Il Servizio Sociale nell'area dell'esecuzione penale esterna. Le misure alternative alla detenzione.
L’affidamento in prova al servizio sociale
“Il fiore all’occhiello della riforma penitenziaria…” (Bricola 1976, 373) resta ancora oggi l’affidamento in prova al servizio sociale del condannato, per un periodo uguale a quello della pena da scontare.
È quindi consentito al soggetto di espiare la pena detentiva inflitta dal giudice di cognizione, o comunque quella residua, in regime di libertà, fuori dall’Istituto di pena, impegnandolo in attività socialmente utili e sottoponendolo alla sorveglianza del servizio, che ha l’incarico di riferire al Magistrato competente circa il suo comportamento (cfr. D’Onofrio M., Sartori., M., 2004).
Il provvedimento applicativo dell’affidamento fa venir meno da un lato ogni rapporto del condannato con l’istituzione carceraria, dall’altra comporta l’instaurazione di una relazione di tipo collaborativo con il servizio sociale che, tramite il suo personale, deve aiutarlo a superare le difficoltà di adattamento alla vita sociale e controllarne la condotta, al fine di assicurare definitivamente la sua rieducazione ed impedire la commissione di nuovi reati (cfr. Catalani G., 2002).
“Essendo ispirato al duplice intento di sottrarre alla detenzione taluni soggetti, reputati non pericolosi e, di favorire il loro reinserimento sociale attraverso il supporto e la supervisione di appositi servizi, l’istituto dell’affidamento in prova è quello che più si avvicina alla probation15penitenziaria” (Ponti G., 1999, 594).
Con l’articolo 11 della “legge Gozzini”, viene modificato l’intero testo dell’art. 47 ord. pen., con i seguenti riscontri: viene fissato a tre anni il limite unico e massimo di pena per la concessione della misura a tutti i condannati, che prima era di due anni e sei mesi; viene eliminato il 2° comma del medesimo articolo, che prevedeva le cause di esclusione per l’ammissione alla misura e pertanto non si considera più preclusiva alla concessione dell’affidamento la circostanza che alla pena dovesse seguire una misura di sicurezza detentiva; si prevede la concessione della misura anche per i reati di rapina, rapina aggravata, estorsione, estorsione aggravata, sequestro di persona a scopo di rapina o estorsione, associazione di tipo mafioso; si riduce da tra mesi ad uno il periodo di osservazione in Istituto, e viene concessa la misura senza procedere all’osservazione in Istituto quando il condannato, dopo un periodo di custodia cautelare, abbia goduto di un tempo di libertà, durante il quale ha tenuto un comportamento tale da consentire il giudizio positivo, inoltre, non si prevede in caso di soggetti tossicodipendenti ed alcool dipendenti (casi particolari di affidamento in prova), al fine di non interrompere il trattamento intrapreso (cfr. www.agesol.it).
La successiva legge “Simeone – Saraceni” ha abrogato l’istituto dell’affidamento in prova in casi particolari, che è ora disciplinato dal Testo Unico delle leggi sugli stupefacenti agli artt. 94 e 116, comma 6, lettera c) del d.P.R n° 309/90, ha poi ampliato il campo di applicazione della misura, a tal punto da eliminare la necessità della preventiva osservazione del condannato in istituto e ha cancellato il 3° comma dell’art 47, che disciplinava la sospensione dell’esecuzione non ancora iniziata, su istanza del condannato libero, previsione resa superflua dalla riforma dell’art. 656 c.p.p, che attribuisce al Magistrato di Sorveglianza il potere di sospendere l’esecuzione della pena, quando l’istanza di affidamento in prova al servizio sociale viene proposta ad espiazione della pena inoltrata (cfr Giacomelli F., 2006 in www.altrodiritto.unifi.it).
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Il Servizio Sociale nell'area dell'esecuzione penale esterna. Le misure alternative alla detenzione.
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Informazioni tesi
Autore: | Noemi Scacciatelli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze Sociali |
Corso: | Scienze del servizio sociale |
Relatore: | Domenica Gristina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 104 |
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