 |
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